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Scintigrafia: cos’è, come funziona, a cosa serve

scintigrafia

La scintigrafia è un esame di medicina nucleare, con numerose applicazioni diagnostiche. Vediamo insieme in cosa consiste. Intro. 

Il termine scintigrafia genera sempre timore nei pazienti e nei familiari, perché è associata ai tumori. In effetti, questo esame trova applicazione in oncologia, ma non è l’unica.

Con la scintigrafia, ad esempio, si può analizzare il corretto funzionamento di alcuni organi o della circolazione sanguigna. 

A generare ansia è anche un altro elemento, ovvero l’appartenenza della scintigrafia al campo della medicina nucleare.

Il termine “nucleare” può creare confusione nei pazienti, abituati ad associarla a settori molto distanti dalla medicina.

Facciamo un po’ di chiarezza, e vediamo insieme cos’è la scintigrafia, come funziona e a cosa serve.

Cos’è la scintigrafia

Per spiegare cos’è la scintigrafia prenderemo in prestito la definizione, molto puntuale, fornita dal National Cancer Institute statunitense:

“Una procedura che produce immagini (scansioni) di strutture all’interno del corpo, comprese le aree in cui sono presenti cellule tumorali. La scintigrafia viene utilizzata per diagnosticare, evidenziare e monitorare la malattia.” 

Come anticipato, la scintigrafia è un esame di medicina nucleare. Ma cos’è la medicina nucleare?

La medicina nucleare è una modalità di acquisizione di immagini che prevede l’iniezione, l’inalazione o l’ingestione di traccianti radioattivi per visualizzare vari organi.

Detta così può spaventare, ce ne rendiamo conto, in realtà si tratta di una procedura ormai divenuta uno standard e molto sicura. 

Vediamo insieme come si effettua.

Come funziona la scintigrafia

Abbiamo visto che la scintigrafia è un esame che consente di acquisire immagini di organi e tessuti, ad esempio le ossa, per scopi diagnostici o per il monitoraggio della malattia trattata.

Trattandosi di un esame di medicina nucleare, viene effettuato impiegando una sostanza chimica radioattiva, solitamente iniettata in vena, in casi più rari ingerita o inalata.

Il tracciante radioattivo, altrimenti detto radiofarmaco, viene prodotto mediante l’aggiunta di un isotopo radioattivo a un prodotto farmaceutico specifico per l’organo da acquisire.

Questo radiofarmaco va iniettato circa 3 ore prima di effettuare l’esame, per consentire allo stesso di raggiungere l’area interessata.

Il tracciante radioattivo emette radiazioni gamma, che consentono quindi di visualizzare la zona d’interesse e ottenere immagini attraverso un dispositivo dotata di una telecamera speciale, denominata Gamma Camera, che verranno poi elaborate da un computer.

Il dispositivo utilizzato per effettuare la scintigrafia è molto simile a quello di una TAC.

A cosa serve

Come accennato all’inizio dell’articolo, la scintigrafia viene effettuata molto spesso per analizzare la presenza o monitorare l’evoluzione di un tumore, ma ha anche altre applicazioni meno nefaste.

Come ci ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la medicina nucleare, e la scintigrafia in particolare, viene utilizzata per i seguenti scopi:

  • Scansione ossea, per valutare l’attività metabolica delle ossa. Comunemente usato per stadiazione oncologica, artrite, fratture;
  • Scansione della perfusione miocardica, per confrontare il flusso sanguigno al miocardio durante l’esercizio e il riposo consentendo la differenziazione di ischemia e infarto.
  • Scansione renale, per determinare la perfusione e il drenaggio dei reni e consentire il calcolo della funzione differenziale.
  • Scansione polmonare (VQ), per consentire il confronto tra ventilazione e perfusione dei polmoni e per diagnosticare l’embolia polmonare.
  • Scansione della tiroide, per valutare l’aspetto e la funzione della ghiandola tiroidea.

Avvertenze e divieti

La scintigrafia è un esame al quale tutti possono sottoporsi, ovviamente su indicazione del medico. In alcuni casi, però, è necessario evitare o seguire alcune misure di sicurezza:

  • In gravidanza è sconsigliato sottoporsi a questo esame. Laddove fosse clinicamente necessario e giustificato, si procede riducendo al minimo la dose di radiofarmaco.
  • Le donne che allattano possono aver bisogno di interrompere l’allattamento in base alla procedura da eseguire. Ciò è dovuto all’escrezione del radiotracciante nel latte materno.
  • I bambini sono particolarmente radiosensibili; pertanto, se possibile, devono essere utilizzate modalità non di imaging radioattivo come ultrasuoni e risonanza magnetica. Quando si eseguono studi di medicina nucleare su pazienti pediatrici, la dose radioattiva viene ridimensionata in base al peso del paziente.
  • Per aiutare l’espulsione del tracciante attraverso il tratto urinario, si consiglia di idratarsi correttamente nelle ore successive all’esame.
  • Si consiglia, inoltre, di evitare contatti con donne gravide e bambini, mantenendo una distanza di sicurezza onde evitare una contaminazione radioattiva.

In ogni caso, è necessario attenersi alle indicazioni del proprio medico e dei tecnici di medicina nucleare.

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