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Long Term Care: un aiuto concreto per la non autosufficienza

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Cosa sono le long term care, e perché sono così importanti nel nostro Paese? Scopriamolo insieme. Intro. 

Trattare un argomento complesso e delicato come quello delle long term care richiede diverse considerazioni, relative a settori differenti, dalla sanità pubblica all’assistenza ai disabili, dal welfare al mondo del lavoro, dalla disoccupazione alla fertilità.

In questo articolo, quindi, cercheremo di affrontare l’argomento in modo ampio e trasversale, per fornirti un quadro quanto più chiaro è possibile sul tema delle long term care.

Cosa sono le Long Term Care?

Secondo la definizione fornita dall’OCSE, con long term care si intende

“ogni forma di assistenza fornita a persone non autosufficienti lungo un periodo di tempo esteso senza data di termine predefinita”.

A differenza di quello che si potrebbe pensare, a causa probabilmente del termine “care” utilizzato nel nome completo, le long term care non riguardano solo le cure alle quali si devono sottoporre anziani, disabili e non autosufficienti.

Quando si parla di long term care si fa riferimento a tutte quelle pratiche, preventive e/o curative, che si svolgono su un lungo periodo di tempo onde evitare, laddove possibile, l’insorgere o l’aggravarsi di una situazione di non autosufficienza, che non è solo una condizione medica, ma anche economica.

Tramite la prevenzione, si può evitare l’insorgere di numerose patologie non trasmissibili, migliorare la qualità della vita, e ridurre, di conseguenza, il ricorrere a strutture sanitarie pubbliche.

Le long term care sono molto importanti, infatti, non solo perché è necessario che gli Stati si impegnino affinché le persone anziane e non autosufficienti vivano in modo dignitoso, ma anche perché si rende urgente un intervento al livello europeo di riduzione della spesa sanitaria pubblica.

Long Term Care: premesse e considerazioni

Il Servizio Sanitario Nazionale da diversi anni ormai è al collasso, a causa di una riduzione progressiva dei fondi destinati alla sanità pubblica in Italia.

Negli ultimi 5 anni, infatti, c’è stato un calo della spesa sanitaria pubblica in relazione al PIL, che si è assestato al 6,70% nel 2017. Riduzione ancora più evidente se si considera la stagnazione del PIL in termini assoluti.

Questo, purtroppo, si traduce in una macchina che arranca, con prestazioni sanitarie non sempre all’altezza di un Paese avanzato, e con strutture iper affollate e spesso gestite male.

Long Term Care: si va verso un sistema sanitario misto

Conosciamo tutti la famosa teoria della siringa, che al Sud costa il doppio o il triplo di quanto costi nel Nord Italia, ma solo una razionalizzazione generale, che va a intervenire anche sulle sfere collaterali, può davvero produrre una svolta positiva.

I dati suggeriscono un allineamento ai sistemi sanitari degli altri Paesi, che intercettino tramite forme di assistenza assicurativa o piani sanitari integrativi un aumento della già ingente spesa per la sanità privata.

La spesa sanitaria privata ha raggiunto infatti, nel 2016, un valore pari a 34,5 miliardi di euro, circa ⅓ rispetto alla spesa pubblica complessiva.

Per poter offrire una copertura sanitaria adeguata a tutti i cittadini italiani, pare evidente che il sistema misto sia l’unica strada percorribile, a patto che la riduzione della spesa pubblica si traduca in investimenti mirati su altri aspetti che, direttamente o indirettamente, vanno a impattare sul quadro generale.

Long Term Care: l’Italia è un Paese vecchio

In Italia, il 20,3% degli abitanti ha più di 65 anni ed il 5,6% ha più di 80 anni. Per fortuna, l’aspettativa di vita media si è alzata nel nostro Paese, ma questo si traduce in tre cose:

  • Aumento del costo sostenuto dagli enti previdenziali per l’erogazione delle pensioni;
  • Aumento della spesa sanitaria pubblica, perché con l’età subentrano patologie e disturbi vari;
  • Aumento della richiesta e della esigenza di badanti e infermiere specializzate, per le cure domiciliari di anziani non autosufficienti.

Non si può non tenere conto degli effetti che una situazione del genere produce sui conti dello Stato, ma vanno affrontati.

Come si può affrontare il problema?

Long Term Care: disabilità e non autosufficienza

Il tema delle long term care si incontra, necessariamente, con quello della disabilità e della non autosufficienza, che in Italia è particolarmente sentito.

In questo caso, però, bisogna fare una premessa, perché purtroppo le rilevazioni ISTAT a riguardo risultano poco veritiere, in quanto non prendono in esame i bambini al di sotto dei 6 anni e i pazienti affetti da patologie psichiatriche.

Inoltre, va detto che non tutti i disabili sono non autosufficienti, perché i sordi, i muti, ciechi – seppur destinatari, a ragione, di un’attenzione particolare – non necessitano di assistenza domiciliare integrata, così come è importante sottolineare che non tutti i non autosufficienti sono anziani.

Purtroppo, non esiste un sistema di rilevazione standard, omogeneo e preciso, che ci consenta di dire con esattezza quanti sono i cittadini italiani non autosufficienti, ma secondo alcune stime riconosciute attendibili, si tratterebbe di circa 1.700.000 persone, di cui 1.100.000 anziani.

Long Term Care: disoccupazione, mobilità e fuga dei cervelli

Un altro elemento da non sottovalutare, che in modo indiretto ha effetti sulla spesa sanitaria complessiva, è la cosiddetta fuga dei cervelli.

Sappiamo tutti che, a causa dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 12%, molti nostri ragazzi lasciano il Paese per andare all’estero, per completare gli studi, imparare le lingue, specializzarsi o semplicemente trovare una occupazione.

Questo, unito al numero di anziani presenti in Italia, produce un effetto a cascata:

  • L’età media del Paese aumenta vertiginosamente;
  • Non ci sono nuovi lavoratori che versano le tasse nelle casse dell’erario;
  • Non ci sono figli, nipoti e familiari a prendersi cura degli anziani.

Long Term Care: l’intervento dei Fondi sanitari integrativi

Come abbiamo accennato prima, in Italia si è registrato, negli ultimi anni, un aumento considerevole della spesa sanitaria privata, molto più della media europea.

Il 14% di questa spesa è veicolata dai Fondi di assistenza sanitaria integrativa, a ulteriore conferma della necessità di strutturare un sistema misto pubblico/privato, per fare in modo che la sanità generale non collassi.

Sottoscrivendo un piano sanitario integrativo, si può usufruire di servizi medici e assistenziali in modo gratuito o quasi, evitando le lunghe liste d’attesa delle strutture pubbliche, recandosi presso strutture convenzionate.

I Fondi sanitari, in particolare quelli contrattuali, potrebbero intercettare parte rilevante del welfare aziendale aprendo le coperture sanitarie e assistenziali ai familiari dei lavoratori iscritti.

Questa potrebbe essere la modalità in cui l’impresa, coprendo in tutto o in parte il costo del contributo, contribuisce a rendere migliore lo stile di vita del suo lavoratore il quale non potrà non fidelizzarsi sempre di più.

In ultimo, va evidenziato che il Fondo di assistenza sanitaria integrativa avrà modo di rilasciare prestazioni di assistenza con servizi avanzati e su misura non limitandosi – come fa troppo spesso il SSN – a contributi monetari, lasciando comunque in capo alla famiglia il problema dell’assistenza.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
Fondo ASIM