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Il SSN italiano è destinato all’estinzione?

il SSN è destinato all'estinzione?

Il servizio sanitario nazionale italiano è davvero così in difficoltà da rischiare l’estinzione, come suggerito dal Prof. Ricciardi in suo editoriale? Intro. 

Il 4 settembre scorso è stato pubblicato un articolo sulla versione online del quotidiano IlSole24Ore a firma di Walter Ricciardi, medico e accademico italiano, attualmente in carica come rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Il titolo dell’articolo, evidentemente provocatorio, è “Servizio sanitario, elefante nero destinato all’estinzione”.

Si tratta di un editoriale molto duro, senza peli sulla lingua, nel quale l’autore affronta il problema della crisi, oggettiva, del SSN, indicando i motivi di questo declino che, a suo dire, lo porterà all’estinzione. 

Approfondiamo insieme. 

Il SSN è diventato un “elefante nero”

Nella parte iniziale dell’articolo il prof. Ricciardi interviene senza mezzi termini, come anticipato prima, introducendo il concetto di “elefante nero” del titolo:

“La chiusura del Servizio sanitario italiano, pubblico, con copertura universale, gratuito (o quasi) al momento dell’uso, perché finanziato tramite la tassazione generale e, quindi, non discriminante per reddito, residenza o altro è ormai da considerare come un “elefante nero”, un incrocio tra un cigno nero (evento raro, scarsamente probabile e imprevisto con implicazioni enormi) e l’elefante nella stanza, un problema evidente a tutti, ma che nessuno vuole affrontare, anche se sappiamo che un giorno avrà conseguenze diffuse e dirompenti.”

Nel nostro piccolo, tramite i contenuti prodotti per il blog, abbiamo più volte segnalato le difficoltà, evidenti, in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale, motivo di vanto internazionale fino a un passato recente, oggi “elefante nero”, come lo definisce l’autore dell’articolo in oggetto. 

Ma il SSN italiano è davvero destinato all’estinzione? 

Beh, forse no, ma è altamente probabile che il servizio sanitario che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli ultimi decenni sia destinato a evolversi e cambiare, se non vuole farsi schiacciare dai sintomi di una malattia molto grave che il prof. Ricciardi elenca nel suo articolo. 

Vediamo quali sono. 

Quali sono le cause del declino del SSN?

Proseguendo nella lettura dell’articolo, il professore indica i sintomi che evidenziano il declino del SSN e che, a suo dire, lo condurranno all’estinzione.  

Quali sono questi sintomi? 

  1. Costante e progressivo aumento dell’invecchiamento della popolazione, che comporta maggiore ricorso alla sanità pubblica con un conseguente affollamento delle strutture ed elevati costi di gestione;
  2. l’aumento preoccupante della percentuale di persone affette da malattie croniche, che peggiorano la qualità della vita dei soggetti e le costringono a terapie farmacologiche e interventi di diversa natura;
  3. il palese sottofinanziamento della ricerca medica, farmacologica e biomedica, con conseguente aumento del costo dei farmaci e dei supporti medico-sanitari;
  4. l’assenza, evidenziata soprattutto nell’ultimo anno, di personale medico nelle strutture, che ha costretto alcune regioni a richiamare chi era andato in pensione e inserire in organico medici militari. 

Su quest’ultimo punto il prof. Ricciardi si sofferma più a lungo, dipingendo un quadro alquanto nefasto. 

L’assenza di personale medico sta distruggendo il SSN

L’assenza o la scarsità di personale medico nelle strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche è un problema gravissimo, di non facile soluzione a causa di una serie di congiunture e scelte politiche alquanto miopi, a detta dell’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. 

Quali sono queste congiunture e scelte sbagliate? Ricciardi le elenca con una certa durezza. 

“Non è difficile, anche per una persona di intelligenza essenziale capire che se produci circa 10mila nuovi medici l’anno, peraltro mediamente bravi o bravissimi, e ne fai specializzare, fino a due anni fa solo 6mila, oggi 8mila, produrrai una massa di personale altamente qualificato che, non avendo possibilità di accedere ai ruoli del Ssn, si metterà in fila ad attendere e cercare di sbarcare il lunario con lavori precari oppure emigrerà a frotte in Paesi a cui vengono in questo modo “regalati” professionisti la cui formazione è stata interamente pagata dai contribuenti italiani o dalle loro famiglie.”

A questo va aggiunta la scelta di consentire il pensionamento anticipato, in seguito all’entrata in vigore di Quota 100, di moltissimi medici e operatori sanitari senza prima rimpiazzarli con altro personale, creando così disagi enormi alle strutture. 

Purtroppo, l’idea paventata da molti di importare medici dall’estero è poco verosimile, in quanto nel nostro Paese la professione è meno appagante – sia dal punto di vista economico che di stimoli professionali – rispetto ad altri Paesi.  

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane basate sui dati del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Miur e del Ministero della Salute citati nell’articolo, nei prossimi 15 anni il SSN si troverà con circa il 25% di personale in meno nelle strutture, che le nostre Università non saranno in grado di colmare. 

Tutto questo non potrà fare altro, secondo Ricciardi, se non portare il SSN al collasso e alla conseguente estinzione. 

Conclusioni

Uno scenario molto poco rassicurante quello delineato, ma alquanto probabile, soprattutto se non si prendono misure serie per contrastare le distorsioni individuate del Sistema. 

Aggiungiamo noi che il secondo pilastro sanitario costituito dai fondi, casse e mutue integrativi al SSN, deve essere lo strumento che può accompagnare la fase necessaria al risanamento del Sistema fornendo un integrazione che va ben al di là delle prestazioni “No LEA”

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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