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Cosa c’è da sapere sull’epidemia di coronavirus

cosa c'è da sapere sul nuovo coronavirus

Per evitare il panico, ed affrontare l’emergenza in modo adeguato, è necessario diffondere informazioni corrette e puntuali. Con questo articoli proviamo a fare chiarezza sul nuovo coronavirus. Intro. 

L’epidemia di coronavirus, giunta ormai anche nel nostro Paese, sta generando panico e ansia nei cittadini. Una reazione comprensibile, soprattutto se si considera l’evidente scarsa conoscenza del fenomeno. 

Inoltre, la diffusione di informazioni errate, bufale, eccessiva drammatizzazione della situazione attuale e, purtroppo, una sempre crescente morbosità dei media nei confronti dei decessi, non fa che aumentare questo sentimento di paura.

Per approcciare l’epidemia nel modo corretto è necessario eliminare, o quantomeno ridurre, il rumore di fondo, selezionando con cura solo fonti autorevoli e realmente competenti, a partire dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità

Entrambi, infatti, hanno dedicato ampio spazio al coronavirus, illustrando in modo preciso e puntuale tutto quello che c’è da sapere sull’epidemia, con un aggiornamento costante. 

Bisogna ammettere, però, che spesso vengono utilizzati termini ed espressioni tecniche, ostiche e di difficile comprensione per l’utente medio.  

Per questo motivo, noi del Fondo ASIM abbiamo deciso di provare a semplificare alcuni concetti, per renderli fruibili a tutti, partendo proprio dalle informazioni fornite dalle due realtà menzionate prima. 

Cosa sono i coronavirus

Avrai notato che abbiamo usato il plurale, scrivendo “i coronavirus” e non “il coronavirus”. In effetti, quando si affronta l’argomento è più corretto partire riferirendosi ai coronavirus al plurale, perché si tratta di una famiglia di virus, non di un singolo virus. 

Questa famiglia di virus, nota già da diversi anni (più o meno dalla seconda metà degli anni ‘60), comprende alcune forme che provocano malattie respiratorie, raffreddore, e altri sintomi solitamente associati all’influenza

Poco meno di vent’anni fa, nel 2003, abbiamo già sperimentato la diffusione di un nuovo ceppo di questa famiglia di virus, sempre proveniente dalla Cina, causa della Sindrome respiratoria acuta grave, altrimenti nota come SARS.  

È quello che è accaduto anche ora, con la formazione e la comparsa di un nuovo coronavirus, quindi di un nuovo ceppo mai identificato prima, che colpisce principalmente l’apparato respiratorio

Cos’è il SARS-CoV-2

Abbiamo spiegato che con il termine coronavirus si indicano i virus appartenenti a una particolare famiglia, che provocano alcune patologie. 

Quindi, per essere ancora più chiari, quando si parla di coronavirus non si fa riferimento a una malattia, ma alla causa scatenante, ovvero al virus

L’epidemia che stiamo affrontando in questi ultimi mesi è causata dalla comparsa di un nuovo ceppo di coronavirus, chiamato SARS-CoV-2 da un ente preposto, l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV). 

La scelta di questo nome è dettata, come puoi facilmente intuire, dal legame diretto di questo coronavirus con quello alla base dell’epidemia di SARS. 

COVID-19: la malattia causata dal nuovo coronavirus

Abbiamo spiegato che i coronavirus sono una famiglia di virus, ai quali appartiene SARS-CoV-2, ovvero il ceppo alla base dell’epidemia in corso. 

Il virus provoca una malattia respiratoria, denominata COVID-19, sigla composta da Corona (CO), Virus (VI), Disease (D, in italiano malattia) e l’anno in cui si è manifestata, ovvero il 2019

Quindi, se leggi o senti parlare di Coronavirus, SARS-CoV-2 e COVID-19, ora sai quali sono le differenze tra questi tre termini e cosa indicano. 

Quando e perché è apparso questo nuovo ceppo di coronavirus

Come probabilmente sai, il nuovo coronavirus si è manifestato inizialmente in Cina alla fine del 2019. 

Il 9 gennaio 2020 l’OMS ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi avevano individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan. 

La comparsa di un nuovo virus nell’uomo è un processo noto alla comunità scientifica, ma al momento non esistono ancora sufficienti dati per identificare la fonte primaria dell’infezione

Si presume possa avere un’origine animale, come avvenuto con la SARS (trasmessa dagli zibetti agli esseri umani) o la MERS (trasmessa dai dromedari). 

