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Dieta iposodica: perché ridurre il consumo di sale

Dieta iposodica

Perché si consiglia di seguire una dieta iposodica, per prevenire e trattare l’insorgenza di ipertensione e malattie cardiovascolari? Scopriamolo insieme. Intro. 

L’alimentazione ricopre un ruolo centrale per il nostro benessere, e non riguarda solo i disagi legati al peso e alla forma fisica.

La letteratura medica e scientifica ha ampiamente dimostrato un nesso causale tra la cattiva alimentazione e l’insorgere e il peggioramento di tutte quelle patologie rientranti nella cosiddetta sindrome metabolica.

Si consiglia, ad esempio, di ridurre l’assunzione di sale proprio per la prevenzione e il trattamento di quest’ultima, in particolare l’ipertensione e le malattie cardiovascolari.

Seguire una dieta iposodica, quindi povera di sodio, rappresenta, infatti, il consiglio numero uno per chi ha problemi di pressione, cardiaci e renali.

Vediamo insieme perché è così importante ridurre il consumo di sale e come comportarsi.

Perché un eccesso di sale fa male?

Come è noto, un consumo eccessivo di sale – più precisamente di cloruro di sodio – può provocare un aumento della pressione arteriosa, che si traduce in un potenziale rischio di insorgenza di patologie cardio-vascolari.

Semplificando, troppo sale nella nostra alimentazione ci espone al rischio di ictus cerebrali, infarti e ipertensione, ma non solo.

Negli ultimi anni si è messo in relazione il consumo di sale con altre patologie, anche molto gravi, come il tumore allo stomaco, l’osteoporosi e malattie renali.

L’attenzione nei confronti dei danni provocati da un eccessivo consumo di sale e, di conseguenza, dell’importanza di una dieta iposodica, è trasversale e coinvolge le organizzazioni internazionali come i singoli Paesi.

Ad esempio, nel Piano d’Azione Globale 2013-2020 dell’OMS si legge tra gli obiettivi volontari a livello mondiale una “Riduzione relativa del 30% del consumo medio di sale/sodio nella popolazione”.

Quanto sale dovremmo consumare?

Si parla sempre di ridurre il consumo di sale e di seguire una dieta iposodica, ma quali sono i valori da prendere in considerazione come punto di riferimento?

In poche parole, quanto sale dovremmo consumare ogni giorno?

Una risposta adeguata, e attendibile, è quella fornita ancora una volta dall’OMS, ripresa anche dal nostro Ministero della Salute, che raccomanda un consumo massimo di 5 grammi al giorno di sale, che corrispondono a circa 2 grammi al giorno di sodio.

Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia si registra un consumo di sale quotidiano pari a 11 grammi per i maschi e 9 per le donne, praticamente il doppio rispetto a quello raccomandato.

Cosa c’è da sapere sul consumo di sale

Spesso si compie un errore di valutazione, quello di considerare come sale solo quello che noi aggiungiamo al cibo in modo diretto.

Banalmente, il classico sale da cucina che usiamo per condire.

È un po’ quello che capita ai soggetti affetti da diabete, che credono di dover eliminare solo lo zucchero inteso come cibi dolci.

Ovviamente, non è così.

Il 64% del sale che assumiamo proviene da cibi confezionati, prodotti che acquistiamo nei negozi alimentari, e alimenti che lo contengono naturalmente, questo vuol dire che noi possiamo intervenire in modo diretto solo sul restante 36%.

Cosa vuol dire?

Che possiamo decidere, in modo autonomo, di seguire una dieta iposodica riducendo la quantità di sale aggiunto alle preparazioni, ma non possiamo influire sulle dosi presenti nei cibi industriali e/o artigianali.

La sfida è duplice.

Per noi consumatori, imparare a consumare alimenti più salutari con ridotto contenuto di sale, preferendo cibi freschi e lavorati il meno possibile e leggendo bene le etichette dei prodotti.

Al legislatore, invece, il complesso compito di sensibilizzare i produttori a ridurre le dosi di sale/sodio negli alimenti e nelle preparazioni, sfruttando tutti gli strumenti che la legge offre.

Come ridurre il consumo di sale

Seguire una dieta iposodica presuppone una riduzione corposa delle dosi di sale e sodio consumate durante il giorno.

Ma come si fa?

A tal proposito riteniamo opportuno riportare di seguito le raccomandazioni del Ministero della Salute:

  • Leggere attentamente l’etichetta nutrizionale per scegliere prodotti a basso contenuto di sale, cioè inferiore a 0.3 grammi per 100 g, corrispondenti a 0.12 g di sodio;
  • Ridurre l’uso di sale aggiunto in cucina, preferendo in ogni caso quello iodato;
  • Limitare l’uso di altri condimenti contenenti sodio;
  • Non portare in tavola sale o salse salate;
  • Ridurre il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale;
  • Scolare e risciacquare verdure e legumi in scatola prima di consumarli;
  • Evitare sempre l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

Conclusioni

Come accennato prima, in Italia i consumi medi di sale sono più elevati rispetto a quello raccomandato, in tutte le fasce di età analizzate.

Nel mese di gennaio del 2018 è stato avviato un nuovo progetto all’interno del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, di durata biennale e affidato all’ISS, con il quale si intende valutare il consumo medio di sodio pro-capite.

Un monitoraggio costante ci consentirà di raccogliere dati utili per migliorare la nostra salute, a partire dalla riduzione del consumo di sale attraverso una dieta iposodica e un regime alimentare sano.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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