Cos’è l’azotemia, in cosa consiste e cosa indica? Approfondiamo insieme. Intro.
L’azotemia alta è una condizione di salute molto comune tra gli anziani e le persone che si trovano in ospedale. Questa condizione si verifica quando i reni sono stati danneggiati da lesioni, malattie o farmaci e non sono in grado di eliminare una quantità sufficiente di rifiuti di azoto nel corpo.
Quindi, se, dopo essersi sottoposti ad analisi del sangue di routine ed è emersa una azotemia alta, ci sono alcune cose che è importante sapere a riguardo.
Sia ben chiaro, la prima cosa da fare subito dopo aver eseguito gli esami prescritti è sempre sottoporre i risultati delle analisi al proprio medico curante, ma informarsi e acquisire un minimo di consapevolezza è sempre preferibile.
Vediamo insieme cos’è l’azotemia, in cosa consiste, e cosa indica un livello di azotemia elevato.
Indice dei Contenuti
Cos’è l’azotemia
Come suggerisce il nome, l’azotemia si riferisce ai livelli di azoto presenti nel sangue, più precisamente di azoto non proteico, un prodotto di scarto del metabolismo delle proteine, di cui il nostro corpo deve liberarsi.
Nello specifico, l’azotemia indica principalmente il contenuto nel sangue di una sostanza, chiamata urea, presente in maggiore concentrazione rispetto ad altre sostanze azotate. Si parla, infatti, anche di azoto ureico o BUN (Blood Urea Nitrogen).
L’urea viene prodotta principalmente dal fegato quando elementi come carbonio, idrogeno e ossigeno si combinano con l’azoto, e successivamente viene eliminata dai reni tramite le urine. Ecco perché il controllo dell’azotemia può avvenire tramite prelievo ematico e/o campione di urine.
Per approfondire, invitiamo a leggere la nostra guida pratica all’esame delle urine.
Cosa indica l’azotemia alta
Abbiamo visto che il compito di espellere l’azoto non proteico dal nostro sangue è assegnato – all’interno di quella meravigliosa macchina che è il corpo umano – ai reni.
Un livello elevato di azotemia nel sangue (iperazotemia) potrebbe indicare, quindi, un malfunzionamento dei reni, che non riescono a favorire lo smaltimento dell’azoto non proteico.
Maggiore è l’azotemia nel sangue, minore è la funzionalità dei reni.
Non a caso si prescrive il controllo dell’azotemia nei pazienti affetti da insufficienza renale o in dialisi. In questi casi, si associa anche l’analisi della creatinina, una sostanza chimica di scarto, frutto dei processi di produzione di energia nei muscoli, prodotta da fegato, reni e pancreas.
La presenza di questo composto nel sangue è normale, ma una sua concentrazione elevata o scarsa può indicare un malfunzionamento dei reni.
Per approfondire, invitiamo a leggere i seguenti articoli:
Bisogna specificare, però, che l’azotemia alta nel sangue può dipendere anche da una dieta troppo ricca di proteine, e non necessariamente da problemi renali. Per questa ragione, è fondamentale confrontarsi con il proprio medico per indagare le cause dell’innalzamento dei livelli di azoto non proteico nel sangue.
Azotemia: pre-renale, intra-renale, post-renale
L’azotemia si divide in tre tipologie, ovvero l’azotemia pre-renale, intra-renale e post-renale.
Vediamo in cosa differiscono.
1. Azotemia pre-renale
L’azotemia pre-renale si verifica quando il fluido non scorre abbastanza attraverso i reni, causando concentrazioni elevate di creatinina sierica e urea.
Esistono diverse condizioni e malattie che possono portare a un rallentamento del flusso sanguigno, come le seguenti:
- perdita di sangue;
- infarto o malattie cardiache;
- insufficienza epatica;
- grave disidratazione;
- infezione;
- uso di alcuni farmaci come l’aspirina o l’ibuprofene;
- gravi ustioni.
Questo tipo di azotemia è il più comune, e di solito può essere corretto.
2. Intra-renale
L’azotemia intra-renale si verifica a causa di malfunzionamento o danneggiamento dei reni, tale da compromettere la loro capacità di smaltire l’azoto non proteico.
Può presentarsi in seguito a:
- infezione;
- sepsi;
- malattia;
- consumo di determinate tipologie di farmaci;
- trattamenti farmacologici, come ad esempio la chemioterapia.
3. Post-renale
L’azotemia post-renale, infine, si verifica a causa di una ostruzione del tratto urinario.