Nuovo coronavirus: quali sono i sintomi

Come accennato, i coronavirus sono virus che causano disturbi respiratori, in alcuni casi anche molto gravi, perché tendono ad attaccare principalmente le cellule epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale. 

Di conseguenza, i sintomi che possono essere avvertiti vanno dal banale raffreddore alla tosse, fino a provocare bronchite o polmonite

Nei casi più gravi, può portare a insufficienza renale e al decesso. Su questo punto torneremo più avanti, portando alcuni dati ufficiali sui tassi di contagio e mortalità. 

Se l’ospite, quindi l’individuo che ha contratto il virus, è in buona salute e si attiva subito per effettuare una terapia antivirale di supporto, non corre grossi rischi e raramente l’infezione può causare la morte. 

A essere più esposti e vulnerabili sono le persone anziane, chi soffre di patologie preesistenti, chi ha un sistema immunitario compromesso. 

Ad oggi, non ci sono dati che indicano una maggiore o minore vulnerabilità al virus nelle donne in gravidanza.

Quanto dura l’incubazione

Con il termine incubazione si fa riferimento al periodo che intercorre tra il contagio, quindi l’esposizione al virus, e la comparsa dei primi sintomi

Secondo i dati fino a ora raccolti, il periodo di incubazione risulta avere una durata media che oscilla tra i 2 ed i 14 giorni

L’assenza di sintomi evidenti nei giorni immediatamente successivi al contagio rappresenta uno dei principali motivi della diffusione del virus a livello globale. 

Chi non sa di essere portatore del virus, perché non accusa sintomi evidenti, entrando in contatto con altre persone rischia di contagiarle, generando un processo a cascata alla base della diffusione di qualunque epidemia. 

In questo caso, pare che il SARS-CoV-2 sia particolarmente infettivo, e che si diffonda molto rapidamente. 

Come avviene la trasmissione

Essendo un virus che aggredisce le vie respiratorie, la trasmissione avviene in modalità molto simili a quelle di una banale raffreddore

Il nuovo coronavirus può essere, quindi, trasmesso da persona a persona attraverso le goccioline presenti nel respiro del soggetto infetto, quindi attraverso uno starnuto, un colpo di tosse, un contatto fisico diretto (ad esempio, una stretta di mano). 

Sono proprio le mani a rappresentare il principale veicolo di trasmissione di un virus, soprattutto se vengono poi portate alla bocca, sul naso o sugli occhi. 

Secondo l’OMS la trasmissione avviene solo se si entra in contatto con un paziente che ha già manifestato i primi sintomi, mentre risulta molto rara prima che questo avvenga. 

Come si cura il COVID-19

Purtroppo, trattandosi di un nuovo virus mai identificato prima, non esistono al momento cure specifiche per il trattamento dei pazienti infetti, né tanto meno un vaccino contro questa infezione. 

I tempi di sviluppo e trial di un nuovo vaccino sono lunghi, in media richiedono dai 12 ai 18 mesi. 

Questo vuol dire che, allo stato attuale, si può solo intervenire sui sintomi, cercando di contenere gli effetti e stabilizzare i pazienti. 

Si parla, in questi casi, di terapia di supporto.

Gli antibiotici non sono adatti, perché agiscono solo sui batteri e non sui virus

È importante ricordare, però, anche per evitare di preoccuparsi in modo eccessivo, che la maggior parte dei pazienti contagiati hanno sperimentato sintomi lievi e sono guariti

Come prevenire l’infezione

In questa fase, molto complessa e convulsa, è fondamentale adottare misure di prevenzione, al fine di ridurre le possibilità di contagio e di diffusione del virus. 

I consigli e le linee guide fornite dai vari enti internazionali sono, se vogliamo, di buon senso, e validi in generale quando si parla di prevenzione: 

