L’anestesia epidurale durante il travaglio è una pratica ormai di routine, che consente alle donne di vivere l’esperienza del parto in maniera più confortevole. Vediamo insieme come funziona. Intro.
L’esperienza del parto è un momento unico e straordinario nella vita di ogni donna, ma può essere accompagnata da sensazioni intense e dolorose. Fortunatamente, grazie ai progressi nella medicina moderna, le donne hanno a disposizione varie opzioni per gestire il dolore durante il travaglio e il parto, tra cui l’anestesia epidurale.
Si tratta, come vedremo, di un procedimento che offre sollievo efficace e controllato dal dolore, consentendo alle donne di affrontare il parto con maggiore comfort e tranquillità.
Nel corso degli ultimi decenni l’anestesia epidurale è diventata una delle tecniche più comunemente utilizzate per la gestione del dolore durante il travaglio e il parto. Tuttavia, solleva molte domande e preoccupazioni tra le donne in gravidanza: “Quali sono i benefici e i rischi associati a questa procedura?”, “Come funziona esattamente l’anestesia epidurale e quando è appropriata?”, “Quali sono le considerazioni da tenere presente prima di prendere una decisione riguardo all’uso di questa tecnica?”.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è e come funziona l’anestesia epidurale per il parto.
Indice dei Contenuti
- In cosa consiste l’anestesia epidurale per il parto?
- Quando non può essere eseguita?
- Come viene fatta l’anestesia epidurale?
- A che punto del travaglio si somministra l’anestesia epidurale?
- Quanto tempo ci vuole per partorire dopo l’epidurale?
- Cosa si sente durante il parto con epidurale?
- Quali sono i rischi dell’anestesia epidurale?
- Che differenza c’è tra anestesia epidurale e spinale?
- Il ricorso all’epidurale in Italia
In cosa consiste l’anestesia epidurale per il parto?
L’anestesia epidurale per il parto è una procedura in cui viene somministrato un anestetico locale o una combinazione di anestetici attraverso un ago inserito nello spazio epidurale della colonna vertebrale.
Questa forma di anestesia viene utilizzata per fornire sollievo dal dolore durante il travaglio e il parto, ma non influisce sulla consapevolezza della paziente, si limita infatti a ridurre il dolore nelle regioni pelviche e inferiori, consentendo alla donna di partecipare attivamente al processo del parto.
La procedura è generalmente sicura, ma comporta alcuni rischi e può non essere appropriata per tutte le donne, quindi è importante discutere con il proprio medico o ostetrico prima di prendere una decisione riguardo all’anestesia epidurale.
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Quando non può essere eseguita?
Ci sono alcune situazioni in cui l’epidurale potrebbe non essere raccomandata o potrebbe essere controindicata durante il parto.
Ecco alcuni esempi:
- coagulopatie: se la paziente ha una coagulopatia, cioè un disturbo della coagulazione del sangue, l’epidurale potrebbe aumentare il rischio di sanguinamento nel sito di inserimento dell’ago, rendendola rischiosa o controindicata;
- infezione locale: se c’è un’infezione attiva o un’eruzione cutanea nella zona dove verrà inserito l’ago, l’epidurale potrebbe non essere eseguita per ridurre il rischio di diffusione della stessa;
- ipertensione intracranica: se la paziente presenta ipertensione nel cranio, potrebbe aumentare la pressione e peggiorare la condizione;
- reazioni allergiche ai farmaci: se la paziente ha una storia di reazioni allergiche gravi ai farmaci utilizzati nell’anestesia epidurale, potrebbe essere considerato un rischio troppo elevato per procedere con l’epidurale;
- anatomia spinale anomala: in alcuni casi di anomalie anatomiche della colonna vertebrale o della struttura spinale, l’epidurale potrebbe essere difficile da eseguire in modo sicuro o potrebbe non essere efficace nel fornire sollievo dal dolore;
- manovre di emergenza: in situazioni di emergenza durante il parto, come una rapida progressione del travaglio o una necessità di intervento chirurgico immediato, potrebbe non esserci il tempo di eseguire l’epidurale in modo sicuro.
