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Donare il cordone ombelicale: a cosa serve

Donare il cordone ombelicale a cosa serve

Dopo il parto è possibile donare il cordone ombelicale, ricco di cellule staminali di enorme importanza e utilità. Approfondiamo insieme. Intro. 

In prossimità del parto, la donna incinta può decidere se donare il cordone ombelicale o, magari, optare per la sua conservazione, comunicando la scelta al personale medico della struttura presso la quale andrà a partorire. 

Si tratta di un gesto semplice ma straordinariamente potente, che può offrire nuove speranze di vita a persone affette da gravi malattie. Come vedremo, infatti, il sangue contenuto nel cordone ombelicale è ricco di cellule staminali, utilizzate in numerosi trattamenti medici e ricerche innovative.

Si tratta di una scelta esclusiva della donna, ma per donarlo è necessario anche il rispetto di alcuni standard di sicurezza e requisiti molto stringenti

Ma perché è consigliato donare il cordone ombelicale? A cosa serve, e quali possono essere i suoi utilizzi? Approfondiamo insieme. 

Cos’è il cordone ombelicale?

Prima di spiegare perché donarlo, è forse utile approfondire cosa sia il cordone ombelicale. Si tratta, semplificando, di un collegamento vitale tra la madre e il bambino durante la gravidanza, un tubicino flessibile, lungo circa 50-60 centimetri, che si estende dalla placenta fino all’ombelico del nascituro. 

Attraverso questo cordone, il feto riceve tutto ciò di cui ha bisogno per crescere e svilupparsi; ossigeno, nutrienti e sostanze nutritive essenziali passano dalla madre al bambino, mentre i prodotti di scarto del feto vengono trasportati indietro alla placenta per essere eliminati dal corpo della donna incinta.

Il cordone ombelicale è composto principalmente da tre vasi sanguigni: due arterie e una vena. La vena trasporta il sangue ricco di ossigeno e nutrienti dal corpo della madre al feto, mentre le arterie portano via il sangue ricco di anidride carbonica e altri scarti metabolici. Intorno a questi vasi c’è una sostanza gelatinosa chiamata “gelatina di Wharton”, che protegge i vasi sanguigni e garantisce che il sangue possa fluire senza interruzioni durante la gravidanza.

Oltre a svolgere queste funzioni cruciali, il cordone ombelicale è anche una fonte preziosa di cellule staminali ematopoietiche, ovvero cellule immature che possono svilupparsi in vari tipi di cellule del sangue (globuli bianchi, rossi e piastrine) ed essere utilizzate per trattare diverse malattie gravi

Dopo la nascita, il cordone ombelicale non è più necessario per il bambino, ma il sangue in esso contenuto può essere raccolto e utilizzato per scopi terapeutici e di ricerca, attraverso la donazione.

Perché donare il cordone ombelicale?

Donare il cordone ombelicale è un atto di generosità che può fare una differenza enorme nella vita di molte persone. 

Come accennato prima, il sangue contenuto nel cordone ombelicale è ricco di cellule staminali, che hanno la capacità di trasformarsi in diversi tipi di cellule del sangue e del sistema immunitario. Queste cellule staminali sono fondamentali per il trattamento di numerose malattie gravi, come leucemie, linfomi, talassemie e altre patologie ematologiche, oltre a essere utilizzate in alcune terapie sperimentali per malattie autoimmuni e disturbi genetici.

Uno dei principali vantaggi della donazione del cordone ombelicale è che, a differenza di altre fonti di cellule staminali, come il midollo osseo, il prelievo non comporta alcun rischio o dolore per la madre o il bambino

Dopo il parto, infatti, il cordone ombelicale viene solitamente scartato, ma se si decide di donarlo, il sangue in esso contenuto può essere raccolto in modo semplice e sicuro, senza interferire con il parto o con la salute del neonato.

Le 3 modalità di donazione

Esistono tre principali modalità di donazione, ognuna con caratteristiche e finalità specifiche. 

Vediamo quali.

1. Donazione Allogenica – Solidaristica

Questa forma di donazione prevede che il sangue del cordone ombelicale venga raccolto e conservato in banche pubbliche, disponibili per chiunque ne abbia bisogno. 

È un atto altruistico e anonimo, che aumenta le possibilità di trovare un donatore compatibile per i pazienti in attesa di trapianto, specialmente quelli che non trovano una corrispondenza genetica all’interno della propria famiglia.

Detto questo, è importante ricordare alla futura mamma che decide di donare il cordone ombelicale che potrà farne richiesta qualora dovesse averne bisogno, ovviamente se non è stato ancora utilizzato.

