La popolazione mondiale, e quella italiana in particolare, invecchia sempre di più. Questo rappresenta un problema per la Sanità Pubblica e la relativa spesa sanitaria. Approfondiamo insieme. Intro.
Con l’espressione “spesa sanitaria” ci riferiamo a quella sostenuta dagli Stati, non dai singoli cittadini, che pagano le prestazioni o i relativi ticket, laddove non rientrino nelle categorie coperte dalle esenzioni previste.
Secondo alcuni dati e rilevazioni, anche recenti, è evidente che una oculata spesa sanitaria generi, al suo aumento, una crescita della speranza di vita dei cittadini.
In poche parole, se spendiamo di più in sanità, le persone vivranno di più e, spesso, meglio.
Questo dato, unito al calo demografico ed al sempre crescente invecchiamento della popolazione, si traduce in un problema per la sanità pubblica in tutto il mondo.
Con questo articolo intendiamo analizzare la situazione e, partendo dai dati disponibili, cercheremo di trattarlo in maniere semplice, ma mai semplicistica.
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Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione
Secondo le proiezioni dell’Istat, basate sui dati di natalità e abitanti in Italia a partire dal 1972 fino al 2061, risulta più evidente il problema dell’invecchiamento della popolazione.
La piramide dell’età, infatti, si sta evolvendo, presentando una base sempre più assottigliata e una parte centrale più ampia.
Cosa significa? Nascono meno bambini, questo comporta un aumento generale dell’età della popolazione che, vivendo più a lungo, necessita di maggiori prestazioni sanitarie.
Nel 2019 la piramide dell’età italiana è la seguente.
Le proiezioni ISTAT prevedono un aumento dell’età della popolazione italiana nei prossimi 42 anni, presentando un grafico più simile ad un rettangolo che ad una piramide, con una parte alta della stessa più larga.
Avremo, quindi, più anziani che giovani, e questo rappresenta un problema sia per la sanità pubblica che per la previdenza sociale.
La condizione italiana non è molto dissimile da quella degli altri Paesi europei, come rilevato dal sito PopulationPyramid.net.
Spesa sanitaria nei Paesi OCSE in relazione al PIL
Per comprendere il livello di spesa sanitaria di un Paese è necessario confrontarlo con il Prodotto interno lordo dello stesso, che misura il valore di mercato aggregato di tutte le merci finite e di tutti i servizi prodotti nei confini di una nazione in un dato periodo di tempo.
In parole povere, il PIL ci dice il livello di ricchezza di un Paese sulla base di ciò che il mercato interno riesce a produrre.
Nel rapporto “Health at a Glance 2019” si legge che le persone nei paesi dell’OCSE vivono più a lungo, ma il peso delle malattie mentali
e delle malattie croniche sta aumentando
Inoltre, ci dice che il livello di spesa sanitaria contribuisce alla longevità della popolazione, anche se si tratta solo di un elemento tra i tanti da valutare, ad esempio abitudini di vita e determinanti sociali che influiscono sulla salute.
Riportiamo di seguito un grafico, relativo all’anno 2018, nel quale si mostra il rapporto tra spesa sanitaria e PIL nei Paesi OCSE, suddivise tra intervento pubblico/obbligatorio (government/Compulsory) e privato/volontario (voluntary/out-of-pocket).
Guardando questo grafico si potrebbe pensare che negli USA la sanità sia migliore rispetto agli altri Paesi, e di conseguenza anche l’aspettativa di vita, ma non è così.
Ricordiamo che la percentuale è in relazione al PIL, esistono però Paesi, come l’Italia, nei quali il PIL è decisamente inferiore, quindi la spesa sanitaria in relazione ad esso.
Approfondiamo questo punto, molto importante.
Spesa sanitaria e speranza di vita: i dati Eurostat
Secondo i dati Eurostat, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2017 la popolazione di età uguale o superiore ai 65 anni è aumentata nel 2.2% nel nostro Paese.
La crescita della quota relativa di anziani può essere spiegata dalla maggiore longevità, andamento ormai evidente da diversi decenni dovuto all’aumento della speranza di vita, collegata al miglioramento delle cure sanitarie offerte.
Si prevede, infatti, che la percentuale delle persone di età pari o superiore agli 80 anni nella popolazione dell’UE-28 risulterà più che raddoppiata tra il 2017 e il 2080, passando dal 5,5 % al 12,7 %.
Questo si traduce in un aumento considerevole dell’accesso a cure mediche e della percentuale di individui in uno stato di non autosufficienza.
Se aggiungiamo a questo quadro, già di per sé preoccupante, il dato relativo al calo drastico della percentuale di soggetti in età lavorativa nei prossimi decenni, possiamo immaginare quali difficoltà oggettive bisognerà affrontare.
Semplificando al massimo, se da un lato abbiamo meno persone in età lavorativa, che producono ricchezza e contribuiscono, con le tasse, a sostenere le casse dello Stato, e dall’altro abbiamo sempre più persone anziane che necessitano di cure mediche e percepiscono una pensione – che drena risorse enormi – è evidente che i sistemi sanitari pubblici come li conosciamo oggi non saranno più sostenibili.
Conclusioni
Il rapporto tra spesa sanitaria e speranza di vita è di estrema importanza per comprendere come affrontare le sfide che ci attendono nei prossimi anni, che vedranno un lento ma inesorabile invecchiamento della popolazione mondiale con il conseguente aumento del ricorso alla medicina.
Certo, questi dati non tengono in conto dei flussi migratori, che non possono essere previsti in modo certo essendo diretta emanazione delle situazioni presenti nei Paesi in via di sviluppo e delle politiche adottate dalle nazioni avanzate, ma il quadro generale non risulterebbe stravolto in senso positivo.
Nella direzione di una sanità più efficiente si pone la maggiore integrazione tra servizio sanitario nazionale e assistenza sanitaria integrativa rappresenta una leva importante per affrontare il problema e il Fondo ASIM, nel suo quotidiano, ha intenzione di continuare a contribuire.