Secondo un recente studio dell’ISS, un paziente COVID-19 deceduto su 6 è affetto da demenza. Approfondiamo insieme i dati pubblicati nel rapporto. Intro.
In un precedente articolo pubblicato sul nostro blog abbiamo riportato le linee guida per i caregiver che assistono i pazienti affetti da demenza, in un momento complesso come quello che stiamo attraversando ormai da quasi un anno.
Il rapporto tra demenza e COVID è stato messo in evidenza anche da un recente studio, apparso su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, condotto dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità.
I risultati ottenuti durante questo studio non lasciano spazio a dubbi: un paziente COVID-19 deceduto su 6 è affetto da demenza.
Approfondiamo insieme.
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La demenza ha ritardato la diagnosi di COVID-19
Secondo i ricercatori dell’ISS, la condizione di demenza in alcuni pazienti ha ostacolato l’elaborazione di una diagnosi preventiva di avvenuto contagio da SARS-COV-2.
Questo, come si può facilmente intuire, ha causato l’aggravarsi delle condizioni di salute dei pazienti, oltre a favorire la diffusione del contagio all’interno del nucleo familiare e delle residenze sanitarie in cui sono ospitati.
I dati pubblicati sono emblematici di una situazione drammatica:
- il 15,8% dei decessi legati alla pandemia da SARS-CoV-2 negli ospedali italiani ha riguardato persone affette da demenza;
- I problemi cognitivi nei pazienti affetti da demenza hanno, con ogni probabilità, reso meno manifesta la condizione di positività al virus e i sintomi tipici dell’infezione, quali dispnea (68,8% vs. 74,3%) e tosse (30,9% vs. 40,3%);
- I pazienti con demenza hanno avuto minori possibilità di ricevere terapie di supporto e di avere accesso alla terapia intensiva, mostrando un peggioramento clinico più rapido e aggressivo rispetto agli individui con cognizione piena. Secondo i dati raccolti, infatti, i pazienti con demenza positivi alla COVID-19 sono stati quasi del tutto esclusi dalle unità di terapia intensiva (4,5% vs. 23,2%).
Perché i pazienti con demenza vengono esclusi dalle terapie intensive?
Purtroppo la degenza in questo regime di ricovero è molto difficile da affrontare, anche per soggetti nel pieno delle facoltà mentali, perché tende a provocare un enorme senso di confusione, portando addirittura al cosiddetto delirio da terapia intensiva.
Nei pazienti con demenza, come è facile immaginare, questa confusione e questo delirio aumenterebbero in modo esponenziale, provocando reazioni violente incontrollabili, come ad esempio tentare di scendere dal letto, tirare le linee endovenose o altri tubi o fare altre cose che possono arrecare danni a sé stesse e agli altri.
Lo studio conferma la maggiore vulnerabilità dei pazienti con demenza
“Sulla base dei nostri risultati, circa un decesso su sei correlato a COVID-19 si è verificato in persone con diagnosi di demenza. Ed è assai probabile che sia stata proprio la demenza ad influenzare significativamente e negativamente la sintomatologia, il decorso e la gestione delle persone colpite, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalle comorbilità. La demenza infatti ha ostacolato la tempestiva individuazione dei primi segni e sintomi dell’infezione da SARS-CoV-2, con conseguente diagnosi tardiva e comparsa di complicanze gravi che hanno potuto evolvere più rapidamente verso la morte”.
Questo il commento di Graziano Onder, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’ISS, che ha sottolineato la relazione tra condizione di demenza e la difficoltà nell’eseguire una diagnosi tempestiva di avvenuta infezione da SARS-COV-2.
Lo studio condotto dai ricercatori dell’ISS non hanno fatto altro che evidenziare un dato più volte riportato in questi lunghissimi mesi di epidemia, anche dai media: gli anziani affetti da demenza, ad esempio Alzheimer e Parkinson, molto spesso ospitati in RSA, sono molto più vulnerabili al COVID-19 rispetto ad altre fette della popolazione.
Non a caso, il commento conclusivo degli studiosi è il seguente:
“Il nostro studio conferma che le persone affette da demenza sono particolarmente vulnerabili al COVID-19 e devono essere protette per ridurre l’impatto umano, sociale e sanitario della pandemia in corso e di quelle future”.