È importante che la decisione di eseguire o meno un’epidurale durante il parto venga presa in collaborazione tra la paziente e il suo team medico, tenendo conto delle condizioni mediche individuali, delle complicazioni potenziali e dei benefici previsti.
In alcuni casi, anche se l’epidurale non è raccomandata, possono essere disponibili alternative per il sollievo dal dolore durante il parto.
Come viene fatta l’anestesia epidurale?
L’anestesia epidurale viene somministrata utilizzando un ago sottile che viene inserito nello spazio epidurale nella parte bassa della schiena, vicino al midollo spinale.
La donna viene posizionata sdraiata sul fianco con le ginocchia e la testa flesse sul tronco, oppure in posizione seduta, per facilitare l’identificazione dello spazio intervertebrale lombare per il posizionamento di un catetere in sede epidurale.
L’area della schiena dove verrà inserito l’ago epidurale viene pulita e sterilizzata con un disinfettante per ridurre il rischio di infezione.
Prima di inserire l’ago epidurale, viene somministrata una piccola dose di anestetico locale nella pelle per intorpidire l’area e ridurre il dolore durante l’inserimento dell’ago principale.
Con la paziente posizionata correttamente e l’area anestetizzata, l’ago epidurale viene inserito attraverso la pelle, i muscoli e i legamenti della schiena fino a raggiungere lo spazio epidurale. Durante questo processo, la paziente potrebbe avvertire una sensazione di pressione o disagio, ma non dovrebbe provare dolore intenso.
Dopo che l’ago epidurale è posizionato correttamente nello spazio epidurale, viene inserito un catetere attraverso l’ago per permettere la somministrazione continua di farmaci anestetici o analgesici.
Una volta che il catetere è posizionato correttamente, viene effettuata una verifica per assicurarsi che non ci siano problemi con la somministrazione di farmaci. Successivamente, i farmaci anestetici o analgesici vengono somministrati attraverso il catetere per fornire il sollievo dal dolore.
Dopo che l’anestesia epidurale è stata somministrata, la partoriente viene monitorata attentamente per eventuali complicazioni e per garantire un adeguato sollievo dal dolore durante il travaglio o l’intervento chirurgico.
La scomparsa dei dolori avviene, generalmente, dopo circa 15-20 minuti dalla prima somministrazione degli analgesici.
Qualora, per ragioni di necessità, si dovesse ricorrere a un taglio cesareo urgente, grazie alla presenza del catetere epidurale, si può procedere a una anestesia chirurgica riducendo i rischi relativi alle tecniche anestesiologiche condotte in urgenza.
La procedura specifica può variare leggermente a seconda delle preferenze del medico e delle caratteristiche individuali del paziente, ma può essere effettuata solo ed esclusivamente da un anestesista.
Ricordiamo, infine, che in caso di somministrazione dell’anestesia via epidurale è necessario eseguire un monitoraggio del battito cardiaco fetale continuo e un maggiore utilizzo di ossitocina allo scopo di favorire la dinamica dell’utero.
A che punto del travaglio si somministra l’anestesia epidurale?
In genere, la procedura dell’analgesia epidurale viene predisposta a travaglio ben avviato, con contrazioni regolari e quando si registra una dilatazione cervicale di circa 3-4 cm, ovviamente previa valutazione da parte del ginecologo.
Come spiegato in un documento dell’Ospedale Niguarda di Milano, in situazioni particolari è possibile iniziare anche nelle fasi precoci del travaglio, mentre in quelle fasi finali potrebbe essere sufficiente un’analgesia spinale, che non prevede il posizionamento di un catetere.
Sarà il team medico, composto da ginecologo/a, ostetrico/a e anestesista, a valutare come procedere e a comunicarlo alla donna in travaglio.
