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Cosa sono le infezioni correlate all’assistenza (ICA)

Cosa sono le infezioni correlate all assistenza ICA

Le infezioni correlate all’assistenza sono un tema di fondamentale importanza per la salute pubblica. Ecco i dati di uno studio promosso da ONBSI. Intro. 

Le infezioni correlate all’assistenza, anche note con la sigla ICA, rappresentano non solo un problema di natura sanitaria, ma anche economica, come segnalato nel Report on the Burden of Endemic Health Care-Associated Infection Worldwide redatto dall’OMS. 

Il tema coinvolge in modo diretto il nostro settore di riferimento, ovvero quello dei Servizi di Pulizia, Servizi Integrati/Multiservizi, al quale è demandato il fondamentale compito di eseguire in maniera corretta le procedure di sanificazione, disinfezione e igienizzazione

Non è un caso, infatti, che l’Organismo Nazionale Bilaterale Servizi Integrati (ONBSI) abbia promosso uno studio realizzato dalla

Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con la Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – i cui responsabili scientifici sono Fidelia Cascini e Walter Ricciardi – pubblicato nell’ottobre del 2023.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa si intende con infezioni correlate all’assistenza e cosa emerge dallo studio promosso da ONBSI.

Infezioni correlate all’assistenza (ICA): definizione

Come si può leggere sul sito del Ministero della Salute

“Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono infezioni acquisite che costituiscono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria e possono verificarsi in ogni ambito assistenziale, incluso gli ospedali per acuti, il day-hospital/day-surgery, le strutture di lungodegenza, gli ambulatori, l’assistenza domiciliare, le strutture residenziali territoriali.”

Cosa vuol dire? Le ICA sono infezioni che un paziente contrae all’interno di un contesto sanitario, come ospedali o case di riposo, durante un ricovero o l’esecuzione di esami e controlli, e che non erano presenti o in incubazione al momento dell’ammissione dello stesso. 

Queste infezioni possono svilupparsi a causa di interventi medici, come chirurgia, inserimento di dispositivi medici (cateteri, sonde, ecc.), o esposizione a microrganismi nell’ambiente ospedaliero.

Le ICA possono includere infezioni del tratto urinario, infezioni del sito chirurgico, polmoniti, e sepsi, tra le altre.

Le ICA sono molto frequenti e costose

Come accennato nell’introduzione, le infezioni correlate all’assistenza rappresentano un problema sia clinico che economico, a causa della loro elevata frequenza e dei costi a esse connessi. 

Sempre secondo quanto riportato dal Ministero, infatti, si stima una frequenza di pazienti con un’infezione contratta durante la degenza in ospedale pari a 6,3 ogni 100, mentre nell’assistenza domiciliare ci si attesta su 1 paziente ogni 100, per un totale di 7 miliardi di Euro di costi da sostenere per la loro gestione.

Non tutte le ICA sono prevenibili, ma si stima attualmente che possa esserlo una quota superiore al 50%, questo vuol dire che in più della metà dei casi poteva essere evitata se solo si fosse eseguita in maniera corretta la sanificazione dei locali e delle strumentazioni. 

Lo studio di ONBSI

Lo studio “Le infezioni correlate all’assistenza: studio etiologico dei patogeni e delle sepsi, loro distribuzione territoriale, valutazione dei fattori e dei costi correlati”, promosso da ONBSI e condotto da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con la Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, affronta il tema delle ICA in modo molto completo e autorevole, anche grazie alla competenza dei professionisti coinvolti, nello specifico Paolo Berta, Fidelia Cascini, Walter Ricciardi, Daniele Spinelli e Giorgio Vittadini.

Vediamo cosa emerge da questo studio. 

1. Il rischio delle infezioni ospedaliere

Lo studio promosso da ONBSI riprende i dati e le fonti già citate dal Ministero della Salute, ribadendo che le infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano una delle complicanze più comuni nelle strutture sanitarie, con un rischio stimato tra il 5% e il 15% di contrarre un’infezione durante la degenza ospedaliera. 

Secondo uno studio dell’ECDC – European Centre for Disease Prevention and Control, il 5,7% dei pazienti sviluppa un’ICA, pari a 4,1 milioni di casi all’anno in Europa, causando circa 37.000 decessi diretti e contribuendo a 110.000 ulteriori decessi

L’impatto economico è altrettanto significativo: ogni caso di sepsi può prolungare la degenza di 15 giorni e incrementare i costi di assistenza tra 5.000 e 50.000 euro

Di conseguenza, ridurre le ICA attraverso misure preventive non solo migliorerebbe la sicurezza dei pazienti, ma consentirebbe anche un risparmio notevole per il sistema sanitario.

