
La prevenzione contro il tumore del colon retto è di fondamentale importanza, e può davvero fare la differenza. Approfondiamo insieme. Intro.
Leggendo il rapporto “I numeri del Cancro 2019” si apprende che il tumore del colon retto è il terzo per incidenza nella popolazione maschile, con il 14%, preceduto solo dal tumore della prostata (19%) e al polmone (15%).
Per fortuna, tutte e tre queste forme tumorali negli uomini risultano in calo, in particolare quello del colon retto, grazie agli effetti dello screening oncologico.
Anche se l’incidenza è maggiore nella popolazione maschile, il tumore al colon retto colpisce molto anche le donne (il secondo per incidenza), rendendolo il più diffuso in Italia, con quasi 50.000 nuovi casi ogni anno.
Indice dei Contenuti
Perché lo screening per il tumore del colon retto è così efficace
Il tumore al colon retto ha uno sviluppo abbastanza lungo nel tempo; in effetti, molto spesso è la conseguenza della evoluzione di lesioni benigne della mucosa dell’intestino – ad esempio i polipi – che si trasformano in formazioni tumorali maligne.
Però, questa evoluzione richiede, in media, un periodo lungo anni – circa 7-11 anni secondo il Ministero della Salute – questo vuol dire che una adeguata prevenzione può davvero fare la differenza.
Inoltre, i polipi sono facili da individuare e producono un effetto collaterale, ovvero tracce di sangue nelle feci.
Infine, è importante ricordare che il processo metastatico del tumore del colon retto può impiegare anche decenni, quindi intervenendo in modo precoce si può affrontare prima che sia troppo tardi.
Vediamo insieme quali sono i test di screening dedicati al tumore del colon retto.
Screening per il tumore del colon retto a carico del SSN
Il SSN offre due test di screening per il tumore del colon retto ai cittadini italiani:
- la ricerca di sangue occulto nelle feci;
- la rettosigmoidoscopia.
La colonscopia – uno degli esami più invisi dagli italiani – non viene eseguita in una fase di screening iniziale, ma solo successivamente, laddove si riscontri sangue nelle feci.
Vediamo nel dettaglio questi due test.
Ricerca di sangue occulto nelle feci
Come accennato prima, la presenza di polipi o di altre infezioni della mucosa intestinale possono divenire evidenti grazie alla presenza di sangue nelle feci.
Quella è una spia di un possibile tumore in divenire, che va trattato il prima possibile, ma potrebbero anche dipendere da problematiche diverse e di più facile risoluzione, come le emorroidi ad esempio.
Per questo motivo, il primo esame di screening per il tumore del colon retto a cui sottoporre i soggetti a rischio è proprio la ricerca di sangue occulto nelle feci, ed è davvero molto semplice.
Il soggetto non deve fare altro che raccogliere un piccolo campione di feci da analizzare, per individuare eventuali tracce di sangue non visibili ad occhio nudo.
Questo test viene eseguito ogni due anni ed è rivolto a persone di età compresa tra i 50 e i 69.
Secondo le stime della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro – con la quale abbiamo instaurato una partnership che ci rende molto orgogliosi – in media 5 soggetti su 100 testati risultano positivi all’esame delle feci.
In caso di positività è fondamentale effettuare degli esami di approfondimento, in particolare la colonscopia.
Rettosigmoidoscopia o rettoscopia
Il secondo test di screening per il tumore del colon retto diffuso in Italia, seppur in misura minore, è la rettosigmoidoscopia, più comunemente denominata rettoscopia.
Si tratta di un esame invasivo, ma meno invasivo della colonscopia, che consente di esplorare solo la parte finale dell’intestino, quindi sigma e retto, dove si sviluppa il 70% dei tumori del colon retto.
Perché, in alcuni casi, è preferibile eseguire questo test rispetto alla raccolta delle feci?
Perché l’efficacia diagnostica è nettamente superiore, in quanto tramite la rettoscopia è possibile non solo individuare eventuali tracce di sangue occulto, ma anche di rimuovere un eventuale polipo nella stessa seduta.
Questo esame di screening è destinato a soggetti di età compresa tra i 58 e i 60 anni e viene eseguito una sola volta. Se risulta negativo, non si deve più ripetere.
Il limite di questo test consiste nel non poter analizzare la parte alta dell’intestino, comunque interessata da possibili polipi e formazioni tumorali.