ob

Cataratta: cause, sintomi, complicanze, intervento

paziente che effettua una controllo oculistico per la diagnosi della cataratta

La cataratta è una delle più diffuse cause di ipovisione e di cecità al mondo, ma può essere corretta chirurgicamente. Scopriamo di più. Intro. 

La cataratta è una condizione patologica molto diffusa, soprattutto nella popolazione anziana; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta una delle principali cause di disabilità visiva e cecità a livello mondiale, insieme ai difetti di rifrazione.

Come vedremo più nel dettaglio nel corso dell’articolo, la cataratta è una malattia progressiva potenzialmente invalidante, che offre, ad oggi, una sola soluzione: l’intervento chirurgico

Si tratta di un intervento ormai di routine, eseguito in day hospital con una certa frequenza. Secondo quanto riportato in un opuscolo redatto dalla IAPB – Italia Onlus, nei Paesi più industrializzati il numero di interventi per milione di popolazione è di circa 8.000 l’anno, mentre in quelli in via di sviluppo, dove l’accesso alle cure è limitato, il numero di interventi può variare da 200 a 500 per milione di abitanti.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la cataratta, quali sono le cause, i sintomi, le complicanze e le opzioni terapeutiche

Cos’è la cataratta?

La cataratta è un disturbo oculare caratterizzato dall’opacizzazione del cristallino, la lente naturale dell’occhio responsabile della messa a fuoco delle immagini sulla retina. Il cristallino, situato dietro l’iride e davanti al corpo vitreo, svolge un ruolo cruciale nel processo visivo, permettendo di vedere chiaramente a diverse distanze.

Quando diventa opaco, la luce non riesce a passare attraverso di esso in modo nitido, causando una visione offuscata o annebbiata

Per semplificare, possiamo immaginare il parabrezza di un’automobile. Quando è pulito, consente una visuale ottimale della strada, ma quando si appanna, magari per il freddo, rappresenta un impedimento alla guida

Nel caso della cataratta, il parabrezza è il cristallino, che quando si appanna riduce sensibilmente la vista del soggetto.

In genere, è un problema associato all’invecchiamento, ma può colpire anche in giovane età o, addirittura, presentarsi fin dalla nascita

Si tratta di una condizione progressiva che, se non trattata, può portare alla perdita della vista. L’unico trattamento efficace per la cataratta è l’intervento chirurgico, che consiste nella rimozione del cristallino opacizzato e nella sua sostituzione con una lente artificiale.

Forme di cataratta: cause e fattori di rischio

Esistono diverse forme di cataratta, ognuna con caratteristiche, cause e fattori di rischio specifici. 

Vediamo quali sono le più comuni.

1. Cataratta senile:

  • è la forma più comune, ed è strettamente legata all’invecchiamento.
  • con il passare del tempo, le proteine del cristallino subiscono un processo di aggregazione e ossidazione, perdendo la loro trasparenza e causando l’opacizzazione del cristallino. Questo processo è simile a quello che accade in altre parti del corpo con l’avanzare dell’età;
  • si sviluppa gradualmente nel corso degli anni e può colpire uno o entrambi gli occhi;
  • inizialmente, i sintomi possono essere lievi e non interferire in modo significativo con la vista, ma con il progredire della malattia, la visione diventa sempre più sfocata e annebbiata, rendendo difficoltose le attività quotidiane come leggere, guidare e riconoscere i volti.