Quanto tempo ci vuole per partorire dopo l’epidurale?
La durata del travaglio e del parto dopo aver ricevuto un’epidurale può variare significativamente da persona a persona e dipende da diversi fattori, tra cui la progressione del travaglio, la sensibilità individuale al farmaco, la posizione del bambino e altri fattori fisiologici.
Tuttavia, in generale, la prima fase del travaglio, quella della dilatazione, non subisce un aumento della sua durata, a differenza della fase espulsiva, che potrebbe in effetti allungarsi in media di circa 15-30 min.
Dopo aver ricevuto un’epidurale, molte donne notano una diminuzione o un’anestesia del dolore nelle regioni pelviche e inferiori, il che può aiutare a ridurre la sensazione delle contrazioni e quindi rendere il travaglio meno doloroso. Questo può consentire alla donna di rilassarsi e di concentrarsi meglio sul processo del parto.
È importante ricordare che l’epidurale non influisce sulla progressione del travaglio, ma può solo ridurre il dolore associato a esso. Il travaglio e il parto continueranno nel modo naturale, con la dilatazione del collo dell’utero, l’effetto delle contrazioni e il posizionamento del bambino.
In generale, una volta che l’epidurale è stata somministrata e ha iniziato a fare effetto, il tempo necessario per partorire può variare sensibilmente, a seconda di vari fattori individuali e situazionali. È sempre consigliabile consultare un medico o un ostetrico/a per una valutazione più precisa e personalizzata del processo del travaglio e del parto.
Cosa si sente durante il parto con epidurale?
Durante il parto con epidurale le sensazioni possono variare da persona a persona, e dipendono da diversi fattori, tra cui la sensibilità individuale al farmaco, la posizione del bambino e la gestione complessiva del dolore. Tuttavia, ci sono alcune esperienze comuni riportate da molte donne che hanno ricevuto un’epidurale durante il parto.
Iniziamo col ricordare che l’epidurale è progettata per ridurre o eliminare il dolore associato alle contrazioni e al parto. Molte donne che ricevono questo tipo di anestesia sperimentano, infatti, una sensazione di alleviamento del dolore nella parte inferiore del corpo, in particolare nella zona pelvica e nella regione lombare.
Nonostante il dolore venga ridotto, molte donne possono comunque percepire una sensazione di pressione durante il travaglio e il parto. Questo è assolutamente normale, e può essere associato alle contrazioni uterine e al passaggio del bambino attraverso il canale del parto.
D’altronde, è bene ricordare ancora una volta che l’epidurale è progettata per ridurre il dolore, lasciando però la capacità delle donne di rimanere consapevoli e coinvolte nel processo del parto, di comunicare con il personale medico e di partecipare attivamente al lavoro di spinta quando è il momento di dare alla luce il bambino.
Un’altra sensazione alquanto comune nelle donne consiste nello sperimentare una sensazione di calore o formicolio nella zona in cui è stata somministrata l’epidurale; si tratta di un effetto collaterale comune, e di solito non è motivo di preoccupazione.
L’epidurale può influire sulla capacità di muoversi autonomamente durante il parto, anche se in genere le donne sono in grado di muovere le gambe in autonomia, sebbene con una sensazione di pesantezza e di ridotta sensibilità.
In generale, l’epidurale è progettata per migliorare l’esperienza del parto riducendo il dolore e permettendo alla donna di partorire in modo più confortevole.
Quali sono i rischi dell’anestesia epidurale?
