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Prevenzione delle malattie cerebrovascolari: la guida completa

prevenzione Malattie cerebrovascolari

Le malattie cerebrovascolari rappresentano una delle sfide sanitarie più importanti a livello globale. Comprendere cosa sono, quale impatto hanno sulla popolazione e, soprattutto, come è possibile prevenirle, costituisce un passo fondamentale per proteggere la propria salute lungo l’intero arco della vita.

L’attenzione dedicata a queste patologie è motivata da dati di grande rilevanza. A livello mondiale, le malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità.

Anche in Italia, il quadro è simile. Secondo i dati ISTAT, nel 2022 i decessi causati da malattie del sistema circolatorio sono stati 222.717, pari al 27% del totale, di cui circa il 7% relative a malattie cerebrovascolari.

decessi per causa di morte istat
mortalità per le principali cause di morte istat

Approfondiamo insieme, e vediamo come prevenire le malattie cerebrovascolari, basandoci su quanto riportato nel documento informativo “Prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita”, redatto dall’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari e pubblicato dal Ministero della Salute.

Cosa sono le malattie cerebrovascolari

Con il termine “malattie cerebrovascolari si fa riferimento a un gruppo di patologie causate da un’alterazione della circolazione sanguigna del cervello. Queste alterazioni possono derivare dall’occlusione di un vaso sanguigno (causata da un trombo o un embolo) oppure dalla sua rottura.

Le conseguenze sul cervello includono l’ischemia, ovvero la mancanza di ossigeno e nutrienti, o l’emorragia

Le forme più comuni e conosciute di malattia cerebrovascolare sono:

  • ictus ischemico: causato dalla chiusura di un’arteria cerebrale, è la forma più frequente (rappresenta circa l’80% dei casi);
  • ictus emorragico (o emorragia cerebrale): provocato dalla rottura di un vaso sanguigno, con conseguente fuoriuscita di sangue nel cervello;
  • attacco Ischemico Transitorio (TIA): caratterizzato da sintomi simili a quelli dell’ictus, ma di durata inferiore alle 24 ore. Il TIA è un importante campanello d’allarme;
  • emorragia subaracnoidea: un tipo specifico di emorragia che si verifica nello spazio tra il cervello e le meningi che lo rivestono.

I sintomi da riconoscere subito e cosa fare

L’ictus cerebrale è una patologia cosiddetta “tempo-dipendente”. Questo significa che l’efficacia dei trattamenti è massima se vengono intrapresi entro un intervallo di tempo molto breve dall’esordio dei sintomi, solitamente tra 4,5 e 6 ore. 

Ogni minuto perso può significare un danno cerebrale più esteso e una minore possibilità di recupero.

Riconoscere tempestivamente i segnali di un ictus o di un TIA è quindi il primo, fondamentale passo per salvare una vita e limitare le conseguenze invalidanti.

I sintomi dell’ictus e del TIA

L’ictus cerebrale è caratterizzato dalla comparsa improvvisa di uno o più dei seguenti sintomi:

  • intorpidimento, debolezza o paralisi improvvisa alla metà inferiore del viso, al braccio o alla gamba di un solo lato del corpo. Un segnale tipico è l’asimmetria della bocca (“bocca storta”), che diventa più evidente quando la persona prova a sorridere, oppure l’incapacità di sollevare un braccio e mantenerlo alzato;
  • difficoltà a parlare o a comprendere il linguaggio altrui, che può manifestarsi con confusione mentale o l’incapacità di articolare le parole;
  • disturbi improvvisi della vista a uno o a entrambi gli occhi, come una visione offuscata o sdoppiata;
  • perdita di equilibrio, sensazione di vertigine o difficoltà nella coordinazione dei movimenti, che possono portare a sbandamenti o cadute a terra;
  • forte e improvviso mal di testa, diverso dal solito e senza una causa apparente.

Per approfondire, consigliamo la visione del video, realizzato nell’ambito del progetto ASIM Care, in cui la Dott.ssa Gorella spiega come riconoscere i sintomi di un ictus con il metodo FAST, disponibile qui.