Ciò potrebbe essere dovuto a malattie e condizioni, tra cui:
- infezioni del tratto urinario;
- calcoli renali;
- alcune forme di cancro, come il cancro alla vescica, il cancro alla cervice uterina e il cancro alla prostata.
Quali sono i sintomi principali della iperazotemia
L’azotemia è un valore inserito, di solito, all’interno di normali controlli di routine, per avere un quadro più completo della situazione del paziente.
In alcuni casi, però, come accennato prima, è necessario o consigliato analizzare l’azotemia nel sangue in caso di insufficienza renale o epatica già diagnostica o in presenza di alcuni sintomi.
Quali sono questi sintomi? Li elenca l’Istituto Superiore di Sanità sul proprio sito web.
Li riportiamo di seguito:
- stimolo frequente a urinare;
- necessità di bere spesso;
- anomalie nell’urina (ad esempio urina di colore più scuro, con sangue o schiumosa);
- dolore alle articolazioni;
- dolore alle ossa;
- mal di schiena;
- frequenti crampi muscolari;
- sensazione di gambe affaticate;
- stanchezza e spossatezza;
- problemi durante il sonno (fatica ad addormentarsi o a riprendere il sonno, risvegli notturni, sonnolenza durante il giorno);
- pressione alta (ipertensione arteriosa);
- diminuzione o scomparsa dell’appetito;
- gonfiore (localizzato soprattutto alle estremità, come mani e piedi);
- prurito immotivato.
Se si avvertono alcuni di questi sintomi, è fondamentale parlarne con il proprio medico, che saprà indicare il da farsi.
Complicanze dell’azotemia alta
L’innalzamento dei livelli di azotemia può portare all’uremia, ovvero all’accumulo di urea nel sangue, con possibili complicanze, anche gravi, tra cui le seguenti:
- prurito;
- nausea;
- vomito;
- danni al cervello;
- debolezza o intorpidimento delle mani e dei piedi.
Inoltre, una iperazotemia prolungata può compromettere ulteriormente il funzionamento dei reni, causando o peggiorando una condizione di insufficienza renale. Quest’ultima può avere esiti molto gravi, come:
- accumulo di liquidi nei polmoni, con conseguente mancanza di respiro;
- dolore toracico, che si verifica se il rivestimento che ricopre il cuore si infiamma;
- debolezza muscolare, dovuta ad un mancato equilibrio tra i fluidi e gli elettroliti presenti nel corpo;
- danno renale permanente, che richiede un trapianto di rene o una dialisi a vita;
- morte.
Se dagli esami svolti risulta una condizione di azotemia alta, si consiglia di rivolgersi subito al proprio medico per individuare il percorso terapeutico da seguire.
Quali sono i valori normali dell’azotemia?
Quando si può parlare di iperazotemia? I valori di azoto nel sangue possono variare molto a seconda dell’età e del sesso, ma come riportato sul sito ISSalute, nelle persone adulte i valori normali di azotemia sono compresi tra 22 e 46 milligrammi per decilitro (mg/dl).
Detto questo, alcuni laboratori potrebbero riportare i livelli di azoto ureico, contrassegnati con la sigla BUN. In tal caso, i valori di riferimento sono i seguenti:
- Bambini da 1 a 17 anni: da 7 a 20 mg/dL
- Adulti maschi: tra gli 8 e i 24 mg/dL
- Adulti femmine: tra i 6 e i 21 mg/dL
Si consiglia di attenersi a quanto riportato sul referto elaborato dal laboratorio e di chiedere maggiori delucidazioni al proprio medico in caso di dubbio.
Cosa fare in caso di livelli di azoto elevati?
Il trattamento in caso di azotemia alta dipende dalla sua tipologia, dalle cause e dalla gravità della condizione.
Dopo aver eseguito i test e diagnosticato l’iperazotemia, il medico può valutare diverse opzioni terapeutiche, tra cui le più comuni sono le seguenti:
- somministrazione di fluidi per via endovenosa per trattare la disidratazione;
- somministrazione di farmaci, inclusi diuretici, farmaci adrenergici (che hanno un effetto simile all’epinefrina), corticosteroidi ed espansori del volume plasmatico ( che aiutano a sostituire il plasma sanguigno in caso di emorragia);
- introduzione di stent ureterali per consentire alla pipì di fluire dai reni alla vescica;
- dialisi, per rimuovere i prodotti di scarto dal sangue.
Sarà il medico a stabilire come procedere, comunicando la propria decisione al paziente e illustrando pro e contro di ogni procedura.