2. Il ruolo della sanificazione degli ambienti ospedalieri

ONBSI evidenzia, inoltre, il ruolo cruciale ricoperto dalla sanificazione degli ambienti ospedalieri nella riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, come ormai ampiamente dimostrato da numerosi studi. 

Le linee guida internazionali e nazionali raccomandano protocolli di pulizia differenziati in base alle aree di rischio presenti all’interno degli ospedali, divise in: 

  • aree ad altissimo rischio (AAR), come le sale operatorie, che richiedono procedure rigorose di sanificazione, gestite da personale altamente qualificato e specificamente formato; 
  • aree ad alto rischio (AR), che includono reparti critici e di isolamento, dove la contaminazione deve essere attentamente controllata, ma senza la stessa rigidità normativa delle AAR;
  • aree a medio rischio (MR), che comprendono spazi meno esposti a pazienti vulnerabili;
  • aree a basso rischio (BR) e a rischio quasi nullo (AE/LS). Sono principalmente zone amministrative e tecniche, che richiedono standard di igiene meno stringenti. 

Definire protocolli mirati in base a queste classificazioni è essenziale per mantenere elevati standard igienici e prevenire la diffusione delle ICA.

3. Correlazione tra offerta ospedaliera e costi sostenuti per igiene e pulizia

Lo studio condotto da ONBSI contiene una approfondita analisi, che mette in relazione il tipo di struttura ospedaliera e i costi a bilancio destinati alle attività di igiene e pulizia

È emerso che le variabili impiegate (Costi totali e Totale Posti Letto) hanno segno positivo, ovvero indicando che maggiore è la dimensione dell’ospedale, maggiore è la spesa a bilancio per pulizia.

Una anomalia rilevata riguarda le variabili relative ai posti letto chirurgici e per malattie infettive, in relazione all’intensità di cura, che sembrano non avere alcun impatto. Semplificando, ci si sarebbe atteso che la spesa per igiene e pulizia fosse direttamente proporzionale al numero di posti letto rientranti in questa fattispecie, ma non è così, se si esclude la terapia intensiva, dove invece questa correlazione esiste ed è marcata.

Nemmeno i Pronto Soccorso ad alta intensità rispettavano le attese. 

Detto questo, i modelli matematici e statistici impiegati hanno mostrato risultati non proprio rassicuranti

Ad esempio, negli anni 2017, 2018 e 2019, “a parità di dimensioni ospedaliere e delle altre caratteristiche per cui il modello è controllato, la spesa in pulizie e igiene è diminuita nel tempo in modo significativo”.

infezioni correlate all assistenza ICA studio ONBSI

Dalle analisi effettuate è emerso che chi dedica maggiori risorse economiche all’igiene e alle pulizie ottiene anche una riduzione statisticamente significativa del tasso di infezioni postoperatorie.

4. Rapporto tra ICA e frattura al femore

Lo studio ha analizzato le infezioni correlate all’assistenza (ICA) in un campione di pazienti ricoverati per fratture di femore nelle strutture ospedaliere pubbliche tra il 2016 e il 2019. 

La scelta di questo sottogruppo, caratterizzato da un’età media avanzata (81 anni) e da un intervento chirurgico invasivo, permette di esaminare un contesto a basso rischio ICA per comprendere meglio le implicazioni economiche e sanitarie di tali infezioni in casi più complessi

Mediamente, ogni ospedale ricovera 680 pazienti all’anno per frattura di femore, con un’incidenza dell’1% di ICA. Questi pazienti infetti trascorrono 21 giorni in ospedale, rispetto ai 12 giorni dei pazienti non infetti, generando un costo aggiuntivo di circa 4.500 euro per ogni ricovero senza alcun ricavo aggiuntivo. 

Questo impatta l’efficienza ospedaliera, poiché i posti letto rimangono occupati più a lungo, riducendo la disponibilità per nuovi ricoveri.

5. ICA per tipologia di ospedale

L’analisi delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) per tipologia di ospedale (aziende ospedaliere, universitarie e istituti di ricerca a carattere scientifico, IRCCS) ha rivelato una sostanziale uniformità nei risultati

Non sono emerse infatti differenze significative tra i vari tipi di ospedale in termini di gestione delle ICA, giornate di degenza o mortalità dei pazienti infetti. Le uniche variazioni rilevanti sono connesse alla dimensione delle strutture, che influenza il numero complessivo di ricoveri e, di conseguenza, il numero di ICA e decessi

Questa uniformità indica che la tipologia di ospedale non incide direttamente sulla prevalenza delle ICA, né sulle loro conseguenze economiche o cliniche per i pazienti.

