In genere, i nei sulla pelle sono benigni e non rappresentano una minaccia per la nostra salute, ma in alcuni casi potrebbero indicare la presenza di un melanoma. Approfondiamo insieme. Intro.
I nei, o nevi, sono delle formazioni cutanee estremamente comuni e, nella maggior parte dei casi, sono innocui. Tuttavia, in alcune situazioni, un neo può trasformarsi in una lesione pericolosa, potenzialmente associata al melanoma, una delle forme più aggressive di tumore della pelle.
Essere in grado di riconoscere i segnali di un neo maligno è fondamentale per prevenire complicazioni gravi e intervenire tempestivamente.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire come riconoscere i nei pericolosi e distinguerli da quelli sani.
Indice dei Contenuti
Classificazione dei nei
I nei sono lesioni cutanee che possono presentarsi in diverse forme, dimensioni, colore, struttura e localizzazione. Per riconoscere i nei pericolosi, e distinguerli quindi da quelli benigni e innocui, è necessario innanzitutto sapere come sono fatti e quanti tipi ne esistono.
Esistono moltissime tipologie di nei, ma la classificazione standard li raggruppa essenzialmente in tre categorie, ognuno delle quali presenta caratteristiche specifiche e un diverso rischio di trasformazione maligna:
- nevi comuni;
- nevi congeniti;
- nevi displastici.
1. Nevi comuni
I nevi comuni sono formazioni benigne che si sviluppano durante l’infanzia o l’adolescenza. La maggior parte delle persone ha tra i 10 e i 40 nevi comuni.
A loro volta, si suddividono in molteplici tipologie, le più comuni delle quali sono le seguenti:
- nevo giunzionale: di solito piatto o leggermente rilevato, con una colorazione che varia dal marrone chiaro al quasi nero. La sua dimensione varia da 1 a 10 mm. I melanociti si trovano alla giunzione tra l’epidermide e il derma, rendendolo potenzialmente suscettibile a modifiche nel tempo;
- nevo composto: di colore marrone chiaro o scuro, può essere rilevato o prominente, con dimensioni tra 3 e 6 mm. In questo tipo, i melanociti sono presenti sia alla giunzione dermo-epidermica che nel derma;
- nevo intradermico: di solito color carne, con superficie liscia o coperta da peli. È rilevato, con dimensioni da 3 a 6 mm, e contiene melanociti esclusivamente nel derma, riducendo il rischio di evoluzione maligna.
2. Nevi congeniti
I nevi congeniti sono presenti fin dalla nascita e possono variare notevolmente per dimensione. La loro superficie può essere piatta o irregolare, a volte ricoperta da peli.
Sebbene molti siano benigni, il rischio di melanoma è maggiore in quelli più grandi, chiamati anche nevi giganti, soprattutto se superano i 20 cm di diametro.
3. Nevi displastici
I nevi displastici, noti anche come nevi atipici, possono sembrare irregolari nella forma e nel colore rispetto a quelli comuni.
Spesso, infatti, hanno bordi frastagliati, colori che variano dal marrone al rosso, e dimensioni maggiori rispetto ai nei normali.
Per questo motivo, sono considerati una condizione precancerosa e possono aumentare il rischio di melanoma, specialmente in individui con tanti nevi displastici e una storia familiare di tumore della pelle.
4. Altri tipi di nevi
A quelli fin qui elencati possiamo aggiungere altri tipi di nei, meno comuni dei precedenti, ma comunque molto diffusi nella popolazione mondiale.
Ci riferiamo a:
- halo nevus (nevo alonato): è circondato da un alone di pelle depigmentata. Anche se di per sé benigno, l’infiammazione e la perdita di melanociti nell’alone possono richiedere controlli dermatologici, poiché il fenomeno potrebbe essere legato alla risposta immunitaria del corpo;
- nevo blu: di colore bluastro o grigiastro, è solitamente piatto ma può essere leggermente rilevato, con dimensioni tra i 2 e i 4 mm. Il suo colore è dovuto alla presenza di melanociti dendritici profondamente pigmentati nel derma. Sebbene raramente maligno, può somigliare a un melanoma in fase iniziale e richiede un monitoraggio regolare;
- nevo di Spitz: un tipo di nevo relativamente raro, spesso rialzato e di colore rosa o rossastro, che può somigliare a un melanoma. Si sviluppa più comunemente nei bambini, ma può presentarsi anche negli adulti. Viene spesso rimosso preventivamente per evitare diagnosi errate;
- nevo di Becker: è una lesione pigmentata e irregolare, solitamente di grandi dimensioni, che tende a comparire durante l’adolescenza, più frequentemente nei maschi. Non ha un rischio maligno significativo, ma la sua comparsa può essere legata a squilibri ormonali;
- nevi di Sutton: noti anche come nevi regrediti, si caratterizzano per un anello di depigmentazione che circonda una macchia scura. Si pensa che siano associati a un’infiammazione locale che porta alla regressione del pigmento all’interno del nevo;
- nevi di Reed: sono un tipo di nevo melanocitario composto, che presenta una distribuzione di cellule melanocitarie in uno strato più superficiale della pelle. Possono apparire come lesioni scure e hanno un potenziale maligno molto basso;
- nevi di Miescher: sono nevi melanocitari che si presentano come lesioni sollevate, generalmente di colore marrone chiaro o scuro. Spesso si sviluppano nel corso della vita e sono considerati benigni;
- nevi di Unna: sono caratterizzati da un accumulo di pigmento in profondità nel derma e possono apparire come macchie scure. Sono solitamente benigni e possono variare di forma e dimensione.
