In caso di insufficienza renale molto grave, è necessario sottoporsi alla dialisi (in attesa di un possibile trapianto). Ma cos’è la dialisi, a cosa serve e come si esegue? Scopriamolo insieme. Intro.
Le persone affette da patologie nefrologiche, che interessano quindi i reni, vanno incontro a disagi anche molto gravi, rendendo in alcuni casi indispensabile il ricorso alla dialisi.
Una compromissione delle funzioni renali produce effetti nefasti su tutto l’organismo, perché i reni non riescono più a compiere un’azione fondamentale per la nostra sopravvivenza, ovvero la rimozione delle tossine e i liquidi dal sangue e dal nostro corpo.
Attraverso la dialisi è possibile effettuare questo processo, evitando danni irreversibili.
Ma cos’è la dialisi, e come funziona?
Scopriamolo insieme.
Indice dei Contenuti
Cos’è la dialisi
La dialisi è una tecnica terapeutica che interessa i reni, necessaria quando questi ultimi sono danneggiati da una malattia o da lesioni di varia natura, che ne impediscono il corretto funzionamento.
Come accennato prima, i reni svolgono un ruolo centrale per il nostro organismo, in quanto consentono di pulire il sangue eliminando le tossine, che espelliamo attraverso le urine.
Se, in caso di insufficienza renale, acuta o cronica, i reni non riescono più a depurare il sangue, è necessario ricorrere a una terapia che possa subentrare e svolgere quelle mansioni al loro posto.
Questa terapia è la dialisi, prescritta solitamente quando le funzioni renali sono compromesse quasi interamente, circa dell’85-90%.
Introdotta negli anni ‘40, la dialisi è divenuta una terapia standard nel trattamento dell’insufficienza renale acuta e cronica negli ultimi due decenni, salvando la vita di centinaia di migliaia di persone.
Purtroppo, quando la situazione del paziente è così grave da rendere necessaria la dialisi vuol dire che l’insufficienza ormai non è più guaribile, non senza un trapianto di reni.
Questo significa che il soggetto dovrà sottoporsi a trattamenti di dialisi per tutta la vita.
Può farlo presso una struttura ospedaliera, una clinica specializzata o a domicilio.
A cosa serve la dialisi
Abbiamo già spiegato che la dialisi è una terapia che consente di sostituire l’azione dei reni ormai danneggiati, ma a cosa serve nello specifico?
Semplificando, potremmo dire che la dialisi consente di:
- rimuovere tossine, sale e acqua in eccesso, per evitare che si accumulino nel corpo;
- mantenere un livello adeguato di alcune sostanze chimiche presenti nel sangue, come il potassio, il sodio e il bicarbonato;
- controllare la pressione sanguigna.
Grazie alla dialisi il paziente può vivere per diversi anni, soprattutto se la patologia viene trattata in modo tempestivo.
Esistono due tipologie di dialisi: dialisi peritoneale ed emodialisi.
Approfondiamo insieme queste due tecniche.
Come funziona la dialisi peritoneale
La dialisi peritoneale prevede la pulizia del sangue all’interno del corpo del paziente. Per effettuare una dialisi peritoneale è necessario che il medico effettui un piccolo intervento chirurgico che gli consentirà di posizionare il catetere nell’addome, nello specifico nella cavità peritoneale (da qui il nome).
Durante il trattamento, viene inserito, attraverso il catetere precedente posizionato dal medico, una quantità di dialisato, una soluzione elettrolitica bilanciata necessaria per scambiare soluti con il sangue durante la dialisi.
In questo modo, il sangue rimane nelle arterie e nelle vene che rivestono la cavità peritoneale, mentre i liquidi in eccesso e le tossine vengono estratti dal sangue finendo nel fluido di dialisi.
La dialisi peritoneale può essere eseguita in ospedale o a domicilio, fornendo ai caregiver la strumentazione e una formazione adeguata.
I macchinari moderni sono di dimensioni modeste, e sono facilmente trasportabili, consentendo al paziente di viaggiare in modo più agevole rispetto al passato.
Di solito si tende a effettuare il trattamento a casa del paziente, durante il riposo notturno, in modo da garantire un po’ di libertà durante il giorno per la scuola, il lavoro e il tempo libero.
Purtroppo, va eseguito ogni giorno, e il catetere resta attaccato all’addome del paziente.
La presenza del catetere peritoneale crea alcune limitazioni e disagi, soprattutto per ciò che concerne le attività sportive, il nuoto, senza sottovalutare l’impatto psicologico che questo comporta.
Inoltre, è necessario fare molta attenzione a pulire in modo corretto il catetere, onde evitare infezioni e il rischio, potenziale, di una peritonite.
Come funziona l’emodialisi
Con l’emodialisi si utilizza un rene artificiale – chiamato dializzatore – che consente di rimuovere le tossine, le sostanze chimiche e i liquidi in eccesso dal sangue.
Quindi, il sangue del paziente viene prelevato, inserito all’interno di questo rene artificiale, e rimesso nell’organismo una volta filtrato e pulito.
Per fare questo, il medico deve effettuare un accesso ai vasi sanguigni, attraverso un piccolo intervento chirurgico al braccio o alla gamba.
A volte, un accesso avviene collegando un’arteria a una vena sotto la pelle per formare un vaso sanguigno più grande chiamato fistola.
Tuttavia, se i vasi sanguigni non sono adeguati per una fistola, il medico può utilizzare un tubo di plastica morbida per unire un’arteria e una vena sotto la pelle. In questo caso si parla di innesto.
Occasionalmente, un accesso avviene per mezzo di uno stretto tubo di plastica, chiamato catetere, che viene inserito in una grande vena del collo. Questo tipo di accesso può essere temporaneo, ma a volte viene utilizzato per un trattamento a lungo termine.
In media il trattamento di emodialisi dura circa 4 ore e va ripetuto 3 volte a settimana.
L’emodialisi è l’approccio più diffuso, perché consente al paziente di programmare le sedute ed essere libero nel tempo rimanente.
Inoltre, non deve convivere con il catetere peritoneale sempre attaccato.
Anche in questo caso è possibile effettuare il trattamento a casa, seguendo sempre un programma ferreo per quanto riguarda la quantità e la durata di ogni sessione.
Conclusioni
La scelta di sottoporsi a dialisi peritoneale o a emodialisi è a discrezione del medico curante e del nefrologo, che analizzano le condizioni del paziente e valutano quale delle due soluzioni si adatti meglio.
In entrambi i casi, comunque, è importante che il paziente si impegni a seguire una serie di regole di prevenzione fondamentali, che riguardano in particolare l’alimentazione e lo stile di vita. A tal proposito, invitiamo a consultare il nostro articolo su cosa mangiare in dialisi.
Compatibilmente con le condizioni di salute, infatti, si consiglia di seguire una dieta specifica e di evitare una vita sedentaria, facendo attività fisica.
Vivere una vita in dialisi non è affatto semplice, i contraccolpi psicologici possono essere anche molto complessi, ecco perché è importante un sostegno da parte dei familiari e di personale medico specializzato e strutture dedicate, in grado di affiancare il paziente e aiutarlo ad affrontare una situazione già di per sé precaria.