Si tende spesso ad associare i trigliceridi a malattie cardiovascolari e croniche, ignorando la loro reale natura e funzione. Approfondiamo insieme. Intro.
I trigliceridi sono un tipo di grasso essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo, poiché rappresentano una riserva energetica fondamentale. Sebbene spesso associati a problematiche di salute, come le malattie cardiovascolari, non vanno demonizzati: come spiegheremo più nel dettaglio, infatti, essi svolgono ruoli vitali, come l’isolamento termico e la protezione degli organi interni.
Tuttavia, quando i livelli di trigliceridi nel sangue diventano eccessivamente alti, possono emergere rischi per la salute, come aterosclerosi e altre complicazioni metaboliche.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa sono i trigliceridi, come si differenziano in base alla loro composizione, cosa significa la loro presenza nel sangue e quali sono le cause principali dell’ipertrigliceridemia.
Vedremo anche come un corretto stile di vita, che comprende una dieta equilibrata e un’adeguata attività fisica, possa contribuire a prevenire queste problematiche.
Indice dei Contenuti
Cosa sono i trigliceridi
Stando alla definizione fornita dal dizionario medico, i trigliceridi sono
“Molecole complesse composte da tre acidi grassi legati a una molecola di glicerolo, la cui formazione è strettamente legata al metabolismo dei carboidrati immagazzinati nel tessuto adiposo”
Cosa vuol dire? Semplificando, i trigliceridi sono un tipo di grasso presente nel sangue, prodotto dal fegato e introdotto attraverso l’alimentazione. Devono il loro nome dal fatto di essere costituiti da una molecola di glicerolo legata a tre acidi grassi.
Nel nostro organismo svolgono un ruolo essenziale come riserva energetica: quando consumiamo più calorie di quelle necessarie, queste vengono trasformate in trigliceridi e immagazzinate nelle cellule adipose (ecco perché mettiamo su la “pancetta”). Quando il corpo ha bisogno di energia tra un pasto e l’altro, vengono rilasciati nel sangue per essere utilizzati.
Tuttavia, livelli elevati di trigliceridi possono rappresentare un rischio per la salute cardiovascolare.
Acidi grassi saturi e insaturi
I trigliceridi si distinguono principalmente in due categorie, a seconda del tipo di acido grasso che si lega alla molecola di glicerolo: gli acidi grassi saturi e gli acidi grassi insaturi. Questa distinzione è cruciale per comprendere l’impatto dei trigliceridi sulla salute.
Acidi grassi saturi
Gli acidi grassi saturi si trovano soprattutto nei prodotti di origine animale come carne, burro, formaggi, latte intero e altri derivati.
Un consumo eccessivo di trigliceridi contenenti acidi grassi saturi è stato associato a un aumento del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) nel sangue, che può contribuire all’accumulo di placche nelle arterie, aumentando così il rischio di malattie cardiovascolari, come aterosclerosi, infarto e ictus.
Acidi grassi insaturi
Gli acidi grassi insaturi si presentano meno stabili e liquidi a temperatura ambiente, e si suddividono ulteriormente in due tipologie: gli acidi grassi monoinsaturi (con un solo doppio legame con atomi di carbonio) e polinsaturi (con più doppi legami).
Gli acidi grassi insaturi sono presenti in oli vegetali (come olio d’oliva, olio di semi), frutta a guscio, semi, e pesci grassi come salmone, sgombro e tonno.
Questi grassi sono considerati benefici per la salute poiché aiutano a ridurre i livelli di colesterolo LDL e ad aumentare quelli di colesterolo HDL (altrimenti noto come colesterolo “buono”).
Gli acidi grassi omega-3 e omega-6, che fanno parte della categoria dei polinsaturi, hanno effetti protettivi contro le malattie cardiovascolari e svolgono un ruolo importante nella salute del cervello e delle articolazioni.
Mantenere un equilibrio tra i trigliceridi contenenti acidi grassi saturi e insaturi è essenziale per una dieta sana. Limitare i grassi saturi e privilegiare quelli insaturi può aiutare a mantenere livelli ottimali di trigliceridi nel sangue e a ridurre il rischio di complicazioni cardiovascolari.
