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Piani individuali pensionistici: cosa sono e come aderire

piani individuali pensionistici

Cosa sono e come funzionano i PIP, acronimo di Piani Individuali Pensionistici? Scopriamolo insieme. Intro. 

I piani individuali pensionistici, altrimenti noti con l’acronimo PIP, sono una forma di previdenza complementare, argomento molto vasto e complesso, al quale stiamo cercando di dare ampio spazio nel nostro blog, per renderli più fruibili anche a chi non mastica la terminologia utilizzata nel settore.

Quindi, dopo aver parlato dei fondi pensione e dei fondi negoziali, non ci resta che addentrarci nel mondo dei PIP, per capire cosa sono e come crearne uno.

Piani individuali pensionistici: cosa sono

I piani individuali pensionistici di tipo assicurativo sono una forma di pensione complementare che ognuno può sottoscrivere in forma libera e individuale, con l’obiettivo di crearsi una rendita integrativa da sommare alla pensione.

Rientrano in questa categoria le forme di assicurazione sulla vita, ad esempio.

Regolati dal Decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, sotto la vigilanza del COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, i piani individuali pensionistici possono essere sottoscritti da chiunque, indipendentemente dalla posizione lavorativa, anche se studenti, casalinghe o disoccupati.

Piani individuali pensionistici: come funzionano

Il concetto alla base dei piani individuali pensionistici è molto semplice; ci si reca presso una compagnia assicurativa, si valutano le proposte, e si stabilisce come finanziare questa rendita integrativa, con una quota fissa mensile, ad esempio, oppure facendovi confluire il TFR.

Volendo essere più precisi, è importante spiegare che i PIP sono istituiti da compagnie assicurative e realizzati mediante due sistemi:

  • contratti assicurativi di ramo I: rientrano in questa categoria le assicurazioni sulla vita;
  • contratti assicurativi di ramo III: nello specifico, si fa riferimento a polizze di tipo unit linked. In questo caso, il rendimento non è garantito, ma è collegato alle forme di investimento che ha attuato la compagnia assicurativa. Si tratta di una forma più rischiosa, da valutare con attenzione.

I PIP, come i fondi pensione aperti, vengono gestiti dalle compagnie assicurative tramite quella che si chiama “Gestione Separata”, da non confondere con quella pensionistica.

Cosa significa?

Che i fondi destinati al finanziamento dei piani individuali pensionistici sottoscritti dalla compagnia assicurativa non possono essere utilizzati dalla stessa per operazioni finanziarie dell’istituto, ma sono destinati esclusivamente al pagamento delle rendite integrative maturate dagli iscritti e investiti in specifiche forme di investimento, che l’assicuratore dichiara già nella fase di sottoscrizione della polizza e rendiconta periodicamente.

Si consiglia di optare per piani individuali pensionistici gestiti attraverso questo sistema, perché maggiormente sicuri e, molto spesso, garantiscono che la restituzione della posizione maturata non sia inferiore al capitale versato.

Piani individuali pensionistici: come aderire

Come accennato all’inizio, i PIP sono una forma di pensione complementare la cui adesione è libera e individuale, e non soggetta ad accordi collettivi – come nel caso dei Fondi di Assistenza Sanitaria Integrativa, tipo ASIM.

Possono aderire tutti, indipendentemente dalla posizione lavorativa occupata o dal reddito prodotto, anche chi non ha una occupazione in quel momento.

È possibile, inoltre, iscrivere al proprio piano individuale un familiare a carico, se la compagnia assicurativa lo consente.

Qualora non fossi soddisfatto delle prestazioni del tuo PIP, puoi trasferire la posizione maturata in un’altra forma di pensione complementare.

Dopo due anni dalla sottoscrizione, il trasferimento non prevede costi o oneri, mentre entro i due anni possono essere previste delle penali.

Piani individuali pensionistici: come funziona la contribuzione

Chi aderisce ad un piano individuale pensionistico può scegliere diverse forme di contribuzione.

Nello specifico:

  • Lavoratori dipendenti: possono decidere di contribuire con una quota fissa mensile, trimestrale o annuale. In alternativa, può anche far confluire all’interno del proprio PIP il TFR aziendale, al quale aggiungere o meno una quota a propria scelta;
  • Lavoratori dipendenti del settore pubblico: possono aderire ad un piano individuale pensionistico solo attraverso una contribuzione con quota fissa, ma non è consentito il versamento del TFR al suo interno;
  • Lavoratore autonomo: scegliere l’entità della quota fissa da versare, che può variare in base alle proprie necessità.

Per soggetti non occupati, è possibile aderire liberamente con una quota anche minima.

Piani individuali pensionistici: rendita integrativa

Il versamento di una quota fissa o del TFR al proprio piano individuale pensionistico è finalizzato alla creazione di una rendita integrativa, da richiedere in due modi:

  • Rendita mensile: dopo cinque anni di contribuzione, al termine della propria vita lavorativa, l’iscritto può trasformare la posizione maturata in una rendita mensile, una pensione integrativa;
  • Liquidazione parziale: se, per esigenze personali, l’iscritto preferisse ricevere una liquidazione, può richiederla, fino ad un massimo del 50% del capitale maturato. Il restante 50% verrà erogato tramite rendita mensile;
  • Liquidazione totale: laddove il 70% del capitale maturato non superasse la metà dell’assegno sociale annuo, è possibile richiedere la liquidazione totale.

Se previsto dalle condizioni contrattuali, l’iscritto può richiedere un anticipo sulla prestazione pensionistica integrativa maturata, oppure il suo riscatto parziale o totale.

Si ricorda che i lavoratori che operano in vigenza del CCNL Multiservizi/pulizie possono in ogni caso aderire ai Fondi di previdenza integrativa previsti dal CCNL stesso.

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