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A cosa serve la vitamina D e come assumerla

A cosa serve la vitamina D e come assumerla

Perché è così importante mantenere livelli normali di Vitamina D nel nostro organismo? A cosa serve? Scopriamolo insieme. Intro. 

Nell’articolo dedicato alla carenza di calcio abbiamo sottolineato il ruolo ricoperto dalla vitamina D nel regolarne l’assorbimento intestinale. Una carenza di vitamina D, quindi, impatta in modo diretto sulla salute delle ossa, e non solo. 

Purtroppo, numerosi studi hanno confermato nel corso degli ultimi anni un progressivo aumento della carenza di questa vitamina negli italiani, in particolare negli anziani e nei mesi invernali. 

Secondo quanto riportato in un documento della SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – si stima che l’86% delle donne italiane sopra i 70 anni presenta valori di vitamina D inferiori alla norma alla fine dell’inverno.

Vediamo insieme cos’è la vitamina D, come si assume, a cosa serve e perché è importante tenerla entro certi valori

Cos’è la vitamina D

Per rispondere alla domanda “cos’è la vitamina D” prendiamo in prestito la definizione fornita dalla AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, in un opuscolo informativo dedicato a questo argomento

“La vitamina D è un pro-ormone liposolubile prodotto a livello della cute per azione dei raggi UVB. L’esposizione solare rappresenta la principale sorgente naturale di vitamina D, tuttavia, essa può essere assunta anche con la dieta.”

Bisogna ammettere che si tratta di una definizione molto tecnica e decisamente ostica per chi non è addentro alla terminologia medica. Quindi, proviamo a renderla più chiara

Questa vitamina è una sostanza che viene convertita in un ormone liposolubile, ovvero si scioglie nei grassi del nostro corpo

È prodotta dalla pelle grazie ai raggi del sole UVB (quelli, per intenderci, che ci fanno abbronzare in estate). L’esposizione al sole, quindi, rappresenta la principale fonte per il nostro corpo, ma una percentuale di essa proviene anche dall’alimentazione

Volendo fare una proporzione, potremmo dire che l’80% è prodotta dalla pelle tramite l’esposizione al sole e il 20% assunta con la dieta.  

A cosa serve la vitamina D

Perché è così importante la vitamina D per il nostro benessere? Come accennato all’inizio, il suo ruolo principale è quello di regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, favorendo la normale formazione e mineralizzazione dell’osso. 

È inoltre necessaria per una normale contrattilità muscolare. 

Quindi, valori adeguati di vitamina D nel nostro organismo influenzano in modo diretto non solo la salute delle nostre ossa, ma anche dei muscoli

Ne consegue che, una sua carenza, non può che generare effetti collaterali anche importanti. 

Vediamo quali.

Cosa comporta una carenza di vitamina D

Secondo quanto illustrato dalla SIMG e da AIFA nei rispettivi documenti prima menzionati, una grave carenza di vitamina D determina il rachitismo nei bambini o l’osteomalacia negli adulti (fragilità ossea), a causa di un ritardo nella mineralizzazione. 

Inoltre, influenzando anche la contrattilità muscolare, l’ipovitaminosi D provoca casi di miopatia prossimale, ovvero difficoltà ad alzarsi dalla sedia, impotenza funzionale nel portare le braccia sopra la testa, ecc., di sarcopenia – perdita della massa e della forza muscolare – e di riduzione della forza muscolare.

Come assumere vitamina D

Abbiamo visto che la principale fonte di vitamina D per il nostro organismo consiste nell’esposizione ai raggi solari UVB, che rappresenta circa l’80% del nostro approvvigionamento. 

Il restante 20% proviene dall’alimentazione

Purtroppo, entrambe queste fonti hanno dei limiti intrinseci.  

Raggi del sole UVB

I raggi del sole sono meno presenti in inverno, in presenza di nuvolosità e, ovviamente, di notte. Anche l’inquinamento atmosferico riduce i raggi UVB in modo consistente. 

Inoltre, i raggi UVB non riescono ad attraversare i vetri, quindi non è sufficiente esporsi al sole stando in casa accanto alla finestra, è necessario uscire all’esterno e lasciare che il sole incontri la pelle scoperta. 

Come si può immaginare, in inverno questo è molto difficile.

Dieta

L’apporto della dieta nell’assunzione della vitamina D è non solo ridotto, ma anche alquanto complesso, per due motivi. 

Il primo, è che è presente in quantità rilevanti solo in pochi alimenti, molto grassi, come l’olio di fegato di merluzzo e pesci grassi come dentice, merluzzo, orata, palombo, sogliola, trota, salmone, aringhe. 

Il secondo motivo è che la quota di vitamina ingerita per via alimentare viene rapidamente assorbita a livello intestinale e quindi distribuita quasi totalmente al tessuto adiposo, da cui viene liberata in piccole quantità rispetto alla quota immagazzinata. 

In poche parole, essendo una sostanza liposolubile, quella ingerita va a finire nel grasso e solo in piccolissime dosi alle ossa e ai muscoli. Per questo motivo, nelle persone obese si riscontra più di frequente una ipovitaminosi D

L’unico aspetto “positivo” è che la vitamina D è molto stabile, quindi non viene alterata con la cottura, a differenza di altre, come l’acido folico ad esempio. 

Quali sono i valori normali di vitamina D

I valori normali di vitamina D sono compresi tra 20 e 40 ng/mL.  Come si legge nell’opuscolo AIFA, 

“per valori superiori ai 20 ng/mL si considera garantita l’efficacia per gli esiti scheletrici, mentre per valori inferiori ai 40 ng/mL si considera garantita la sicurezza, non essendo documentati rischi aggiuntivi”

Per individuare una ipovitaminosi D, quindi, si considerano i valori inferiori ai 20 ng/mL, che giustificherebbero un’integrazione tramite prodotti specifici.  

Ricordiamo che, come per tanti altri valori, non è solo la carenza della vitamina D a rappresentare un campanello d’allarme, ma anche un suo eccesso, capace di provocare ipercalcemia e calcolosi renale, oltre a un rischio elevato di fratture ossee. 

La SIMG ci fornisce, quindi, una tabella nella quale riassume, in modo molto chiaro, quali sono i valori da tenere sotto controllo.

vitamina D

Quando è necessario integrarla

Abbiamo detto che la carenza di vitamina D può provocare danni alle ossa e ai muscoli, e che colpisce in particolare le persone anziane e le donne, soprattutto dopo la menopausa. 

Anche in questo caso ci viene in soccorso l’AIFA, che riporta un elenco di situazioni nelle quali è consigliato procedere a un’integrazione di vitamina D. 

Indipendente dalla misurazione dei valori, si consiglia una sua integrazione nei seguenti soggetti:

In seguito alla misurazione, invece: 

  • nelle persone con livelli < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi, come astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate;
  • nelle persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D;
  • nelle persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia remineralizzante;
  • in caso di una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D (antiepilettici, glucocorticoidi, antiretrovirali, antimicotici, ecc.);
  • in caso di malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto (fibrosi cistica, celiachia, morbo di Crohn, chirurgia bariatrica ecc.).

In ogni caso, è opportuno attenersi alle indicazioni del proprio medico, evitando soluzioni fai da te molto pericolose.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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