Cosa fare: chiamare immediatamente il 112/118

In presenza di uno o più di questi sintomi, anche se di lieve entità o di breve durata, l’unica azione corretta da intraprendere è chiamare immediatamente il 112/118 per un trasporto urgente in ospedale.

È essenziale che il paziente arrivi al Pronto Soccorso di un ospedale dotato di una struttura specialistica dedicata, chiamata Stroke Unit (o Centro Ictus), dove è possibile effettuare tutte le cure del caso.

Cosa NON Fare

Per evitare ritardi che possono compromettere gravemente l’esito delle cure, è fondamentale evitare i seguenti comportamenti:

  • non attendere per vedere se i sintomi migliorano o scompaiono spontaneamente;
  • non contattare prima il proprio medico di medicina generale o la Guardia Medica;
  • non recarsi al Pronto Soccorso con mezzi propri. Il trasporto in ambulanza garantisce un percorso più rapido e l’arrivo nella struttura ospedaliera più idonea al trattamento dell’ictus.

I principali fattori di rischio delle malattie cerebrovascolari

La prevenzione delle malattie cerebrovascolari si basa in gran parte sulla conoscenza e sulla gestione dei fattori che ne aumentano la probabilità di insorgenza

Questi fattori vengono classificati in due categorie principali: non modificabili e modificabili.

Fattori di rischio non modificabili

Questa categoria include condizioni individuali che non possono essere alterate, ma la cui conoscenza è fondamentale per valutare il profilo di rischio di una persona.

Rientrano in questo gruppo:

  • età: è il fattore di rischio più importante. L’incidenza dell’ictus aumenta progressivamente a partire dai 55 anni e l’incremento diventa esponenziale dopo i 65 anni;
  • familiarità e fattori genetici: un’anamnesi familiare positiva per eventi vascolari (ictus, infarto) in parenti di primo grado (genitori, fratelli, figli), soprattutto se avvenuti in età precoce, indica una maggiore predisposizione;
  • genere: fino alla menopausa, gli uomini presentano un rischio cardio-cerebrovascolare maggiore. Successivamente, il rischio per le donne aumenta con l’età. Le donne colpite da ictus, inoltre, tendono ad avere una mortalità più alta e, se sopravvivono, una disabilità più grave;
  • etnia: i dati epidemiologici confermano un maggior rischio di ictus cerebrale nelle popolazioni di origine afro-americana e un maggior rischio di emorragia cerebrale in quelle asiatiche.

Fattori di rischio modificabili

Su questa vasta categoria di fattori è possibile e fondamentale intervenire attivamente, attraverso l’adozione di stili di vita sani e, quando necessario, con terapie mediche specifiche. 

La loro gestione è il cuore della prevenzione. 

Rientrano in questo gruppo:

  • ipertensione arteriosa: l’elevata pressione del sangue nelle arterie (valori uguali o superiori a 140/90 mmHg) è uno dei più importanti e diffusi fattori di rischio per l’ictus;
  • tabagismo: il fumo di sigaretta, sia attivo che passivo, ha effetti estremamente nocivi sulla salute dei vasi sanguigni e aumenta in modo significativo il rischio;
  • fibrillazione atriale: questa comune aritmia cardiaca aumenta da 4 a 5 volte il rischio di ictus ischemico, poiché favorisce la formazione di trombi nel cuore che possono raggiungere il cervello come emboli;
  • diabete mellito: l’iperglicemia cronica danneggia i vasi sanguigni e favorisce i processi di aterosclerosi, aumentando il rischio di malattia cerebrovascolare;
  • dislipidemie: alti valori di colesterolo totale e colesterolo LDL (“cattivo”), bassi valori di colesterolo HDL (“buono”) e alti valori di trigliceridi contribuiscono alla formazione di placche aterosclerotiche che possono ostruire le arterie;
  • sovrappeso e obesità: l’eccesso di peso, specialmente se protratto nel tempo, aumenta il rischio di ictus, anche perché spesso si associa ad altre condizioni come ipertensione, diabete e dislipidemia;
  • scorretta alimentazione: una dieta ricca di grassi saturi, sale e zuccheri, e povera di frutta, verdura e pesce rappresenta uno dei principali fattori di rischio;
  • sedentarietà: la scarsa attività fisica contribuisce al sovrappeso e al peggioramento di altri parametri metabolici e pressori;
  • abuso di alcol: aumenta il rischio di ictus, in particolare emorragico, e contribuisce all’innalzamento della pressione arteriosa;
  • altre condizioni: a questi fattori principali se ne aggiungono altri, tra cui la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), specifiche cardiopatie (es. infarto miocardico) e vasculopatie (es. placche nelle carotidi), l’uso di contraccettivi orali (specialmente in donne sopra i 35 anni, fumatrici e ipertese) e l’uso di droghe.