2. Cataratta congenita:

  • è una forma presente alla nascita o che si sviluppa nei primi mesi di vita, può colpire uno o entrambi gli occhi e interferire con lo sviluppo della vista normale del bambino. Le cause della cataratta congenita possono essere diverse, ma le più comuni sono le seguenti:
    • fattori genetici: alcune mutazioni genetiche possono causare la cataratta congenita. Queste mutazioni possono essere ereditate dai genitori o possono verificarsi spontaneamente;
    • infezioni materne durante la gravidanza: alcune infezioni contratte dalla madre durante la gravidanza, come la rosolia, possono danneggiare il cristallino in via di sviluppo del feto e causare la cataratta congenita;
    • esposizione a radiazioni: l’esposizione a radiazioni, come i raggi X, durante la gravidanza può aumentare il rischio di cataratta congenita;
    • assunzione di farmaci durante la gravidanza: alcuni farmaci assunti dalla madre durante la gravidanza, come i corticosteroidi e i sulfamidici, possono aumentare il rischio di sviluppare questo disturbo;
    • alterazioni metaboliche: nella madre, condizioni come il diabete gestazionale, l’ipotiroidismo e le carenze nutrizionali possono aumentare il rischio di cataratta congenita, così come eventuali alterazioni metaboliche del feto;
    • nascita prematura: i bambini nati prematuramente hanno un rischio maggiore di sviluppare questo disturbo.
  • la cataratta congenita può essere totale, e colpire quindi l’intero cristallino, o parziale, interessando solo una parte dello stesso. La gravità della condizione varia a seconda delle dimensioni e della posizione dell’opacità. Se è grave e non viene trattata, può portare ad ambliopia, un deficit visivo permanente dovuto a insufficiente stimolazione funzionale dell’occhio, e strabismo.
  • il trattamento di solito prevede l’intervento chirurgico per rimuovere il cristallino opacizzato, generalmente seguito da una terapia con lenti a contatto o occhiali per correggere la vista.

3. Cataratta complicata:

  • si sviluppa come conseguenza di altre patologie o condizioni che interessano l’occhio, tra cui le seguenti:
    • iridociclite: è la causa più frequente di cataratta complicata. Si tratta di una infiammazione dell’iride e del corpo ciliare, strutture che si trovano nella parte anteriore dell’occhio;
    • uveite posteriore: è un’infiammazione della coroide, uno strato vascolare che si trova tra la sclera (la parte bianca dell’occhio) e la retina (la membrana sensibile alla luce che si trova sul fondo dell’occhio);
    • glaucoma acuto: è una condizione caratterizzata da un improvviso e significativo aumento della pressione intraoculare, che può danneggiare il nervo ottico e portare alla perdita della vista;
    • miopia elevata: è un difetto di rifrazione in cui l’occhio è troppo lungo o la cornea è troppo curva, causando una visione sfocata da lontano;
    • tumori endoculari: sono tumori che si sviluppano all’interno dell’occhio;
    • distacco di retina: è una condizione in cui la retina si separa dalla sua posizione normale sul fondo dell’occhio.
  • può insorgere a qualsiasi età, ma è più comune negli adulti. La presenza di una patologia oculare sottostante può rendere l’intervento più complesso e aumentare il rischio di complicanze.

4. Cataratta associata ad altre malattie:

  • come suggerisce il nome, si tratta di casi in cui la cataratta si sviluppa come conseguenza o complicazione di una patologia preesistente. Sono diverse le malattie in grado di aumentare il rischio di sviluppare la cataratta o influenzarne la progressione, ma le più comuni sono le seguenti:
    • diabete: i pazienti diabetici hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare la cataratta rispetto alla popolazione generale. Questo è dovuto agli alti livelli di glucosio nel sangue, che possono danneggiare le proteine del cristallino e accelerare il processo di opacizzazione. La cataratta nei diabetici tende a svilupparsi in età più giovane e a progredire più rapidamente;
    • malattie cutanee: alcune malattie della pelle, come la dermatite atopica, la sclerodermia e la poichilodermia, sono state associate alla cataratta. I meccanismi esatti di questa associazione non sono completamente compresi, ma si pensa che possano essere coinvolti fattori immunitari o infiammatori;
    • sindrome metabolica: con questa espressione si fa riferimento a un insieme di fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare malattie cardiache, diabete di tipo 2 e ictus. Tra questi fattori di rischio ci sono l’obesità addominale, l’ipertensione arteriosa, l’iperglicemia e livelli anomali di lipidi nel sangue (colesterolo, trigliceridi, ecc…), tutte condizioni che gli studi effettuati associano a un aumentato rischio di cataratta;
    • ipertensione arteriosa: l’abbiamo appena menzionata nell’ambito della sindrome metabolica. Al momento non è chiaro se l’ipertensione in sé aumenti il rischio di sviluppare la cataratta, ma è probabile che sia un fattore che contribuisce a un decorso post-operatorio più difficile.
  • com’è facile intuire, però, quando un disturbo è causato da altre condizioni patologiche sottostanti, è necessario un approccio sistemico per affrontare il tutto in maniera adeguata.