Com’è facile intuire, la distinzione precisa tra le varie tipologie di nei è ad appannaggio dei dermatologi, specialisti nella materia e in grado di riconoscere le fattezze di ognuno.
Quello che possiamo fare noi, cittadini comuni non in possesso di nozioni mediche sufficienti, è prestare attenzione ad alcuni segnali anomali che potrebbero suggerire l’esigenza di un controllo approfondita.
Vediamo, quindi, come riconoscere i nei pericolosi attraverso una autovalutazione.
Come riconoscere un neo maligno: l’ABCDE del melanoma
Come spiegato, i nei si possono presentare con forme, dimensioni, colori e caratteristiche differenti, in grado di variare anche nel corso del tempo.
Alcuni potrebbero suggerire la presenza di una condizione maligna, da controllare con urgenza, mentre altri rientrano nel novero dei nei innocui, dei quali non preoccuparsi.
Uno strumento utilizzabile anche da noi è il cosiddetto ABCDE del melanoma, dove ogni lettera lettera dell’acronimo rappresenta un criterio specifico da osservare:
- A – Asimmetria: un neo benigno tende a essere simmetrico, mentre il melanoma è spesso asimmetrico. Se una metà del neo appare diversa dall’altra, è il caso di consultare un dermatologo;
- B – Bordi: i nei benigni hanno bordi regolari e ben definiti, mentre i melanomi spesso presentano bordi irregolari, frastagliati o sfumati. Un bordo disomogeneo può essere un segno di crescita tumorale;
- C – Colore: i nei benigni di solito hanno un colore uniforme. Un melanoma, invece, può avere diverse tonalità di marrone, nero, rosso, blu o bianco. La presenza di più colori in un singolo neo è un segnale di allarme;
- D – Diametro: i melanomi tendono ad essere più grandi rispetto ai nei normali. Sebbene non sia un criterio assoluto, un diametro superiore ai 6 mm (circa la dimensione di una gomma da matita) può essere indicativo di un problema;
- E – Evoluzione: l’aspetto di un melanoma cambia nel tempo. Se un neo subisce modifiche nella forma, nelle dimensioni, nel colore o in qualsiasi altra caratteristica, è importante sottoporsi a un controllo.
Oltre al metodo ABCDE, ci sono altri indicatori e sintomi che possono aiutare a valutare se un neo necessita di ulteriori esami o della rimozione, tra cui i seguenti:
- cambiamento improvviso: se un neo esistente cambia rapidamente in dimensioni, forma o colore, potrebbe essere il segnale di una trasformazione maligna;
- neo nuovo: l’apparizione di un nuovo neo in età adulta, soprattutto se sembra diverso dagli altri presenti sulla pelle, merita attenzione;
- sanguinamento o secrezioni: un neo che sanguina, trasuda liquido o presenta croste senza una causa apparente deve essere esaminato da un dermatologo;
- dolore o prurito: i nei di solito non provocano sintomi come dolore o prurito. Se un neo comincia a dare fastidio o a provocare dolore, è importante farlo controllare.
Sia chiaro, il metodo ABCDE è uno strumento di autovalutazione che non sostituisce un esame medico professionale, ma rappresenta un importante promemoria per monitorare i cambiamenti della propria pelle e agire rapidamente in caso di sospetti.
È importante ricordare, inoltre, che non tutti i cambiamenti nei nei indicano la presenza di un melanoma, ma qualsiasi variazione significativa deve essere prontamente valutata da un dermatologo.
