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Quali sono e come si fanno le prove allergiche

Quali sono e come si fanno le prove allergiche

Come si eseguono le prove allergiche, e quanti tipi di test esistono? Scopriamolo insieme in questa guida. Intro. 

Il Piano sanitario del Fondo ASIM prevede la copertura delle spese per i test allergometrici o prove allergiche, nello specifico: 

  • test epicutanei a lettura ritardata (patch test), fino a 30 allergeni, inclusa visita allergologica di controllo;
  • test percutanei e intracutanei a lettura immediata e ritardata per farmaci e per classe di farmaci;
  • test percutanei e intracutanei a lettura immediata per veleno di imenotteri – un ordine di insetti a cui appartengono, ad esempio, api e vespe – fino a 7 allergeni.

Chi soffre di allergia deve prima o poi sottoporsi alle prove allergiche, test in genere di facile esecuzione e per nulla invasivi, se si esclude il fastidio prodotto ad esempio dal prurito, che però svanisce nel giro di qualche minuto. 

Ma quali sono e come si fanno le prove allergiche? Scopriamolo insieme. 

Cosa sono le prove allergiche

Come suggerisce il nome, le prove allergiche consistono in una serie di test finalizzati all’individuazione delle sostanze alle quali il paziente è effettivamente allergico

Si parla di allergia (e non di intolleranza, attenzione!) quando il sistema immunitario reagisce a una sostanza in genere innocua per l’uomo che entra in contatto con il soggetto allergico. L’intolleranza, d’altrocanto, non consiste in una reazione da parte del nostro sistema immunitario, ma spesso è causata dalla mancanza nell’organismo di un enzima o alla produzione di sostanza che provocano dei sintomi.

Le sostanze che causano reazioni allergiche sono chiamate allergeni e i più comuni sono i seguenti:

  • polline di alberi e graminacee, che provocano la cosiddetta febbre da fieno;
  • acari della polvere domestica;
  • alimenti, come arachidi, latte e uova. In questo caso si parla di allergia alimentare (non intolleranza!);
  • pelliccia di animali, in particolare di animali domestici come cani e gatti; 
  • punture di insetti, come punture di api e vespe;
  • determinati medicinali.

A seconda della reazione del nostro sistema immunitario i sintomi possono essere lievi, intensi o molto gravi (rinite, asma, congiuntivite, eczema, orticaria), fino a giungere al cosiddetto shock anafilattico, che consiste nella liberazione di sostanze infiammatorie attraverso un meccanismo detto anafilassi.

Quali sono le prove allergiche

Le allergie possono verificarsi a seconda del modo in cui l’allergene entra in contatto con il nostro corpo, contatto che può avvenire per ingerimento, inalazione o contatto diretto con la pelle

Nel primo caso parliamo di allergie alimentari, nel secondo di allergie respiratorie e nel terzo di dermatiti da contatto

In genere si procede con i test allergometrici dopo una visita allergologica durante la quale vengono esposte dal paziente le manifestazioni delle reazioni allergiche subite, anche per evitare di sottoporre il paziente a test non essenziali. 

In base al tipo di reazione allergica si può procedere con 3 tipologie di prove allergiche: 

  • i test cutanei, come il prick test e il patch test, utilizzati per le allergie respiratorie e da contatto;
  • le analisi del sangue, come i RAST;
  • i test di eliminazione e/o provocazione, in genere eseguiti per diagnosticare le allergie alimentari. 

 Vediamo in cosa consistono. 

1. Test cutanei: prick test e patch test

Le prove allergiche più diffuse e di facile esecuzione, in genere svolte direttamente presso lo studio del medico allergologo, sono i test percutanei e intracutanei a lettura immediata e ritardata, i cosiddetti prick test

Si tratta di un esame efficace nel rilevare le allergie di tipo I, ovvero quelle caratterizzate da reazioni immediate, solitamente eseguito per identificare allergie a pollini, muffe, peli di animali domestici, acari della polvere e alimenti (fino a circa 50 sostanze diverse). 