5. Cataratta da farmaci:

  • Questo disturbo si sviluppa a seguito dell’uso prolungato di alcuni tipi di farmaci, in particolare i seguenti due:
    • corticosteroidi: sia la somministrazione sistemica che l’applicazione topica (sulla pelle) di corticosteroidi possono aumentare il rischio di cataratta, che aumenta con la durata e il dosaggio della terapia;
    • miotici: sono farmaci che restringono la pupilla e vengono utilizzati per il trattamento del glaucoma. Un uso prolungato può causare la cataratta.

6. Cataratta traumatica:

  • si sviluppa a seguito di un trauma all’occhio, che può essere:
    • contusivo: un colpo all’occhio può danneggiare il cristallino e causare la cataratta;
    • perforante: una ferita perforante all’occhio, come quella causata da un oggetto appuntito, può danneggiare il cristallino e causare la cataratta.
  • può svilupparsi immediatamente dopo il trauma o manifestarsi dopo mesi o anni

Oltre a queste forme principali, esistono altri tipi di cataratta, come la cataratta presenile, che si manifesta tra i 40 e i 50 anni, e la cataratta secondaria, che si verifica dopo l’intervento chirurgico di cataratta a causa dell’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino.

Quali sono i sintomi della cataratta?

Come spiegato, i sintomi tipicamente associati alla cataratta si manifestano a causa dell’opacizzazione del cristallino, che impedisce alla luce di raggiungere la retina in modo corretto e provoca una progressiva vista offuscata e distorta

Di conseguenza, i sintomi più comuni sono i seguenti:

  • visione offuscata o annebbiata: può variare da una leggera sfocatura a una visione gravemente compromessa;
  • sensibilità alla luce (fotofobia) e abbagliamento: la luce intensa può risultare fastidiosa o dolorosa per le persone con cataratta. L’abbagliamento, in particolare quello causato dai fari delle auto di notte, può rendere difficile la guida;
  • percezione dei colori alterata: i colori possono apparire meno vividi o sbiaditi, con una tendenza verso tonalità giallastre. Questo è dovuto all’assorbimento selettivo della luce da parte del cristallino opacizzato;
  • visione doppia (diplopia) monoculare: questo sintomo, meno comune, si verifica quando la cataratta distorce la luce in modo tale da creare due immagini separate in un solo occhio;
  • aloni intorno alle luci: la cataratta può causare la visione di aloni o cerchi luminosi intorno alle fonti di luce, soprattutto di notte;
  • difficoltà nella visione notturna: la visione notturna può essere compromessa a causa della dispersione della luce da parte del cristallino opacizzato;
  • frequente cambio di occhiali: le persone con questo disturbo possono notare la necessità di cambiare frequentemente la prescrizione degli occhiali o delle lenti a contatto, poiché altera il potere di rifrazione dell’occhio.

Questi sintomi si sviluppano gradualmente nel corso degli anni, e possono variare da persona a persona, ma quando si presentano è necessario rivolgersi a un medico specialista per una diagnosi corretta e, si spera, precoce

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi di cataratta viene effettuata da un oculista attraverso un esame oculistico completo, composto da:

  • esame alla lampada a fessura: si tratta di uno strumento che consente di esaminare l’occhio con un alto ingrandimento, per valutare le condizioni del cristallino e identificare la presenza di eventuali opacità. Permette di visualizzare la posizione, le dimensioni e il tipo di cataratta;
  • valutazione dell’acuità visiva: l’oculista misura l’acuità visiva del paziente con e senza correzione, utilizzando una tabella ottotipica. Questo test determina quanto bene il paziente vede da lontano e da vicino;
  • esame della refrazione: l’oculista determina il grado di miopia, ipermetropia o astigmatismo del paziente, utilizzando un forottero o un autorefrattometro. Questo esame aiuta a capire se la cataratta è la causa principale del deficit visivo o se sono presenti altri difetti di rifrazione.