2. Donazione Dedicata – per un familiare ammalato

In alcuni casi, il cordone ombelicale può essere donato per un uso specifico all’interno della famiglia, quando un parente stretto è affetto da una malattia che può essere trattata con cellule staminali. 

Questo tipo di donazione viene solitamente pianificato prima del parto, in coordinamento con il personale medico, per garantire che il sangue cordonale sia disponibile per il familiare malato.

3. Donazione Autologa – conservazione privata

La conservazione privata del sangue del cordone ombelicale prevede che esso venga raccolto e conservato esclusivamente per un uso futuro da parte del bambino stesso o della sua famiglia

Sebbene questa opzione possa offrire una forma di “assicurazione biologica” per eventuali necessità future, è importante considerare che le probabilità di utilizzo effettivo sono relativamente basse. Come si legge sul sito della Fondazione Umberto Veronesi, infatti, ad oggi non esistono solide evidenze che la conservazione privata sia utile nel trattamento di diverse malattie curabili tramite trapianto. Tuttavia, alcuni genitori scelgono questa opzione come misura precauzionale.

Inoltre, è bene ricordare che la conservazione del cordone ombelicale per uso privato prevede dei costi completamente a carico del donatore.

A cosa serve il cordone ombelicale donato?

Abbiamo spiegato che il cordone ombelicale è ricco di cellule staminali ematopoietiche, e che può essere utilizzato per il trattamento di numerose malattie ematiche gravi

Più nello specifico, sono utilizzate nei trapianti in pazienti affetti da leucemie, linfomi, anemie aplastiche, e altre malattie del sangue. Questi trapianti possono sostituire il midollo osseo malato o danneggiato del paziente, permettendo la rigenerazione di un sistema emopoietico sano.

Come si legge sul sito del Ministero della Salute, il sangue del cordone ombelicale contiene cellule staminali con relativa immaturità immunologica. Questa loro caratteristica consente, spesso, di superare le tradizionali barriere di compatibilità tra donatore e ricevente, consentendo di effettuare il trapianto anche tra persone non perfettamente compatibili, come invece è necessario per le staminali emopoietiche da adulto.

Le cellule staminali del cordone ombelicale possono anche essere utilizzate per trattare alcune malattie genetiche e autoimmuni. In alcuni casi, un trapianto di cellule staminali può aiutare a correggere difetti genetici che causano malattie gravi, offrendo una nuova possibilità di cura a pazienti che, in passato, avevano poche opzioni terapeutiche.

Inoltre, la donazione pubblica del cordone ombelicale aumenta la diversità genetica nelle banche di sangue, rendendo più facile trovare una corrispondenza compatibile per i pazienti in attesa di un trapianto. 

Insomma, il cordone ombelicale donato è uno strumento vitale per il trattamento di malattie gravi, ma anche per la ricerca medica e per lo sviluppo di nuove terapie. Donando il cordone ombelicale, si offre un contributo significativo alla salute pubblica, con la possibilità di salvare vite e di sostenere il progresso scientifico.

Come funziona la donazione?

La donazione del cordone ombelicale è un processo semplice e sicuro, che non comporta rischi né per la madre né per il neonato, ma prevede anche dei controlli successivi alla raccolta del campione per proteggere i pazienti da trattare con le cellule staminali da esso prelevate. 

Come funziona? 

Innanzitutto, si forniscono alla futura madre tutte le informazioni sulla donazione del cordone ombelicale, per consentire una decisione ragionata e consapevole. 

Dopo il parto, una volta che il bambino è nato e il cordone ombelicale è stato clampato (entro 60 secondi, in media), il sangue residuo presente nel cordone e nella placenta viene raccolto. Questo procedimento è rapido, indolore e non interferisce in alcun modo con il parto o con le prime cure al neonato

Dopo la raccolta, il sangue cordonale viene inviato a una banca del sangue cordonale, dove viene analizzato per verificarne la qualità e la quantità di cellule staminali presenti. Se il campione soddisfa i criteri di qualità, viene processato, congelato e conservato a lungo termine in azoto liquido, pronto per essere utilizzato in caso di necessità.

Ma non finisce qui. Infatti, trascorsi 6-12 mesi dal parto, la mamma e il neonato sono sottoposti ad ulteriori controlli – una visita pediatrica per il bambino e un prelievo di sangue per la mamma – per confermare definitivamente l’idoneità del sangue prelevato.

Quando non è possibile donare il cordone?

Per quanto sia un gesto di altruismo e di generosità apprezzabile, non è sempre possibile procedere alla donazione del cordone ombelicale, un po’ come non è sempre consentito donare il sangue. 