A cosa servono i trigliceridi
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i trigliceridi non sono un nemico per il nostro organismo; al contrario, svolgono funzioni vitali per il mantenimento della salute e dell’equilibrio energetico.
Essi, infatti, sono noti anche come “lipidi di riserva” poiché, come accennato prima, si accumulano nel tessuto adiposo, agendo come principale fonte di energia disponibile per il corpo. Questo deposito di energia è essenziale per garantire che il corpo possa attingere alle risorse necessarie durante i periodi di digiuno o quando il fabbisogno energetico aumenta, come in caso di sforzo fisico o stress prolungato.
Ovviamente, questo non vuol dire che dobbiamo introdurne una quantità in eccesso!
Oltre al loro ruolo di riserva energetica, i trigliceridi contribuiscono a preservare la temperatura corporea, fornendo isolamento termico e prevenendo la dispersione del calore. Inoltre, svolgono una funzione di protezione fisica, agendo come uno strato ammortizzante che salvaguarda gli organi interni da possibili traumi o lesioni.
Demonizzare i trigliceridi, così come pensare che il colesterolo rappresenti una malattia di per sé, è un errore comune. Entrambi questi lipidi sono elementi naturali e necessari per il corretto funzionamento del corpo umano. Tuttavia, il problema emerge quando i trigliceridi circolanti nel sangue raggiungono livelli eccessivamente elevati, una condizione nota come ipertrigliceridemia.
L’ipertrigliceridemia è un fattore di rischio importante per diverse patologie, strettamente associato a un aumento del rischio di aterosclerosi, una condizione in cui le arterie si induriscono e si restringono a causa dell’accumulo di placche lipidiche, ostacolando il flusso sanguigno e predisponendo a eventi cardiovascolari come infarto e ictus. Inoltre, l’eccesso di trigliceridi può influire negativamente sulla salute del fegato, contribuendo allo sviluppo di steatosi epatica (altrimenti detto “fegato grasso”), e del pancreas, con un incremento del rischio di pancreatite acuta, una condizione potenzialmente grave.
Pertanto, il mantenimento di livelli equilibrati di trigliceridi nel sangue è essenziale per prevenire complicazioni e promuovere una salute ottimale, senza tuttavia trascurare il loro ruolo fondamentale nel metabolismo umano.
Trigliceridi nel sangue: cosa significa
I trigliceridi, come abbiamo visto, sono grassi che il nostro organismo produce o assume attraverso l’alimentazione. Una volta sintetizzati, vengono immagazzinati nel tessuto adiposo, dove fungono da riserva energetica cruciale per il corpo, pronta per essere utilizzata in caso di necessità.
Tuttavia, i trigliceridi non si trovano solo nel tessuto adiposo. Una parte significativa di questi grassi è presente anche nel sangue, dove svolgono altre funzioni essenziali.
Ma perché si parla di trigliceridi nel sangue? Cosa implica questa presenza?
I trigliceridi viaggiano nel sangue come parte integrante dei lipidi plasmatici, che comprendono vari tipi di grassi trasportati attraverso il flusso sanguigno per raggiungere i tessuti e le cellule del corpo. Dopo i pasti, il corpo converte le calorie in eccesso in trigliceridi, che vengono rilasciati nel sangue sotto forma di lipoproteine a densità molto bassa (VLDL), pronte per essere immagazzinate o utilizzate come energia. Questo processo è fondamentale per il metabolismo lipidico.
Tuttavia, quando i livelli di trigliceridi nel sangue sono costantemente elevati, possono sorgere complicazioni serie. L’eccesso di trigliceridi nel sangue può contribuire all’ispessimento delle pareti arteriose, un processo che porta alla formazione di placche aterosclerotiche.
Ecco perché il medico prescrivere delle semplici analisi del sangue, attraverso le quali si possono valutare i livelli di colesterolo totale, trigliceridi, HDL (lipoproteine ad alta densità) e LDL (lipoproteine a bassa densità).
