Con una popolazione che invecchia sempre più e una aspettativa di vita che aumenta, le residenze sanitarie assistenziali rappresentano una realtà molto interessante. Approfondiamo insieme. Intro.
Il tema delle residenze sanitarie assistenziali si inserisce all’interno di un discorso più ampio, che riguarda l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita.
In effetti, l’Italia è un Paese che invecchia e tutti i trend non fanno che confermare uno scenario non proprio roseo nei prossimi anni.
Ne abbiamo parlato diffusamente in un precedente articolo, che trovi qui.
Quella che vedi è la cosiddetta Piramide della Popolazione, ovvero il modo in cui è composta la popolazione – in questo caso italiana – divisa per fasce di età (dette coorti) e genere.
Nei prossimi 40 anni l’Italia perderà quasi 10 milioni di abitanti e vedrà l’età media della popolazione salire in modo drastico, con evidenti ricadute da un punto di vista socio-economico, ma anche sanitario.
Banalmente, più anziani equivalgono a maggiore richiesta di cure mediche e assistenziali, a fronte di un minore gettito fiscale derivante dalla popolazione lavorativamente attiva.
In poche parole, lo Stato avrà meno risorse a disposizione per rispondere alle esigenze di un numero maggiore di persone, in particolare anziani, disabili e non autosufficienti.
Ecco che entrano in gioco le residenze sanitarie assistenziali. Vediamo insieme di cosa si tratta.
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Cosa sono le residenze sanitarie assistenziali
Introdotte nell’ordinamento giuridico italiano agli inizi degli anni ‘90, le residenze sanitarie assistenziali si configurano come strutture non ospedaliere, ma che offrono servizi sanitarie a persone non autosufficienti.
All’interno delle Linee guida del Ministero della Sanità sulle residenze sanitarie assistenziali si legge quanto segue:
“La RSA realizza un livello medio di assistenza sanitaria (medica, infermieristica e riabilitativa) integrato da un livello alto di assistenza tutelare ed alberghiera. È rivolta ad anziani non autosufficienti e ad altri soggetti non autosufficienti, non assistibili a domicilio.”
Come puoi leggere, quindi, queste residenze sono a metà tra una struttura ospedaliera e un albergo, all’interno delle quali vengono quindi erogati servizi sanitari e ospitalità (pernottamento, cambio biancheria, pulizia delle camere, pasti, ecc..).
Qual è la differenza tra le residenze sanitarie assistenziali e gli ospedali?
Per rispondere a questa domanda, prendiamo ancora in prestito le parole inserite nelle Linee Guida del Ministero della Salute.
“Si differenzia dalle strutture riabilitative […] per la minore intensità delle cure sanitarie e per i tempi più prolungati di permanenza degli assistiti, che in relazione al loro stato psico-fisico possono trovare nella stessa anche “ospitalità permanente”.”
Semplificando, i pazienti di una residenza sanitaria assistenziale hanno bisogno di cure meno intense, ma in modo continuativo nel tempo.
Quindi, mentre in un ospedale si effettua un ricovero per un tempo limitato – breve o lungo a seconda delle esigenze – con l’obiettivo di restituire il paziente alla sua vita, nelle RSA si può vivere in modo permanente, ricevendo le cure e le attenzioni quotidiane di cui può necessitare un soggetto anziano, disabile o non autosufficiente.
Un’altra differenza consiste nell’articolazione delle residenze sanitarie assistenziali, che sono dotate di aree condivise, come:
- salottino;
- una sala tv e per il tempo libero;
- un cucinino;
- una mensa;
- un bar;
- una cappella per il culto;
- barbiere e parrucchiere.
Unite a queste aree sono necessari, poi, locali adibiti alle cure mediche, alle visite, alle sedute di fisioterapia e così via.
Come sono determinati i costi di degenza
Abbiamo indicato prima che le residenze sanitarie assistenziali hanno una doppia natura, in parte struttura sanitaria, in parte ricettiva.
Per questo motivo, la degenza di un paziente in una RSA prevede due livelli di costo:
- quelli prettamente sanitari, erogati e sostenuti dal SSN;
- quelli relativi ai servizi alberghieri, a carico del soggetto.
Se il paziente gode di una pensione d’invalidità civile, o in generale di una pensione, si può destinare parte della stessa a copertura dei costi.
In alcuni casi in cui il reddito è insufficiente, sono previsti interventi da parte di familiari o del Comune di residenza.