La prevenzione cerebrovascolare nelle diverse fasi della vita

La prevenzione delle malattie cerebrovascolari non è un intervento da attuare solo in età avanzata, ma un percorso che dura tutta la vita. Molti dei fattori di rischio modificabili, come le abitudini alimentari scorrette, la sedentarietà e il tabagismo, si instaurano durante l’infanzia e l’adolescenza per poi consolidarsi in età adulta.

L’adozione di stili di vita sani fin dalla più tenera età rappresenta l’azione di prevenzione più efficace per garantire il benessere del sistema cardio-cerebrovascolare nel lungo periodo.

Ogni fase della vita, dall’età pediatrica a quella anziana, presenta tuttavia peculiarità e fattori di rischio specifici che richiedono un’attenzione mirata. Di seguito, vengono analizzate le raccomandazioni preventive per ciascuna fascia d’età, incluse condizioni particolari come la gravidanza e i rischi specifici per il genere femminile.

Prevenzione in età pediatrica e adolescenziale (0-18 anni)

Sebbene l’ictus in età evolutiva sia un evento raro, le basi per una buona salute cerebrovascolare si costruiscono proprio durante l’infanzia e l’adolescenza

In questa fase, la prevenzione si concentra sull’instaurare stili di vita sani che perdurino nel tempo, contrastando l’insorgenza precoce dei fattori di rischio.

Il fattore di rischio più rilevante in questa fascia d’età è l’eccesso di peso corporeo (sovrappeso e obesità), spesso associato a:

  • scorretta alimentazione: diete caratterizzate da un apporto calorico eccessivo, consumo frequente di bevande zuccherate, cibi ultra-processati e un basso apporto di frutta e verdura;
  • sedentarietà: aumento delle ore dedicate a dispositivi elettronici (smartphone, tablet, televisione) a discapito del gioco di movimento e dell’attività fisica strutturata;
  • esposizione al fumo passivo: un fattore di rischio significativo per la salute vascolare del bambino.

Le principali strategie di prevenzione per genitori e tutori includono:

  • promuovere un’alimentazione equilibrata: favorire l’allattamento al seno, introdurre una dieta varia basata sul modello mediterraneo, garantire un apporto calorico adeguato e limitare il consumo di sale e zuccheri;
  • incoraggiare l’attività fisica regolare: per gli adolescenti, l’obiettivo è di almeno 60 minuti al giorno di attività moderata-vigorosa. Per i bambini più piccoli, è fondamentale promuovere il gioco attivo e lo sport;
  • garantire un sonno adeguato: una corretta igiene del sonno, con un numero di ore sufficiente per ogni fascia d’età, è fondamentale per la salute;
  • evitare l’esposizione al fumo: è cruciale non fumare in presenza di bambini ed evitare che gli adolescenti inizino a farlo.

Prevenzione nel giovane adulto (19-29 anni)

In questa fase della vita, la prevalenza dei fattori di rischio classici come ipertensione e diabete è generalmente bassa. Tuttavia, è un periodo critico in cui si consolidano comportamenti non salutari che possono condizionare la salute futura. 

I principali elementi su cui concentrare la prevenzione sono:

  • comportamenti a rischio: il tabagismo, il consumo rischioso di alcol (in particolare il binge drinking), l’uso di droghe, la sedentarietà e una scorretta alimentazione sono i fattori modificabili più rilevanti;
  • cause specifiche di ictus giovanile: a differenza delle età più avanzate, in questa fascia l’ictus è più spesso legato a condizioni come la dissezione delle arterie carotidi e vertebrali, patologie cardiache (es. forame ovale pervio) e alterazioni della coagulazione, piuttosto che all’aterosclerosi.

