In cosa consiste l’analisi del PSA, quando è consigliata effettuarla, e a cosa serve? Scopriamolo insieme. Intro.
Il tumore alla prostata è una delle neoplasie più diffuse nella popolazione maschile, pari a circa il 20% del totale delle diagnosi di cancro negli uomini over 50.
Per questo motivo, in presenza di sintomi o di familiari con una storia di cancro alla prostata, si procede a un primo step, che consiste nell’analisi del PSA.
Il controllo dei livelli di PSA rientra nelle pratiche di prevenzione contro il tumore alla prostata, anche se, dopo molti anni di studi effettuati, la comunità scientifica e medica non è sicura della sua utilità.
Come racconta in questo video l’oncologo dell’AIRC Francesco Perrone, infatti, l’esame del PSA non ha nessun effetto nella riduzione della mortalità per tumore alla prostata.
Ma cos’è il PSA? Scopriamolo insieme.
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Cos’è il PSA
L’acronimo PSA sta per antigene prostatico specifico (la sigla deriva dall’inglese Prostate Specific Antigen), una proteina presente nel sangue in ridotte quantità, normalmente prodotta dalle cellule della prostata.
Ne consegue che l’analisi del PSA è finalizzata al controllo dei livelli di questa proteina nel sangue, in quanto un valore in eccesso potrebbe indicare la presenza di:
- infiammazione della prostata;
- ipertrofia prostatica benigna;
- tumore alla prostata.
Limiti e utilità dell’analisi del PSA
Come ha spiegato il dottor Perrone nel video riportato in precedenza, il fatto che i valori di questa proteina si alterino sia in presenza di un problema blando e di rapidissima soluzione sia in caso di formazione tumorale, rende l’analisi del PSA poco attendibile nella diagnosi di tumore alla prostata.
Detto questo, è anche vero che 9 volte su 10 la diagnosi di tumore alla prostata parte proprio sul dosaggio del PSA.
Se i livelli di PSA sono anomali, allora si procede ad altri accertamenti più complessi, come la risonanza magnetica multiparametrica.
Se questo esame non dovesse essere chiaro, allora si procede a effettuare un piccolo prelievo di tessuto, quindi una biopsia, realizzato in day hospital e minimamente invasivo.
Come si svolge l’analisi del PSA
L’analisi del PSA viene eseguita tramite un semplice prelievo di sangue, come avviene per altri valori ematici, ad esempio il PT e il PTT o l’azotemia.
Si tratta, quindi, di un esame per niente invasivo, da svolgere anche non a digiuno.
Le uniche indicazioni da seguire sono le seguenti:
- non effettuare il prelievo in presenza di un’infezione urinaria;
- non svolgere intensa attività fisica o sessuale nelle 48 ore che precedono l’esame;
- verificare con il proprio medico la sospensione o meno di specifici farmaci in corso di assunzione.
L’esame viene svolto nel normale tempo richiesto per un prelievo, non produce effetti collaterali e non necessita della presenza di un accompagnatore.
Quando effettuare l’analisi del PSA
Com’è facile intuire, l’analisi del PSA interessa solo la popolazione maschile, essendo la prostata presente solo negli uomini e non nelle donne.
Prima dei 40 anni, e dopo i 70, in assenza di sintomi o di familiarità, non è necessario svolgere questo esame, a differenza di quello che accade con altri valori, che è invece consigliato controllare periodicamente.
La fetta di popolazione più esposta al rischio di tumore alla prostata, e quindi interessata da questo tipo di esame, comprende gli uomini di età compresa tra i 50 e i 70 anni e i soggetti di età superiore ai 40 in caso di familiarità, ai quali si prescrive anche in assenza di sintomi.
Con il passare degli anni, infatti, la prostata inizia a ingrossarsi, producendo un naturale aumento del PSA nel sangue, che non indica necessariamente la presenza di un tumore.
In ogni caso, è bene rivolgersi al proprio medico che saprà suggerire come procedere.