Come si esegue? Si prende l’avambraccio del paziente – a volte nei bambini piccoli si opta per la schiena – e si posizionano delle gocce delle sostanze che si intende testare. In corrispondenza di ogni goccia viene applicata una piccola pressione con un aghetto che però non buca la pelle ma consente alla sostanza di entrare bene in contatto con l’epidermide. 

A questo punto, si aggiunge una sostanza per favorire la reazione, in genere istamina o glicerina e soluzione salina. 

Se il paziente è allergico a una – o più – sostanza applicata, apparirà una piccola bolla, simile a una puntura di zanzara, che denota l’avvenuta reazione. Il medico andrà a segnare quali sostanze hanno prodotto la reazione allergica. 

Per l’esame di frutta e verdura il test va eseguito con il cibo fresco, perché le loro proteine possono essere alterate dalle preparazioni industriali. In questo caso si parla di test prick by prick.

Il patch test, invece, è un tipo di prova allergica finalizzata all’individuazione di reazioni di tipo IV, ovvero quelle non immediate ma che si manifestano nell’arco di ore o giorni, in genere utilizzato per rilevare eventuali dermatiti e allergie da contatto.  

I patch test non utilizzano aghi, come abbiamo visto nei prick test; gli allergeni vengono aggiunti su appositi cerotti, applicati sulla pelle

Durante un patch test, la pelle può essere esposta a 20-30 estratti di sostanze che possono causare dermatite da contatto, come lattice, farmaci, fragranze, conservanti, tinture per capelli, metalli e resine.

I cerotti vanno indossati in genere per 48/72 ore, sull’avambraccio o sulla schiena, e non devono essere bagnati. Per questo motivo si consiglia di evitare il bagno e attività che possono favorire una intensa sudorazione. Quando vengono rimossi i cerotti si analizza la presenza di irritazione sulla pelle, che indica una reazione allergica all’allergene presente sulla patch. 

2. Esami del sangue

I test allergometrici possono essere eseguiti anche attraverso un prelievo di sangue alla ricerca delle IgE, una classe di anticorpi implicati spesso nelle reazioni allergiche di tipo I, quindi nel processo di anafilassi.

Questo tipo di esame è denominato RAST, acronimo di Radio Allergo Sorbent Test.

Un livello elevato di IgE totali può in effetti essere riscontrato nei soggetti con un rischio più alto di sviluppare allergie, ma esistono anche molteplici altri fattori implicati nella produzione di questi anticorpi. 

Il RAST è considerato una indagine diagnostica di secondo livello, in quanto viene eseguito solo nel caso in cui i test percutanei e intracutanei a lettura immediata e ritardata non possono essere eseguiti, a causa ad esempio di una dermatite estesa – o non riflettono la storia clinica del paziente, ma ha l’innegabile vantaggio di non essere condizionato dai farmaci e di poter testare molti allergeni con un singolo prelievo.

3. Test di eliminazione e/o provocazione

Particolarmente utili nella diagnosi delle allergie alimentari, i test di eliminazione e/o provocazione consistono nella sospensione del consumo di un certo alimento e/o nell’esposizione del paziente allo stesso. 

L’obiettivo, com’è facile intuire, è quello di verificare se effettivamente un tale alimento possa o meno provocare una reazione allergica in un soggetto

Nel caso della eliminazione, quindi, si esclude dall’alimentazione il cibo sospetto in modo completo, per un periodo più o meno lungo (in genere almeno 4 settimane). 

Non è un test di facile esecuzione, soprattutto quando l’alimento da eliminare è presente in moltissimi cibi, anche magari solo in piccolissime dosi o solo come possibile agente contaminante (la dicitura “potrebbe contenere tracce di…”). 

La provocazione, invece, consiste esattamente nell’approccio opposto. Invece di rimuovere la sostanza che provoca la reazione allergica, il medico la somministra al paziente in ambiente controllato per verificare se è davvero allergico a quel cibo

Conclusioni

Quindi, quando si parla di prove allergiche è importante specificare il tipo di esame che si deve eseguire, anche se in genere si procede con i prick test. 

Sarà l’allergologo a stabilire come procedere e ad interpretare in modo corretto i risultati degli esami

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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