In particolare, non è possibile se:

  • la madre ha avuto complicazioni mediche significative durante la gravidanza (gravidanza a rischio), come infezioni gravi, preeclampsia, diabete gestazionale non controllato o altre patologie che potrebbero influenzare la qualità del sangue cordonale;
  • il bambino nasce prematuramente, prima delle 34 settimane di gestazione, la quantità e la qualità del sangue cordonale potrebbero non essere sufficienti per la donazione. Inoltre, in questi casi, le priorità mediche sono spesso concentrate sulla cura immediata del neonato;
  • durante il parto vengono rilevate anomalie nella placenta o nel cordone ombelicale, come una placenta previa o un cordone ombelicale eccessivamente corto, potrebbe non essere possibile raccogliere il sangue cordonale in modo sicuro o efficace;
  • il neonato pesa significativamente meno del previsto (ad esempio, sotto i 2,5 kg). In questi casi la quantità di sangue cordonale raccolta potrebbe essere insufficiente per una donazione utile.

In aggiunta, esistono ulteriori condizioni che impediscono di procedere, indicate nei “Criteri per la selezione del donatore di sangue ed emocomponenti per la selezione della coppia donatrice di sangue del cordone ombelicale”; nello specifico, non è possibile donare il cordone ombelicale qualora la madre e il padre del neonato presentino una delle seguenti condizioni:

  • malattie genetiche o congenite;
  • malattie autoimmuni o immunologiche sistemiche, compresa la tiroidite autoimmune di Hashimoto diagnosticata;
  • affezioni ematologiche: congenite, genetiche, neoplastiche, acquisite, a carico della serie bianca, delle piastrine e della serie rossa, comprese le emoglobinopatie (tranne il riscontro di Beta-talassemia eterozigote), le enzimopatie, e le patologie ereditarie dei globuli rossi (tranne se in eterozigosi);
  • coagulopatia congenita o acquisita;
  • neoplasie maligne: tumori solidi ad esclusione del carcinoma in situ con guarigione completa e dei casi previsti dalla normativa vigente. Qualunque trattamento con radioterapia o con chemioterapici/antiblastici;
  • affezioni gastrointestinali, epatiche, urogenitali, renali, cardiovascolari, dermatologiche, metaboliche o respiratorie, endocrine;
  • malattie organiche del sistema nervoso centrale: gravi affezioni attive, croniche o recidivanti. Epilessia che richieda terapia cronica con anticonvulsivanti;
  • malattie psichiatriche in trattamento farmacologico (in riferimento alla madre);
  • malattie infettive, in particolare Epatite C, Epatite B, HIV 1-2, HTLV I/II;
  • tubercolosi con patologia d’organo, Babesiosi, Lebbra, Kala Azar (Leishmaniosi viscerale), Tripanosoma, Cruzi (M. di Chagas), Sifilide, Epatite ad eziologia indeterminata;
  • Encefalopatia Spongiforme Trasmissibile (TSE);
  • riceventi xenotrapianti e/o innesti di tessuti/cellule o prodotti di derivazione animale;
  • trapianto di organo solido e di cellule staminali emopoietiche;
  • assunzione di sostanze farmacologiche per via intramuscolare (IM), endovenosa (EV) o tramite strumenti in grado di trasmettere malattie infettive: ogni uso attuale o pregresso non prescritto di sostanze farmacologiche o principi attivi comprese sostanze stupefacenti, steroidi od ormoni a scopo di attività sportive;
  • assunzione di sostanze farmacologiche per via non endovenosa;
  • alcolismo cronico;
  • rapporti sessuali che espongono ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue;
  • esposizione a sostanze tossiche e metalli pesanti (cianuro, piombo, mercurio, oro, pesticidi) che possano essere trasmesse al ricevente in quantità tali da poterne compromettere la salute.

A tutte queste condizioni, che rendono impossibile la donazione a tempo indeterminato, se ne aggiungono altre che impediscono di procedere temporaneamente (indicate al punto C.2). Com’è possibile leggere, si tratta principalmente di malattie infettive, interventi chirurgici, cure odontoiatriche, vaccinazioni, e così via. 

Per approfondire, invitiamo a consultare il testo integrale pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Queste restrizioni sono messe in atto per garantire che solo campioni di alta qualità, sicuri e utili, vengano conservati e utilizzati per trapianti e ricerche mediche. Se una madre non è idonea a donare, non significa che il suo gesto di volontà non sia apprezzato, ma semplicemente che la priorità è sempre la sicurezza dei pazienti.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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