L’anestesia epidurale è comunemente utilizzata per il sollievo dal dolore durante il parto e in molti interventi chirurgici. Tuttavia, come qualsiasi procedura medica, comporta alcuni rischi, tra cui i seguenti:
- bassa pressione sanguigna: l’epidurale può causare una diminuzione della pressione sanguigna, soprattutto quando viene somministrata in dosi elevate. Questo può portare a sintomi come vertigini, nausea, e in alcuni casi, ipotensione grave che richiede il trattamento;
- mal di testa da puntura durale: in rari casi, l’anestesia epidurale può causare una puntura accidentale della dura madre, il rivestimento protettivo del midollo spinale. Questo può portare a un mal di testa post-puntura durale, caratterizzato da un forte mal di testa che peggiora quando la persona è in posizione verticale e migliora quando è sdraiata. Questo tipo di mal di testa può richiedere un trattamento specifico;
- infezione: se l’area in cui viene inserito il catetere epidurale non è sterilizzata correttamente, c’è un rischio di infezione. Le infezioni possono causare dolore e gonfiore nell’area di inserimento e possono richiedere un trattamento antibiotico;
- lesioni nervose: in casi estremamente rari, l’inserimento dell’ago epidurale può causare lesioni ai nervi spinali o ai tessuti circostanti. Questo può portare a sintomi come dolore persistente, intorpidimento, debolezza muscolare o altri problemi neurologici;
- reazioni allergiche: anche se raro, è possibile sviluppare una reazione allergica al farmaco utilizzato nell’anestesia epidurale. Questo può causare sintomi come eruzione cutanea, prurito, difficoltà respiratorie o shock anafilattico;
- effetti collaterali minori: altri effetti minori dell’anestesia epidurale possono includere prurito, brividi, tremori, problemi di minzione temporanei e dolore nella zona di inserimento.
È importante che le donne discutano con il proprio medico degli eventuali rischi e benefici dell’anestesia epidurale prima di prendere una decisione riguardo alla gestione del dolore durante il parto, indicati comunque nel consenso informato che la paziente è tenuta a leggere e firmare prima di sottoporsi a questo tipo di procedure.
In genere, i benefici superano i rischi, ma è importante essere informati e consapevoli delle possibili complicazioni.
Che differenza c’è tra anestesia epidurale e spinale?
L’anestesia epidurale e spinale sono entrambe forme di anestesia utilizzate per fornire sollievo dal dolore durante il parto, l’intervento chirurgico o altri procedimenti medici; tuttavia, ci sono differenze significative tra le due.
Vediamo quali.
Sito di somministrazione:
- l’anestesia epidurale viene somministrata inserendo un ago nello spazio epidurale, che si trova appena fuori la duramadre (la membrana che avvolge il midollo spinale) nella regione lombare della colonna vertebrale. Il catetere viene poi inserito attraverso l’ago per fornire una somministrazione continua di farmaci anestetici o analgesici;
- l’anestesia spinale, invece, coinvolge l’inserimento diretto di un ago attraverso la duramadre stessa, fino allo spazio subaracnoideo, dove il liquido cerebrospinale circonda il midollo spinale. Qui, i farmaci vengono somministrati direttamente nello spazio liquorale.
Diffusione dell’anestesia:
- con l’anestesia epidurale, i farmaci anestetici si diffondono lentamente attraverso i tessuti per raggiungere i nervi spinali e bloccare la trasmissione del dolore dalla zona interessata al cervello. Questo può richiedere più tempo per produrre un effetto completo;
- con l’anestesia spinale, i farmaci vengono somministrati direttamente nello spazio subaracnoideo, dove agiscono rapidamente per bloccare le vie nervose e produrre un rapido e completo sollievo dal dolore.
Durata dell’effetto:
- l’anestesia epidurale può essere somministrata in modo continuo attraverso il catetere per prolungare il suo effetto nel tempo. Questo consente un controllo del dolore più a lungo termine durante il travaglio o l’intervento chirurgico;
- l’anestesia spinale tende ad avere un inizio più rapido dell’azione e un effetto più breve rispetto all’epidurale. È spesso utilizzata per procedure chirurgiche più brevi o per il parto, dove è richiesto un rapido inizio dell’anestesia.
In generale, entrambe le forme di anestesia hanno i loro utilizzi e vantaggi specifici a seconda delle esigenze individuali del paziente e del tipo di procedura in corso.