Oltre a questi esami di base, l’oculista può ricorrere ad altri test diagnostici, più complessi, soprattutto in previsione di un intervento chirurgico. Ci riferiamo ai seguenti:

  • ecobiometria: questo esame utilizza gli ultrasuoni per misurare la lunghezza assiale dell’occhio e il potere del cristallino. Queste misurazioni sono essenziali per calcolare il potere della lente intraoculare (IOL) da impiantare durante l’intervento chirurgico;
  • biomicroscopia dell’endotelio corneale: questo esame valuta le condizioni dell’endotelio corneale, lo strato più interno della cornea. Un endotelio sano è fondamentale per la trasparenza della cornea e per una buona visione dopo l’intervento di cataratta;
  • ecografia bulbare: utilizzata per visualizzare le strutture interne dell’occhio, come la retina e il corpo vitreo, è particolarmente utile nei casi in cui la cataratta è molto densa e impedisce la visualizzazione diretta della retina;
  • esami retinici (fluorangiografia e tomografia OCT): questi esami forniscono informazioni dettagliate sulla salute della retina e possono essere utilizzati per identificare eventuali patologie retiniche che potrebbero influenzare la visione dopo l’intervento di cataratta;
  • topografia e tomografia corneale: questi esami misurano la curvatura e lo spessore della cornea. I dati ottenuti sono utili per la pianificazione dell’intervento di cataratta e per la scelta della lente più adatta;
  • campimetria computerizzata: questo esame valuta il campo visivo del paziente, ovvero la porzione di spazio che l’occhio è in grado di vedere. Può essere utile per identificare eventuali deficit del campo visivo causati dalla cataratta o da altre patologie oculari;
  • pachimetria corneale: questo esame misura lo spessore della cornea ed è importante per valutare il rischio di complicanze durante l’intervento di cataratta;
  • valutazione della motilità con visita ortottica: questo esame valuta la motilità oculare e l’allineamento degli occhi. Può essere utile per identificare eventuali problemi di strabismo o di motilità oculare che potrebbero influenzare la visione dopo l’intervento di cataratta.

Si raccomanda di sottoporsi a controlli oculistici regolari, soprattutto dopo i 60 anni, per diagnosticare precocemente la cataratta e altre patologie oculari. Una diagnosi tempestiva consente di intervenire in modo efficace e di preservare la vista.

Come si cura la cataratta?

L’unico trattamento efficace per la cataratta è l’intervento chirurgico. Purtroppo, ad oggi, non esistono farmaci o colliri in grado di curare questo disturbo (si consiglia di diffidare di soluzioni alternative spesso proposte online, e seguire solo le indicazioni di un medico oculista). 

L’intervento si esegue quando la cataratta provoca un deficit visivo tale da interferire con le attività quotidiane o quando il ritardo dell’intervento aumenterebbe i rischi operatori, e prevede l’asportazione del cristallino opacizzato e l’impianto di una lente artificiale in materiale plastico, chiamata lente intraoculare (IOL) o, più comunemente, “lentina”.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per l’asportazione della cataratta, tra cui le seguenti:

  • facoemulsificazione: è la tecnica più comune, e consiste nella frantumazione del cristallino mediante ultrasuoni e successiva aspirazione dei frammenti;
  • estrazione extracapsulare della cataratta convenzionale: questa tecnica viene utilizzata quando la facoemulsificazione non è possibile, e consiste nella rimozione del cristallino intero senza l’uso di ultrasuoni;
  • chirurgia laser-assistita (femtolaser): questa tecnica utilizza un laser a femtosecondi per eseguire alcune fasi dell’intervento, come l’incisione della cornea, la frammentazione del cristallino e l’apertura della capsula. Il laser offre maggiore precisione e riduce l’uso di ultrasuoni, rendendo l’intervento meno traumatico.