Un controllo periodico della pelle, magari associato alla mappatura dei nei, è un ottimo strumento di prevenzione per individuare eventuali segnali sospetti.
Fattori di rischio del melanoma
Oltre ai cambiamenti visibili nei nei, ci sono diversi fattori di rischio in grado di aumentare la probabilità di sviluppare un melanoma, alcuni modificabili, altri legati a predisposizioni genetiche o ambientali.
Vediamo quali sono:
- esposizione eccessiva ai raggi UV: l’esposizione prolungata e non protetta ai raggi ultravioletti, sia del sole che delle lampade abbronzanti, è uno dei maggiori fattori di rischio per il melanoma. Le scottature solari, in particolare quelle avvenute durante l’infanzia e l’adolescenza, aumentano significativamente il rischio di sviluppare il tumore in età adulta;
- pelle chiara e occhi chiari: le persone con carnagione chiara, occhi chiari, capelli biondi o rossi e una tendenza a scottarsi facilmente hanno un rischio maggiore di sviluppare il melanoma rispetto a quelle con carnagione più scura. Ciò è dovuto alla minore quantità di melanina, il pigmento protettivo della pelle, che rende più vulnerabili ai danni UV;
- presenza di numerosi nei o nevi atipici: avere molti nei (più di 50) o nevi displastici, che presentano forme e colori irregolari, aumenta il rischio di melanoma. Come già spiegato prima, essi non sono di per sé maligni, ma hanno una maggiore probabilità di evolvere in tal senso rispetto agli altri tipi;
- storia familiare di melanoma: se uno o più membri della famiglia hanno avuto un melanoma, il rischio personale di sviluppare lo stesso tumore aumenta. Questa predisposizione può essere legata a mutazioni genetiche ereditarie, come quelle nei geni CDKN2A e CDK4, che predispongono allo sviluppo di tumori della pelle;
- sistema immunitario compromesso: le persone con un sistema immunitario indebolito, ad esempio a causa di terapie immunosoppressive o infezioni come l’HIV, sono più suscettibili a sviluppare tumori della pelle, incluso il melanoma;
- età e sesso: sebbene il melanoma possa colpire persone di ogni età, è più comune negli adulti sopra i 50 anni. Tuttavia, è uno dei tumori più frequenti nei giovani adulti, soprattutto nelle donne sotto i 40 anni. Negli uomini, invece, si riscontra più comunemente sulle spalle e sulla schiena, mentre nelle donne si manifesta spesso su gambe e braccia;
- storia personale di melanoma o di altri tumori cutanei: chi ha già avuto un melanoma ha un rischio significativamente maggiore di svilupparne un secondo. Anche altri tumori cutanei, come il carcinoma basocellulare o squamoso, possono aumentare il rischio.
Come detto, alcuni di questi fattori di rischio sono prevenibili, attraverso alcune misure da mettere in atto. Ad esempio, l’uso regolare di protezione solare, indossare indumenti protettivi e limitare l’esposizione solare, specialmente nelle ore centrali della giornata, risultano essere misure molto efficaci.
Per approfondire, invitiamo a leggere il nostro articolo Colpo di calore e insolazione (colpo di sole): cosa fare?.
Quanto tempo impiega un neo a trasformarsi in melanoma?
Il tempo che impiega un neo a trasformarsi in un melanoma può variare notevolmente da caso a caso. Non esiste una tempistica definita, poiché il processo dipende da diversi fattori, come la predisposizione genetica, l’esposizione ai raggi UV e la tipologia di neo.
Tuttavia, è possibile distinguere alcune caratteristiche generali legate allo sviluppo del melanoma.
In molti casi, la trasformazione di un neo benigno in un melanoma avviene in modo graduale e può richiedere diversi anni. Nei melanomi più superficiali, il cambiamento è lento, e il melanoma può rimanere limitato agli strati superiori della pelle per un periodo di tempo significativo, fino a che non inizia a crescere in profondità.
Esistono però forme di melanoma particolarmente aggressive, come il melanoma nodulare, che possono svilupparsi rapidamente, addirittura nell’arco di pochi mesi. Questo tipo di melanoma si distingue per una crescita veloce e per il fatto che tende a manifestarsi già in uno stadio avanzato, rendendo più difficile una diagnosi precoce.
La velocità di trasformazione è influenzata anche dal tipo di nevo: i nevi displastici e quelli congeniti di grandi dimensioni hanno un rischio più alto di evolvere in melanoma rispetto ai nevi comuni. Pertanto, una sorveglianza dermatologica regolare è essenziale per rilevare precocemente eventuali cambiamenti sospetti e prevenire lo sviluppo del melanoma in fase avanzata.