Quali sono i valori normali dei trigliceridi nel sangue
Quando si effettuano analisi del sangue per la trigliceridemia, i valori vengono indicati seguendo questo schema:
Negli adulti:
- valore desiderabile: < 150 mg/dl (1,7 mmol/L)
- valore ai limiti della norma: compreso tra 150 e 199 mg/dl (1,7-2,2 mmol/L)
- valore elevato: compreso tra 200 e 499 mg/dl (2,3-5,6 mmol/L)
- valore molto elevato: > a 500 mg/dl (5,6 mmol/L)
Nei più giovani (under 18):
- valore desiderabile: inferiore a 90 mg/dl (1,02 mmol/L)
- valore ai limiti della norma: compreso tra 90-129 mg/dl (1,02-1,46 mmol/L)
- valore elevato: uguale o superiore a 130 mg/dl (1,47 mmol/L)
Valori elevati di trigliceridi nel sangue aumentano il rischio di malattie cardiovascolari (infarto, arteriosclerosi). In casi estremi, con valori superiori ai 1000 mg/dl, c’è il rischio concreto di provocare una pancreatite.
Trigliceridi alti: cause principali della ipertrigliceridemia
Come spiegato nella parte introduttiva dell’articolo, solo una piccola percentuale dei trigliceridi nel nostro organismo viene prodotta dal fegato. La maggior parte deriva direttamente dall’alimentazione e dagli stili di vita, che possono avere un impatto significativo sui livelli di trigliceridi e, di conseguenza, sul rischio di sviluppare ipertrigliceridemia.
Ma quali sono le principali cause che possono contribuire a un aumento eccessivo dei trigliceridi nel sangue?
Tra i fattori più rilevanti troviamo i seguenti:
- obesità: l’eccesso di peso corporeo è strettamente correlato all’aumento dei trigliceridi. Gli individui obesi tendono a immagazzinare più trigliceridi nelle cellule adipose, il che si riflette in livelli elevati di lipidi nel sangue;
- sovrappeso: anche il sovrappeso, pur non essendo grave come l’obesità, è un fattore di rischio per l’ipertrigliceridemia. Il peso corporeo extra richiede un aumento del metabolismo lipidico e può portare a un accumulo di trigliceridi nel sangue;
- consumo eccessivo di alcol: l’alcol, in grandi quantità, può aumentare i livelli di trigliceridi in modo considerevole, poiché il fegato lo metabolizza trasformandolo in grassi. Inoltre, interferisce con il normale metabolismo dei lipidi, favorendo il loro accumulo nel sangue;
- fumo: il fumo è un altro importante fattore di rischio, poiché le sostanze chimiche presenti nel tabacco possono compromettere il metabolismo lipidico e aumentare il rischio di dislipidemia, incluso l’aumento dei trigliceridi;
- dieta ricca di grassi e zuccheri: il consumo eccessivo di alimenti ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri semplici e carboidrati raffinati è una delle cause principali dell’ipertrigliceridemia. Questi alimenti favoriscono l’accumulo di calorie in eccesso che il corpo converte in trigliceridi, aumentando il loro livello nel sangue;
- disturbi tiroidei: l’ipotiroidismo può causare un rallentamento del metabolismo e, di conseguenza, un aumento dei livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue;
- diabete mellito: nei soggetti con diabete di tipo 2 mal controllato, l’insulino-resistenza può favorire l’accumulo di trigliceridi, poiché il metabolismo dei carboidrati e dei grassi è compromesso.
Come si può facilmente intuire, la maggior parte di questi fattori di rischio sono prevenibili, abbandonando uno stile di vita malsano, caratterizzato da una dieta squilibrata e dalla sedentarietà, e seguendo invece una alimentazione sana e facendo esercizio fisico regolare.
Per il Fondo ASIM la prevenzione ricopre un ruolo centrale, che si concretizza attraverso la divulgazione di contenuti informativi su corretti stili di vita e abitudini alimentari sane e le prestazioni previste dal nostro Piano sanitario dedicate proprio a questo scopo. Ci riferiamo, nello specifico, alla Prevenzione cardiovascolare e oncologica. Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il nostro sito web, cliccando qui.