Per quanto riguarda, invece, le lenti intraoculari, ne esistono diversi tipi, che vengono scelte in base alle esigenze del paziente:

  • IOL monofocali: consentono una buona visione a una sola distanza, in genere da lontano. Il paziente potrebbe aver bisogno di occhiali per la visione da vicino;
  • IOL multifocali: consentono una buona visione a diverse distanze, riducendo la dipendenza dagli occhiali. Possono causare aloni intorno alle luci durante la visione notturna e una riduzione della sensibilità al contrasto;
  • IOL toriche: correggono l’astigmatismo preesistente, migliorando la visione senza occhiali da lontano;
  • IOL EDOF: consentono la messa a fuoco contemporanea da vicino e da lontano senza gli inconvenienti delle lenti multifocali.

Il recupero dopo l’intervento di cataratta è solitamente rapido. Il paziente può tornare a casa il giorno stesso dell’intervento e la maggior parte delle attività può essere ripresa in pochi giorni. È importante seguire attentamente le istruzioni postoperatorie dell’oculista, che includono l’uso di colliri antibiotici e antinfiammatori e l’evitare di sfregare gli occhi e di dormire sul lato dell’occhio operato.

Quali sono le complicanze?

Le complicanze della cataratta possono essere distinte in due categorie principali: quelle legate alla patologia stessa e quelle legate all’intervento chirurgico.

Nel primo caso, la cataratta può causare:

  • glaucoma: un aumento della pressione intraoculare associata alla cataratta può portare al glaucoma, una malattia grave che può danneggiare il nervo ottico e portare alla perdita della vista se non trattata;
  • infiammazione: la cataratta può causare infiammazione dell’occhio (uveite), che può portare a dolore, arrossamento e visione offuscata;
  • ambliopia: nei bambini, la cataratta congenita non trattata può causare ambliopia, ovvero uno sviluppo incompleto della vista;
  • strabismo: può causare un disallineamento degli occhi, soprattutto se colpisce un solo occhio.

L’intervento di cataratta è una procedura generalmente sicura, ma come in qualsiasi intervento chirurgico, ci sono dei rischi di complicanze. Vediamo quali.

  • Complicanze intraoperatorie:
    • rottura della capsula posteriore: durante l’intervento, la capsula posteriore del cristallino, che funge da supporto per la lente intraoculare, può rompersi. Questo può complicare l’intervento e aumentare il rischio di complicanze postoperatorie;
    • emorragia intraoperatoria: un sanguinamento eccessivo durante l’intervento può rendere difficile la visualizzazione del cristallino e aumentare il rischio di complicanze;
    • perdita di vitreo: il corpo vitreo, una sostanza gelatinosa che riempie la parte posteriore dell’occhio, può fuoriuscire durante l’intervento. Questo può complicare l’intervento e aumentare il rischio di distacco di retina.
  • Complicanze postoperatorie:
    • infezione (endoftalmite): l’infezione dell’occhio è una complicanza grave, anche se rara;
    • edema maculare: l’edema maculare è un rigonfiamento della macula, la parte centrale della retina responsabile della visione nitida, che può causare una visione distorta o offuscata;
    • distacco della retina: si verifica quando la retina si separa dalla parete posteriore dell’occhio. Si tratta di un’emergenza medica che può portare alla perdita della vista se non trattata.
    • cataratta secondaria: si verifica quando la capsula posteriore del cristallino diventa opaca dopo l’intervento. Questo può causare una visione offuscata e può essere trattata con un intervento laser;
    • difetti di rifrazione residui: dopo l’intervento di cataratta, alcuni pazienti possono avere bisogno di occhiali o lenti a contatto per correggere difetti di rifrazione residui, come miopia, ipermetropia o astigmatismo.

La maggior parte delle complicanze dell’intervento di cataratta sono rare e possono essere trattate con successo se diagnosticate precocemente. 

Per questo, si raccomanda di seguire attentamente le istruzioni postoperatorie del proprio oculista per ridurre il rischio di complicanze e garantirsi una buona guarigione. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
Fondo ASIM