Cosa fare con i nei pericolosi?
Se un neo presenta caratteristiche sospette o viene considerato a rischio di trasformarsi in melanoma, è fondamentale intervenire tempestivamente.
Ecco cosa fare per gestire i nei pericolosi.
- Visita dermatologica: il primo passo è sottoporsi a una visita dermatologica. Un dermatologo può esaminare il neo utilizzando il dermatoscopio, uno strumento che permette di osservare i nei a livello microscopico per individuare eventuali segni di malignità. È consigliabile eseguire controlli dermatologici regolari, soprattutto se si hanno molti nei, se si è soggetti a scottature solari o si hanno precedenti familiari di melanoma.
- Mappatura dei nei: nei casi in cui ci siano molti nei o nei sospetti, è utile eseguire una mappatura digitale della pelle. Questa tecnica consente di fotografare l’intera superficie cutanea e monitorare eventuali cambiamenti nel tempo, aiutando a identificare rapidamente nuovi nei o modifiche di quelli esistenti.
- Autoesame periodico: eseguire un autoesame della pelle ogni uno o due mesi può aiutare a rilevare eventuali cambiamenti. È importante osservare la forma, il colore, le dimensioni e la simmetria dei nei, utilizzando uno specchio per controllare anche le zone meno visibili, come la schiena o il cuoio capelluto.
- Rimozione chirurgica: se un dermatologo identifica un neo pericoloso o potenzialmente maligno, il passo successivo è la rimozione chirurgica. Questo intervento avviene solitamente in anestesia locale e consiste nell’asportazione del neo insieme a un piccolo margine di pelle sana per garantire la completa rimozione delle cellule a rischio.
- Sorveglianza post-asportazione: dopo la rimozione di un neo sospetto, il tessuto viene inviato per un esame istologico per confermare la natura benigna o maligna del neo. Se il risultato conferma che il neo era pericoloso, potrebbero essere necessari ulteriori trattamenti o una sorveglianza più frequente, come visite dermatologiche più ravvicinate o il controllo di eventuali linfonodi vicini, a seconda del grado di rischio.
Seguendo le indicazioni del proprio dermatologo, è possibile riconoscere precocemente un neo potenzialmente pericoloso e intervenire subito, scongiurando complicanze gravi.
Cosa succede se un neo risulta maligno?
Se un neo viene diagnosticato come maligno (melanoma o altro tumore cutaneo), il passo successivo è l’avvio immediato di un trattamento per rimuoverlo e monitorare eventuali complicanze. L’intervento tempestivo è cruciale per prevenire la diffusione del tumore.
La prima azione è la rimozione del neo maligno tramite chirurgia. Il dermatologo o il chirurgo oncologo asporterà il tumore insieme a una porzione di pelle sana circostante (anche detta “margine di sicurezza”) per ridurre il rischio di recidiva.
Se il melanoma è di uno stadio avanzato o di grande spessore, si procede con la biopsia del linfonodo sentinella, un esame che permette di verificare se il tumore si è diffuso ai linfonodi più vicini.
Dopo l’intervento, il melanoma viene classificato in base alla sua estensione (stadio) – dallo stadio 0 (melanoma in situ, limitato agli strati superficiali della pelle) allo stadio IV (melanoma metastatico, che si è diffuso ad altre parti del corpo) – da cui dipende il piano di trattamento, che in genere prevede il ricorso a immunoterapia, chemioterapia, radioterapia e/o terapia mirata.
Dopo il trattamento iniziale, il paziente dovrà sottoporsi a controlli regolari per monitorare eventuali recidive. La frequenza dei controlli dipenderà dallo stadio del melanoma. Il monitoraggio include esami fisici, scansioni e, talvolta, analisi del sangue per individuare possibili segni di ritorno del tumore.
Chi ha avuto un melanoma è a maggior rischio di svilupparne un altro. Per questo motivo, il dermatologo raccomanderà di seguire rigide misure di protezione solare, controlli regolari della pelle e l’autoesame dei nei.
La prognosi di un melanoma maligno dipende molto dalla tempestività della diagnosi e dallo stadio del tumore al momento della scoperta. Se viene rilevato precocemente, quando è confinato agli strati superficiali della pelle, le probabilità di guarigione sono molto alte. Tuttavia, se il melanoma si è diffuso ad altre parti del corpo, il trattamento diventa più complesso e la prognosi meno favorevole.
Ecco perché una diagnosi precoce è fondamentale per migliorare le possibilità di un esito positivo.