La prevenzione si basa principalmente sulla consulenza medica per evitare l’adozione di abitudini nocive e sulla promozione di uno stile di vita attivo e di una dieta sana. È inoltre consigliabile, con l’aiuto del medico curante, iniziare a monitorare periodicamente parametri come la pressione arteriosa e i valori di colesterolo e glicemia.

Prevenzione nell’adulto (30-65 anni)

Questa è la fascia d’età in cui si assiste a un progressivo aumento della prevalenza dei più importanti fattori di rischio per l’ictus. I comportamenti non salutari adottati in gioventù iniziano a manifestare le loro conseguenze cliniche.

La prevenzione diventa un processo attivo di monitoraggio e gestione, che include:

  • controllo della pressione arteriosa: l’ipertensione è uno dei principali killer silenziosi. Misurazioni regolari sono fondamentali per una diagnosi precoce;
  • monitoraggio di diabete e dislipidemie: è opportuno controllare periodicamente i livelli di glicemia, colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi;
  • gestione del peso corporeo: mantenere un Indice di Massa Corporea (IMC) nella norma è cruciale;
  • screening per la fibrillazione atriale: soprattutto con l’avanzare dell’età, è importante prestare attenzione a eventuali irregolarità del battito cardiaco;
  • attenzione alla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS): questa condizione è fortemente correlata a ipertensione, ictus e altre patologie cardiovascolari.

Accanto al mantenimento di uno stile di vita sano (dieta equilibrata, attività fisica, stop al fumo, consumo moderato di alcol), in questa fase diventa spesso necessario, su indicazione medica, intraprendere terapie farmacologiche specifiche per gestire i fattori di rischio emersi.

Prevenzione nella terza età (oltre i 65 anni)

La maggior parte degli ictus si verifica dopo i 65 anni. In questa fascia d’età, i fattori di rischio cardio-cerebrovascolari sono molto diffusi. Tuttavia, non è mai troppo tardi per intervenire.

La prevenzione nell’anziano si focalizza su:

  • smettere di fumare: gli effetti benefici sono evidenti già a breve termine. Entro 20 minuti dall’ultima sigaretta, pressione e frequenza cardiaca migliorano. Dopo un anno, il rischio di malattie coronariche si dimezza;
  • gestione rigorosa delle patologie: è fondamentale un controllo medico scrupoloso e una corretta aderenza alle terapie per ipertensione, diabete, fibrillazione atriale e dislipidemie;
  • attività fisica adeguata: l’inattività fisica è un fattore di rischio che non va trascurato nemmeno dopo gli 80 anni. Sono raccomandate attività aerobiche a intensità moderata, esercizi per migliorare l’equilibrio e prevenire le cadute, e attività di rafforzamento muscolare;
  • alimentazione e peso: mantenere un peso sano e una dieta equilibrata, prestando attenzione anche alla perdita di peso involontaria, che può essere un segnale di fragilità;
  • partecipazione sociale: mantenere una vita sociale e culturale attiva contribuisce al benessere generale.

Rischi e prevenzione specifici per la donna

Il profilo di rischio cerebrovascolare nella donna presenta peculiarità legate alle diverse fasi della vita. Sebbene fino alla menopausa il rischio sia inferiore a quello maschile, successivamente aumenta con l’età.

I fattori di rischio e i momenti che richiedono particolare attenzione includono:

  • uso di contraccettivi orali: il rischio aumenta nelle donne con più di 35 anni, fumatrici, ipertese o con altri fattori di rischio concomitanti. È necessaria una valutazione medica prima di iniziare la terapia;
  • emicrania con aura: questa condizione, specialmente se associata al fumo, aumenta il rischio di ictus;
  • menopausa: il periodo peri e post-menopausale richiede una rivalutazione del profilo di rischio, in particolare per quanto riguarda la pressione arteriosa, che tende ad aumentare;
  • fibrillazione atriale: poiché le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore, il numero assoluto di casi di fibrillazione atriale è superiore rispetto agli uomini.