La scelta tra anestesia epidurale e spinale dipenderà da molti fattori, tra cui la durata della procedura, il livello di controllo del dolore richiesto e le preferenze del paziente e del medico.
Il ricorso all’epidurale in Italia
Nel nostro Paese il ricorso all’anestesia epidurale durante il parto è tra i più bassi, contrariamente all’impiego del taglio cesareo, che è, in percentuale, tra i più alti al mondo.
Nel 2022, in effetti, il 30,97% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, stando ai dati forniti nel Report “Certificato di assistenza al parto (CeDAP)”, all’interno del quale, però, non si fa alcun riferimento al tipo di anestesia somministrata alla partoriente.
Purtroppo, scarseggiano dati ufficiali recenti a livello nazionale (a livello locale, invece, ci sono report dettagliati, come questo sull’Emilia Romagna).
Comunque, sebbene aumentato rispetto a quanto attestato nel 1999-2000 (ISTAT – ISS) – quando il 63,3% delle partorienti non era stato sottoposto a nessun tipo di anestesia, con solo il 10,6% dei casi interessati dal ricorso all’epidurale – il ricorso all’anestesia epidurale durante il parto risulta ancora essere molto limitato, per svariate ragioni, come segnala anche la dottoressa Maria Grazia Frigo, responsabile dell’Unità Operativa di Anestesia Ostetrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma in un’intervista pubblicata dalla Fondazione Veronesi.
“In molte realtà non riescono a fornire l’analgesia epidurale, non solo per mancanza di personale, ma anche di competenze. Se l’esperienza è poca, infatti, in situazioni particolari, magari emergenziali, si tenderà a scoraggiarne l’utilizzo, ad esempio quando la gravida si trova in un stadio molto avanzato del travaglio, con la dilatazione uterina ormai avanzata o completa. Si tratta però di un errore: ricordiamo infatti che l’analgesia può essere effettuata in qualunque momento. Purtroppo l’informazione e le conoscenze riguardo questa pratica sono scarse, anche da parte del personale medico. Le donne sono invitate al colloquio pre-parto con l’anestesista, circa alla 35esima settimana di gravidanza. In questa occasione verrà valutata e verificata l’idoneità al posizionamento della peridurale tramite anamnesi, esame obiettivo, esami del sangue. Inoltre, le donne verranno informate su tutte le varie strategie per il controllo del dolore durante il parto oltre a quelle sull’eventuale parto cesareo. Il nostro compito è quello di offrire un’informazione quanto più accurata possibile, ma la scelta e la decisione di effettuare o meno analgesia durante il parto verrà presa dalla mamma nel momento in cui si confronterà con il dolore del travaglio. Nessuno può sapere in anticipo come vivrà quel momento, ma solo una donna informata e consapevole sarà in grado di fare scelte libere.”
Esiste, poi, una reticenza di carattere culturale, a causa della convinzione molto diffusa che il ricorso a un aiuto di tipo farmacologico per ridurre il dolore “non sia naturale”.
In realtà, anche se la donna avverte meno dolore, è comunque ben presente a sé stessa e prende parte attivamente al travaglio e alla nascita del proprio figlio.
Inoltre, come sottolineato in un opuscolo informativo del Policlinico Sant’Orsola di Bologna:
“L’analgesia epidurale svolge un’azione favorevole sul benessere materno-fetale, poiché abbassando la percezione del dolore, riduce indirettamente lo stress e il senso di affaticamento della partoriente. La maggior tranquillità e facilità respiratoria della mamma hanno effetti positivi sul neonato. Inoltre, anche il papà del bambino (o la persona di fiducia) che eventualmente assiste al parto può partecipare all’evento in maniera più positiva.”
È importante, quindi, che la donna venga messa nella condizione di scegliere, dopo essersi confrontata con il medico ginecologo, l’ostetrica e l’anestesista, e valutare liberamente se richiedere o meno l’anestesia epidurale, fatti salvi i casi in cui è controindicato per ragioni mediche.