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Villocentesi: cos’è e quando farla

Villocentesi cos’è e quando farla

A cosa serve la villocentesi e come si esegue? Approfondiamo insieme questo esame diagnostico prenatale invasivo.Intro. 

Il Piano sanitario del Fondo ASIM prevede, nell’ambito del Pacchetto Maternità, numerose prestazioni, tra cui il prelievo dei villi coriali, altrimenti noto come villocentesi.  

Insieme all’amniocentesi, questo esame rientra nella diagnosi prenatale invasiva, prescritta dai medici solo a determinate condizioni e svolta da personale altamente qualificato. 

Si tratta di un test sicuro, eseguito con una certa frequenza, eppure genera una certa preoccupazione nelle donne che devono eseguirlo, a causa del rischio di aborto, ridotto ma non assente. 

Secondo le stime dell’ISS, il rischio è pari all’1-2%. 

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la villocentesi, come viene eseguita, quando è raccomandata e perché. 

Cos’è la villocentesi

La villocentesi, o prelievo dei villi coriali, è un test prenatale che prevede il prelievo di un campione di tessuto dalla placenta per testare le anomalie cromosomiche e alcuni altri problemi genetici, come la sindrome di Down o la fibrosi cistica. 

Con questo esame, però, non è possibile rilevare eventuali difetti del cervello e del midollo spinale, come la spina bifida e i difetti del tubo neurale. I medici consigliano di eseguire l’amniocentesi in una fase più avanzata della gravidanza per individuare tali difetti.

Com’è noto, la placenta è la struttura dell’utero che accoglie il feto e gli fornisce sangue e sostanze nutritive provenienti dalla madre.

All’interno dell’utero, il feto è circondato da una sacca chiamata membrana coriale, da cui si sviluppano delle cellule speciali, i villi coriali. Le cellule dei villi coriali contengono lo stesso patrimonio genetico del feto, e possono quindi essere analizzate per identificare anomalie genetiche e cromosomiche.

Come si esegue il test

La villocentesi può essere eseguita attraverso due modalità, che prevedono due differenti tipologie di prelievo dei villi coriali. 

  • Transcervicale: in questa procedura, un catetere viene inserito attraverso la vagina e la cervice nella placenta, sotto guida ecografica, per ottenere il campione di tessuto;
  • transaddominale: in questa procedura, un ago viene inserito attraverso l’addome e l’utero nella placenta per prelevare il campione da analizzare, sempre sotto guida ecografica. 

Al termine del prelievo il battito cardiaco del feto viene ricontrollato con l’ecografia

Le donne con gemelli bicoriali avranno bisogno di un campionamento da ciascuna placenta per studiare ogni bambino, ma in questi casi si tende a preferire l’amniocentesi perché meno rischiosa.

La procedura ha una durata relativamente breve (circa 20-30 minuti), ed è solitamente descritta come scomoda piuttosto che dolorosa, anche se la donna potrebbe avvertire alcuni crampi simili ai dolori mestruali nelle ore successive all’esame.

Nel caso della procedura transcervicale, la sensazione è molto simile a quella avvertita durante un Pap Test, ma i dati disponibili indicano un rischio di complicazioni fetali leggermente più alto rispetto a quella transaddominale

Dopo l’esame è prassi tenere in osservazione la paziente per almeno un’ora, al fine di controllare la presenza di eventuali perdite di sangue, e si raccomanda il riposo per le successive 24 ore

Il rischio di aborto spontaneo aumenta di circa l’1-2% rispetto a quello normale presente in ogni gravidanza, e risulta più alto nella villocentesi rispetto all’amniocentesi. Il rischio è comunque mitigato dalla competenza e dall’esperienza dell’operatore che la esegue. 

Perché eseguire la villocentesi

Abbiamo spiegato che la villocentesi è un test prenatale invasivo, ma perché in alcuni casi viene raccomandato dai ginecologi?

Innanzitutto dobbiamo ricordare che non si tratta di un esame di routine, e che non è obbligatorio eseguirlo.

Detto questo, in genere viene raccomandato solo se c’è un’alta probabilità che il bambino possa avere una condizione genetica o cromosomica, suggerita dalle seguenti evidenze:

  • un test di screening prenatale ha suggerito che il bambino potrebbe nascere con una condizione, come la sindrome di Down, la sindrome di Edwards o la sindrome di Patau;
  • la donna ha avuto una precedente gravidanza con un bambino affetto da una condizione genetica;
  • esiste una storia familiare di una condizione genetica, come anemia falciforme, talassemia, fibrosi cistica o distrofia muscolare;
  • la gestante ha più di 35 anni e non ha eseguito i test di screening prenatale previsti nel primo trimestre di gravidanza.

Sarà cura del medico e dell’ostetrica illustrare la procedura e i rischi a essa connessi, ma ricordiamo che la decisione finale spetta solo e sempre alla donna

Quando eseguire il prelievo dei villi coriali

La villocentesi comporta un rischio di aborto spontaneo e di infezioni uterine, un rischio che si riduce se il test viene eseguito in un preciso periodo della gestazione

Nel dettaglio, si raccomanda di sottoporsi a questo esame tra la decima e la tredicesima settimana di gravidanza

L’esame eseguito prima della decima settimana aumenta il rischio di lesioni agli arti del feto

Quali sono i rischi della procedura

Come con qualsiasi procedura invasiva, anche con il prelievo dei villi coriali possono verificarsi complicazioni

Ecco le principali:

  • crampi, sanguinamento o perdita di liquido amniotico;
  • infezione;
  • travaglio pretermine;
  • difetti agli arti nei neonati, specialmente nelle procedure eseguite prima delle nove settimane, davvero molto rare.

Le persone allergiche o sensibili ai farmaci o al lattice dovrebbero informare il proprio medico.

Alcuni fattori possono interferire con la procedura, tra cui:

  • gravidanza prima delle sette settimane o dopo la tredicesima settimana;
  • posizione del bambino, placenta, quantità di liquido amniotico o anatomia della madre;
  • infezione vaginale o cervicale;
  • campioni inadeguati per il test o che possono contenere tessuto materno.

Come già accennato, però, rischi e complicanze si riducono sensibilmente affidandosi a strutture specializzate con personale altamente qualificato ed esperto.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.