La prevenzione cerebrovascolare nella donna richiede quindi una valutazione personalizzata del rischio, che tenga conto di questi fattori specifici in ogni fase della vita.

Gestire il rischio cerebrovascolare in gravidanza

Anche se l’ictus durante la gravidanza è un evento raro, il rischio aumenta rispetto alle donne non gravide della stessa età. La gravidanza e il periodo post-parto sono infatti caratterizzati da uno stato di ipercoagulabilità del sangue, stasi venosa ed edema, che possono favorire eventi trombotici.

Il principale fattore di rischio in gravidanza è l’ipertensione gestazionale e la preeclampsia. Altri elementi che aumentano il rischio includono:

  • età superiore ai 40 anni;
  • obesità;
  • diabete mellito;
  • fumo di sigaretta;
  • malattie preesistenti (vascolari, renali, collagenopatie).

I consigli utili per la prevenzione includono:

  • smettere di fumare e di consumare alcolici;
  • seguire una dieta equilibrata per controllare l’aumento di peso;
  • praticare attività fisica adeguata, in assenza di controindicazioni mediche;
  • monitorare attentamente la pressione arteriosa e la glicemia;
  • indossare calze elastiche per favorire il ritorno venoso e ridurre il rischio di trombosi.

Prevenzione dopo un ictus o un TIA (secondaria e terziaria)

Per i soggetti che hanno già avuto un attacco ischemico transitorio (TIA) o un ictus, la prevenzione assume un’importanza ancora maggiore. 

In questo contesto, l’obiettivo è duplice

  1. ridurre il rischio che si verifichi un nuovo evento vascolare cerebrale;
  2. gestire le conseguenze di quello già avvenuto per migliorare la qualità della vita.

Sebbene si parli tecnicamente di prevenzione secondaria (dopo un TIA) e terziaria (dopo un ictus), le misure da adottare sono sostanzialmente le stesse e mirano a un controllo rigoroso di tutti i fattori di rischio.

Misure principali per prevenire le recidive

La strategia per prevenire una recidiva si basa su un approccio multidisciplinare e personalizzato, che include diversi interventi chiave, tra cui i seguenti:

  • riabilitazione precoce: iniziare il prima possibile un percorso riabilitativo è cruciale per favorire il recupero funzionale, prevenire le complicanze legate all’immobilità e gestire i deficit residui, migliorando così l’autonomia e la qualità della vita del paziente;
  • adozione di stili di vita salutari: è prioritario correggere i comportamenti a rischio. Questo include smettere di fumare, seguire una dieta equilibrata e povera di sale, praticare un’attività fisica adeguata alle proprie condizioni, mantenere un peso ottimale e limitare il consumo di alcol;
  • terapia farmacologica a lungo termine: l’assunzione regolare e precisa dei farmaci prescritti dal medico è un pilastro della prevenzione delle recidive. La terapia è finalizzata a controllare la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e glicemia, e a prevenire la formazione di nuovi trombi. L’aderenza terapeutica, ovvero il rispetto scrupoloso delle indicazioni mediche, è fondamentale;
  • monitoraggio continuativo: le condizioni cliniche del paziente devono essere monitorate costantemente attraverso controlli medici periodici ed esami strumentali, sotto la guida del medico curante e degli specialisti;
  • educazione sanitaria: è essenziale che il paziente e i suoi familiari (i cosiddetti caregiver) comprendano la natura della malattia e l’importanza delle terapie. Una corretta informazione aiuta a gestire la patologia in modo ottimale, a riconoscere precocemente eventuali nuovi sintomi d’allarme e a utilizzare correttamente i servizi sanitari.

Il percorso dopo un ictus o un TIA richiede un impegno attivo da parte del paziente e un forte supporto da parte della famiglia e del sistema sanitario, al fine di ridurre il rischio di nuovi eventi e garantire la migliore qualità di vita possibile.

Un modello concreto: la prevenzione cerebrovascolare in Fondo ASIM

Un esempio pratico di come i principi di prevenzione vengono applicati nel campo della sanità integrativa è offerto da Fondo ASIM, il Fondo di assistenza sanitaria per le lavoratrici e i lavoratori del settore dei Servizi di Pulizia, Servizi Integrati/Multiservizi, che ha sviluppato un approccio integrato per la riduzione del rischio cerebrovascolare.