6. ICA per distribuzione geografica

L’analisi geografica delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) evidenzia una chiara disparità tra le diverse Regioni italiane, con le aree meridionali che mostrano livelli peggiori in termini di prevalenza delle ICA

Questo riflette le differenze strutturali nel Servizio Sanitario Nazionale, con un impatto più gravoso in termini di costi sociali nelle Regioni del Sud

Qui, dove la qualità dei servizi sanitari è generalmente inferiore, le ICA contribuiscono in modo significativo all’aumento dei costi, peggiorando ulteriormente la situazione sanitaria locale.

7. Costi sociali

L’analisi dei costi sociali connessi alle infezioni correlate all’assistenza (ICA) ha evidenziato una correlazione tra la spesa per igiene e pulizia negli ospedali e l’incidenza di queste infezioni

Dallo studio emerge che una maggiore spesa per l’igiene ospedaliera è associata a una riduzione della mortalità evitabile causata dalle ICA e a una diminuzione delle giornate di degenza in eccesso

Queste giornate aggiuntive, generate dalle ICA, rappresentano un costo significativo per il sistema sanitario e riducono l’efficienza delle strutture ospedaliere, limitando il turnover dei posti letto. 

I modelli analizzati mostrano come ospedali che investono di più in igiene registrano minori tassi di mortalità per ICA e un uso più efficiente delle risorse ospedaliere, confermando che un maggiore impegno in questo ambito può portare benefici sia in termini economici che sociali.

8. Le implicazioni medico-legali e giudiziarie delle ICA

La giurisprudenza in materia di infezioni correlate all’assistenza (ICA) ha evidenziato che le strutture ospedaliere possono evitare la responsabilità se riescono a fornire una prova liberatoria adeguata, sebbene sia difficile da ottenere. 

Tuttavia, alcuni Tribunali hanno adottato un approccio che attribuisce automaticamente la responsabilità alla struttura, basandosi esclusivamente sul nesso causale tra trattamento sanitario e infezione, indipendentemente dal comportamento della struttura stessa. Questo orientamento, sebbene dettato dalla complessità della materia, non è giustificato dall’attuale regime di responsabilità civile.

La responsabilità civile, pur essendo sfidante in ambito sanitario, può avere una funzione deterrente, stimolando una maggiore attenzione alla prevenzione delle ICA, attraverso il controllo e la denuncia da parte degli operatori e degli utenti. 

Tuttavia, la prevenzione resta la soluzione primaria, come indicato dalla Legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure, che enfatizza l’importanza di linee guida basate su evidenze scientifiche e raccomandazioni per migliorare le pratiche sanitarie. 

Si propone anche l’istituzione di un fondo statale per risarcire i danni quando la struttura ospedaliera riesca a dimostrare la propria non responsabilità, simile a quanto previsto per i danni da vaccinazioni e trasfusioni.

In merito a questo argomento consigliamo la lettura di un articolo pubblicato lo scorso luglio da Il Sole 24 Ore, nel quale si ripercorre un anno di sentenze su sicurezza igienica e onere della prova

Conclusioni

La ricerca condotta dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e da ONBSI, ha sottolineato due aspetti cruciali

Il primo riguarda la disponibilità di dati nazionali forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha permesso di monitorare sistematicamente i bilanci delle aziende ospedaliere pubbliche senza dover ricorrere a indagini dirette, riducendo il rischio di dati distorti. Questo rappresenta una base fondamentale per l’implementazione di un sistema di monitoraggio continuo sulle infezioni correlate all’assistenza (ICA).

Il secondo aspetto evidenziato è la contrazione delle spese sanitarie per l’igiene e le pulizie negli ospedali pubblici italiani, una tendenza che è stata confermata dalle analisi. 

Tuttavia, con l’arrivo del Covid-19 nel 2020, si prevede un aumento di questi investimenti per garantire la sanificazione degli ambienti ospedalieri. Una futura analisi comparativa tra gli anni precedenti e successivi al 2020 potrebbe fornire un quadro più chiaro su come la pandemia abbia influenzato queste spese.

Un dato chiave che emerge è la scarsa correlazione tra le spese per igiene e pulizia e le caratteristiche degli ospedali che presentano un maggiore rischio di ICA. Questo mette in luce la necessità di allocare risorse in modo più mirato, in considerazione del rischio specifico per ogni struttura

Le aziende ospedaliere che investono di più in igiene e pulizie, infatti, mostrano una riduzione dell’incidenza di mortalità e delle giornate di degenza in eccesso, dimostrando che tali spese migliorano sia l’efficacia che l’efficienza degli ospedali.

Per approfondire, invitiamo a consultare il report integrale, disponibile sul sito di ONBSI, qui

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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