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Secondo pilastro sociosanitario: cos’è e perché è importante

Secondo pilastro sociosanitario

A cosa si fa riferimento quando si parla di secondo pilastro sociosanitario? In cosa consiste, e perché è così importante per un Paese come l’Italia? Scopriamolo insieme. Intro. 

Il secondo pilastro sociosanitario è un tema relativamente giovane nel dibattito generale, ma con il passare degli anni si è insinuato in modo sempre più consistente, al punto da spingere gli operatori del settore, pubblici e privati, a metterlo al centro della propria agenda.

La sanità pubblica italiana si trova ad affrontare, ormai già da diversi anni, un annoso problema, ovvero coniugare i principi di equità e solidarietà nell’accesso alle cure con la sostenibilità economica del sistema pubblico.

Ticket ed esenzioni sono soggetti a discussioni e revisioni costanti, per far fronte ad una situazione che appare ormai sull’orlo di una crisi senza precedenti.

Ecco che il tema dei due pilastri sanitari, e in particolare del secondo pilastro sociosanitario, composto dalla sanità privata, dai fondi di assistenza sanitaria integrativa e dai fondi pensione, non può più essere sottodimensionato.

Secondo pilastro sociosanitario: la dott.ssa Isabella Mastrobuono al Convegno del Fondo Asim

Il 9 Maggio 2017 si è svolto a Roma, presso il Centro Convegni Frentani, il convegno “Tra Presente e Futuro”, durante il quale si è dibattuto dell’azione del Fondo Asim, dei fondi di assistenza sanitari integrativi e del secondo pilastro sociosanitario, grazie all’intervento – molto apprezzato – della Dott.ssa Isabella Mastrobuono, docente di organizzazione sanitaria presso la Luiss Business School di Roma.

Durante il suo speech la dott.ssa ha illustrato in modo molto chiaro e senza fronzoli a cosa si fa riferimento quando si parla di secondo pilastro sociosanitario, sottolineando l’importanza di una sempre maggiore integrazione tra il servizio pubblico – con tutte le sue mancanze – e il servizio privato o misto, che necessita di una regolamentazione adeguata.

La costruzione di un “secondo pilastro” non deve essere interpretata come antagonista rispetto al servizio pubblico ma come un modo per orientare la spesa privata a sostegno dello stesso, responsabilizzando i cittadini aderenti (la ricerca dell’appropriatezza delle prestazioni non è appannaggio solo del pubblico), favorendo la condivisione ai più alti livelli di governo di strategie di integrazione, contrastando l’elusione fiscale, riducendo la rinuncia alle cure per i costi elevati delle prestazioni, aumentando l’occupazione (visto che il blocco del turn-over del personale impedisce da un decennio ormai, l’inserimento di nuovo personale nel SSN).

In questo estratto dell’intervento, la dott.ssa Mastrobuono chiarisce la sua posizione, sempre più condivisa nel settore.

Non deve più esserci una contrapposizione tra il Servizio Sanitario Nazionale, i Fondi di assistenza sanitaria integrativa e gli enti, le casse e le società di mutuo soccorso, ma cooperazione, per garantire al cittadino di ricevere le cure di cui ha bisogno, nelle modalità più adeguate, in tempi ragionevoli e ad un costo equo.

Secondo pilastro sociosanitario: tra sanità e welfare

La parola “socio” presente in secondo pilastro sociosanitario dovrebbe sottolineare l’attenzione che questo rivolge al welfare, al sociale, al benessere dei cittadini in quanto esseri umani, e non solo come consumatori.

È necessario che lo Stato supporti questo processo, attraverso una politica basata su agevolazioni fiscali e supporto burocratico ed economico per le aziende che includono tra i benefit contrattuali servizi come l’asilo nido, buoni pasto, assistenza sanitaria integrativa, e così via, con la possibilità di estenderli ai membri della famiglia.

Mondo del lavoro, pubblica amministrazione, SSN e fondi sanitari privati devono imparare a collaborare, al fine di creare un sistema che garantisca una qualità della vita migliore ai cittadini ed ai lavoratori, senza richiedere uno sforzo ingente a nessuna delle singole parti.

Tutto questo è ancora più importante – e urgente – in un Paese come l’Italia, dove il mix tra età media elevata, bassa natalità, tasso di disoccupazione preoccupante, insufficiente numero di posti letto nelle strutture sanitarie e alto livello di insoddisfazione delle cure mediche ricevute può davvero rivelarsi letale.

Il secondo pilastro sociosanitario si lega, in modo indissolubile, con altri temi molto delicati, come le long term care e i LEA, livelli essenziali di assistenza.

Secondo pilastro sociosanitario: manca un quadro generale condiviso

Per quanto si voglia essere ottimisti e propositivi, pensare di poter realizzare una integrazione perfetta tra la sanità pubblica e quella privata è una chimera, almeno fino a quando non ci sarà un quadro generale condiviso.

Leggi, normative, procedure, obiettivi, priorità, senza uno sforzo comune nel definire le “regole del gioco”, non è possibile costruire un progetto che sul medio e lungo periodo possa portare benefici tangibili alle parti coinvolte, in particolare ai cittadini.

Il primo e il secondo pilastro sanitario devono imparare e collaborare e ad integrarsi a vicenda, è l’unico modo per creare un sistema sostenibile per il presente e per il futuro.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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