Il suo modello agisce su due livelli complementari:

  1. Individuazione dei fattori di rischio (Prevenzione secondaria): attraverso il Pacchetto Prevenzione Cardiovascolare, il Fondo offre agli iscritti esami cruciali per intercettare i principali fattori di rischio modificabili per l’ictus. Vengono inclusi esami del sangue per il monitoraggio di colesterolo e trigliceridi (dislipidemie) e l’elettrocardiogramma per il controllo della salute cardiaca, fondamentale per identificare aritmie come la fibrillazione atriale.
  2. Promozione di stili di vita sani (prevenzione primaria): consapevole che lo screening da solo non è sufficiente, il Fondo ha avviato il progetto ASIM Care. Questa iniziativa mira a superare il divario tra la semplice conoscenza e l’adozione di abitudini salutari, fornendo informazioni autorevoli e accessibili e consigli pratici su alimentazione, movimento e benessere. In questo modo, offre strumenti concreti per agire su fattori di rischio come sedentarietà, scorretta alimentazione e sovrappeso, che sono alla base della prevenzione cerebrovascolare.

L’unione di uno screening mirato sui principali indicatori di rischio e un supporto attivo per il miglioramento dello stile di vita rappresenta un approccio completo per contrastare l’insorgenza delle malattie cerebrovascolari.

Per approfondire, invitiamo a leggere l’intervento di Augusto Monachesi, Responsabile del Fondo ASIM, dal titolo Fondo ASIM: un nuovo modello di prevenzione primaria per la sanità integrativa

Domande frequenti (FAQ)

1. Qual è la causa principale di una malattia cerebrovascolare?

Le malattie cerebrovascolari sono causate da un’alterazione della circolazione sanguigna nel cervello. Questo può accadere a causa dell’occlusione di un vaso, che provoca una mancanza di ossigeno (ischemia), oppure a causa della sua rottura, che determina un sanguinamento (emorragia).

2. Qual è la differenza tra ictus ischemico ed emorragico?

L’ictus ischemico è il più comune (circa 80% dei casi) ed è causato dalla chiusura di un’arteria cerebrale, spesso a causa di un trombo. L’ictus emorragico, invece, è provocato dalla rottura di un vaso sanguigno, con una conseguente fuoriuscita di sangue nel cervello.

3. Quali sono i campanelli d’allarme più comuni di un ictus?

I sintomi compaiono improvvisamente e includono debolezza o paralisi su un solo lato del corpo (viso, braccio, gamba), difficoltà a parlare o a capire, disturbi visivi improvvisi, perdita di equilibrio e un forte mal di testa senza una causa apparente.

4. È possibile prevenire l’ictus?

Sì, in larga misura. La prevenzione si basa sull’adozione di stili di vita sani (alimentazione equilibrata, attività fisica, non fumare) e sulla gestione medica dei principali fattori di rischio modificabili, come l’ipertensione arteriosa, il diabete e la fibrillazione atriale.

5. Qual è il singolo fattore di rischio più importante su cui intervenire?

L’ipertensione arteriosa (pressione alta) è considerata il più importante fattore di rischio modificabile per l’ictus. Controllare regolarmente la pressione e mantenerla entro i limiti raccomandati dal medico è un passo fondamentale per la prevenzione.

6. L’ictus colpisce solo le persone anziane?

No. Sebbene il rischio aumenti notevolmente con l’età, l’ictus può verificarsi a qualunque età, anche nei giovani e nei bambini. La prevenzione, attraverso stili di vita sani, è importante fin dall’infanzia per ridurre il rischio lungo tutto l’arco della vita.

7. Cosa bisogna fare se si sospetta che qualcuno stia avendo un ictus?

L’unica azione corretta è chiamare immediatamente il 112/118. È fondamentale non aspettare per vedere se i sintomi migliorano e non recarsi al pronto soccorso con mezzi propri, per garantire un intervento medico il più rapido e specializzato possibile.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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