
Prevenire è meglio che curare, quante volte abbiamo usato questa frase? Certamente molte, ma quante volte ci siamo soffermati a riflettere su cosa si voglia realmente affermare con tale luogo comune e quanto questo modo di dire sia valido.
Per prima cosa è necessario definire alcuni termini quali prevenzione sanitaria primaria, secondaria o terziaria, educazione sanitaria e attività di prevenzione.
La prevenzione sanitaria, cioè l’insieme di attività mirate a evitare il formasi o lo svilupparsi di stati patologici può essere suddivisa in “PRIMARIA” se si evita il formarsi dell’alterazione (cioè agendo sui fattori di rischio modificabili), “SECONDARIA” se si interviene quanto già l’alterazione è presente, ma è ancora in fase asintomatica, e “TERZIARIA” se l’attività preventiva ha come obiettivo l’evitare il ripetersi dell’evento, che già ha creato sintomi, o il suo aggravarsi.
Tale premessa fa subito comprendere che le varie modalità di agire (attività di prevenzione) sono differenti anche riguardo agli obiettivi. Svolgere un’iniziativa di educazione sanitaria certamente ha lo scopo di sviluppare la prevenzione delle sue tre fasi ed è sicuramente la forma più completa, ma d’altra parte, questa forma di intervento che si rivolge a tutta una popolazione non può raggiungere facilmente i propri obiettivi, poiché la correzione delle abitudini scorrette ma inveterate, e spesso più “piacevoli” di quelle consigliate dai medici, non è certamente facile.
Inoltre gli “stili di vita” corretti devono essere applicati a lungo o meglio per sempre, per ottenere i vantaggi sperati. Queste difficoltà spiegano certamente perché moltissime persone, anche se comprendono pienamente l’importanza di abitudini corrette, faticano ad applicarle con costanza e preferiscono assumere farmaci per contrastare gli effetti nocivi (ad esempio farmaci per abbassare il colesterolo, fibre in compresse o integratori alimentari piuttosto che diete corrette) o lo scarso effetto che hanno sulla popolazione certe iniziative mirate a incrementare l’attività fisica o a ridurre il fumo.
Questi comportamenti comunque, stanno lentamente incrementandosi, infatti anche le ultime statistiche hanno mostrato che, specialmente nelle nuove generazioni, sta crescendo il bisogno di salute a cui si risponde con abitudini di vita corrette. Infatti, si è certamente ridotta l’abitudine al fumo, specialmente nei giovani di sesso maschile, e molti cittadini utilizzano cibi più equilibrati per quanto riguarda i rapporti tra i vari componenti (fibre, grassi, proteine, carboidrati, sali minerali) e a minor contenuto calorico.
Tale atteggiamento sembrerebbe comunque scontrarsi con le lunghe file presenti nei fast food (in cui in genere si consumano cibi ad alto contenuto proteico e lipidico – i grassi – con poche fibre e a elevato valore calorico), o con il troppo tempo che le nuove generazione passano davanti al televisore o al computer piuttosto che sui campi sportivi.
L’organizzazione Europea che presiede alle iniziative di prevenzione oncologica ha stabilito delle linee guida che sono state sintetizzate nel seguente decalogo:
- Non fumare. Se fumi, smetti il più presto possibile e non fumare in presenza di altri. Se non hai mai fumato, non provare a farlo.
- Se bevi alcolici, birra, vino o liquori, moderane il consumo.
- Aumenta il consumo quotidiano di verdura e frutta fresca. Mangia spesso cereali ad alto contenuto di fibre.
- Evita l’eccesso di peso, aumenta l’attività fisica e limita il consumo di alimenti grassi.
- Evita l’eccessiva esposizione al sole ed evita le scottature, soprattutto nell’infanzia.
- Attieniti strettamente alle norme che invitano a non esporsi alle sostanze riconosciute come cancerogene, rispettando tutte le istruzioni di igiene e di sicurezza-nei luoghi di lavoro e nella vita quotidiana.
- Consulta un medico se noti un rigonfiamento sospetto, una lesione che non guarisce, un neo che cambia forma, dimensione, colore, o se hai una improvvisa e inspiegabile emorragia.
- Consulta un medico se hai continui problemi, quali tosse e raucedine persistente, un mutamento delle abitudini intestinali o urinarie o una perdita inspiegabile di peso.
- Effettua regolarmente uno striscio vaginale per la diagnosi precoce del cancro al collo dell’utero e partecipa ai programmi di screening.
- Sorveglia regolarmente il tuo seno. Partecipa ai programmi di screening mammografico.
Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, basata sulla diagnosi precoce di stati asintomatici, è necessario che qualunque intervento segua precise regole. Esse sono state definite dalle organizzazioni internazionali che coordinano le attività in ambito sanitario. Queste norme dividendo gli interventi, a seconda che ci si rivolga a singoli soggetti con specifici fattori di rischio (ad esempio soggetti con patologie già esistenti nei familiari o nei genitori, soggetti con abitudine al fumo, soggetti che abitano in specifiche aree a rischio per alcune patologie, presenza di sintomatologia sfumata ecc.) o popolazioni in toto, indicano le modalità di intervento specifico. Queste regole chiariscono per prima cosa che qualunque tipo di intervento deve corrispondere a specifiche caratteristiche.
In particolare un’iniziativa di prevenzione per essere pienamente rispondente ai criteri di utilità e validità:
- deve essere rivolta a patologie diffuse nella popolazione e prevenibili o curabili se diagnosticate in tempo;
- utilizzare metodiche di provata efficacia e il meno impegnative possibili per i soggetti partecipanti all’iniziativa;
- essere accompagnata da una educazione sanitaria per rendere attivamente partecipi i soggetti;
- essere ripetuta nel tempo al fine di incrementare il potere diagnostico del singolo esame.
Il corrispondere a questi requisiti è necessario perché un intervento sia nel giusto rapporto costo-beneficio e ottenga i migliori risultati.
Ciò spiega perché alcuni esami possano essere usati nell’ambito di iniziative di prevenzione o, viceversa, debbano essere utilizzati per altri scopi diagnostici. Ad esempio è ormai da tutti riconosciuta la validità dell’esame mammografico in donne di età superiore ai 50 anni per la diagnostica delle neoplasie del seno.
Tale esame per ottenere i corretti risultati deve essere ripetuto annualmente. La mammografia viceversa non dovrebbe invece essere applicata per ricercare le neoplasie mammarie in una popolazione di donne sane di 30 anni, poiché il seno in tale età presenta una struttura differente e quindi l’esame mammografico non potrebbe garantire validi risultati in tale popolazione (quindi in tale popolazione ove si decidesse di intraprendere una attività di prevenzione per individuare i rari casi di neoplasia in giovane età, si dovrebbe utilizzare l’esame ecografico).
Altro esempio è quello del pap test che certamente è l’esame primario per riconoscere una neoplasia del collo dell’utero in fase presintomatica, e quindi in un momento in cui la terapia possa ottenere i massimi risultati con interventi minimi.
Non è invece corretto effettuare iniziative, rivolte a una popolazione di soggetti a basso rischio, che siano mirate alla ricerca di patologie rare in quella forma di popolazione, o utilizzino metodiche con scarsa sensibilità diagnostica. Ad esempio non è utile cercare di compiere una diagnosi precoce di tumore, specie in una popolazione a basso rischio, effettuando esami del sangue per ricercare i cosiddetti markers tumorali (sostanze cioè che prodotte dai tumori, quando questi siano abbastanza diffusi), che dovrebbero essere usati per predire recidive o valutare i risultati di una terapia.
Da tempo il Fondo ASIM consente ai propri iscritti di fruire di pacchetti di prevenzione mirati alla diagnosi precoce delle patologie che hanno maggior impatto sulla nostra vita: le malattie dell’apparato cardiovascolare e del dismetabolismo e le patologie oncologiche di maggior rilevanza sia negli uomini (patologie prostatiche) che nelle donne (patologie mammarie e dell’apparato genitale).
Inoltre, esempio più che raro tra i fondi sanitari integrativi, il Fondo ASIM ha intrapreso un’opera di informazione (prevenzione primaria) con il supporto della Fondazione per la Ricerca sul Cancro (AIRC) per trasmettere messaggi sulle corrette e più efficaci iniziative che possono essere attuate, da ognuno di noi, per prevenire le patologie neoplastiche.
Da quanto mostrato si comprende quali siano le possibilità, ma anche le difficoltà, di attuare una iniziativa di prevenzione. La prevenzione non potrà certo consentire di superare tutte le patologie, ma è stato calcolato che correggendo gli stili di vita alterati o effettuando corrette indagini per diagnosticare precocemente stati patologici asintomatici sarebbe possibile ridurre l’incidenza di alcune patologie di oltre l’80%.
Ciò forse non incrementerà la durata della vita, ma certamente consentirà un grande miglioramento della qualità della vita stessa, poiché oggi più che mai è importante “dare vita agli anni più che anni alla vita”.
Marco Turbati
Medico chirurgo specialista in cardiologia