  1. Lavati le mani molto spesso, con acqua calda e sapone. È importante strofinare accuratamente le mani per circa 60 secondi.
  2. Laddove non fosse possibile lavare le mani, si consiglia l’utilizzo di disinfettanti a base di alcol etilico al 60% o di cloro.
  3. Tossisci nel gomito, per evitare la trasmissione del virus sulle mani.
  4. Evita luoghi troppo affollati e mantieni una distanza di sicurezza dalle persone, in particolare se manifestano sintomi influenzali come raffreddore o tosse.
  5. Se presenti sintomi ascrivibili al nuovo coronavirus, sei rientrato dalla Cina o da uno dei focolai presenti nel mondo, è importante chiamare il numero dedicato 1500 o il 112. Non recarti in ospedale o in un ambulatorio, potresti contagiare altre persone.
  6. Non andare nel panico e non pensare subito al peggio. Se hai sintomi influenzali ma non sei stato in Cina, non hai interagito con persone di ritorno dalla Cina e non hai motivo di temere di aver contratto il virus, rivolgiti al tuo medico per effettuare un classico trattamento farmacologico per curare l’infezione.
  7. Se hai febbre, tosse, raffreddore, resta a casa ed evita contatti diretti con le altre persone.

Insomma, è necessario fare attenzione, senza creare falsi allarmismi, proteggendo la propria persona ma anche gli altri. 

È consigliato indossare la mascherina?

Dalla comparsa del nuovo coronavirus c’è stata una corsa all’acquisto e all’approvvigionamento delle mascherine per coprire bocca e naso

Ma è consigliato indossarle? 

La risposta l’ha fornita l’OMS, la quale ne raccomanda l’utilizzo solo se si sospetta di aver contratto il virus o se si accudisce una persona infetta. 

Anche in questo caso, però, è necessario seguire alcune istruzioni per l’uso

  1. è fondamentale lavare accuratamente le mani prima di indossare la mascherina;
  2. è importante coprire in modo corretto bocca e naso, lasciando aderire bene la mascherina al volto;
  3. una volta indossata, è consigliato evitare di toccare la mascherina;
  4. le mascherine sono usa e getta, quindi non riutilizzarle mai;
  5. togli la mascherina prendendola per l’elastico, evitando quindi di toccarla, e buttala subito in una busta chiusa. Dopo, lavati le mani accuratamente. 

Si possono effettuare esami privatamente per individuare la presenza del virus?

La risposta a questa domanda è no, non si può. Al momento, infatti, non esistono kit commerciali distribuiti ai laboratori di analisi privati o convenzionati presenti sul territorio. 

Gli esami devono essere effettuati dagli uffici regionali preposti, attenendosi a protocolli specifici.

Quindi, se dovessi imbatterti in annunci pubblicitari o notizie relative a centri dove effettuare test a pagamento, ignorali. 

Quanti casi di contagi si sono registrati fino ad ora?

In data 25 marzo, giorno in cui è stato aggiornato questo articolo, l’OMS ha rilasciato un aggiornamento sui casi di contagio da nuovo coronavirus

Ecco la situazione. 

Globale:

  • 375.498 casi confermati per il nuovo coronavirus (Covid-19) nel mondo dall’inizio dell’epidemia
  • 16.362 morti

In Italia, la situazione è la seguente, secondo i dati forniti dal Dipartimento della Protezione Civile:

situazione coronavirus in italia

I dati vengono aggiornati su base quotidiana, ti consigliamo di consultare il sistema messo a disposizione dalla Protezione Civile. Lo trovi qui.

Situazione Italiana: contagi, decessi, distribuzione geografica

L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di casi. 

Per questo motivo, sono state messe in campo una serie di misure restrittive per cercare di contenere la diffusione e ridurre i contagi.

Scendiamo più nel dettaglio:

  • 69.176 persone colpite da Covid-19;
  • 6.820 deceduti
  • 8.326 dimessi (guariti)

Le persone contagiate sono così suddivise per Regione:

  • Lombardia: 30.703 (attuali: 19.868)
  • Emilia Romagna: 9.254 (attuali: 7.711)
  • Veneto: 5.948 (attuali: 5.351)
  • Piemonte: 5.515 (attuali: 5.124)
  • Liguria: 2.116 (attuali: 1.692)
  • Lazio: 1.728 (attuali: 1.545)
  • P.A. Trento: 1.110 (attuali: 975)
  • Puglia: 1.005 (attuali: 940)
  • Sicilia: 846 (attuali: 799)
  • P.A. Bolzano: 781 (attuali: 699)
  • Abruzzo: 689 (attuali: 622)
  • Umbria: 648 (attuali: 624)
  • Sardegna: 421 (attuali: 395)
  • Valle d’Aosta: 400 (attuali: 379)
  • Calabria: 319 (attuali: 304)
  • Basilicata: 92 (attuali: 91)
  • Molise: 73 (attuali: 55)

Questi dati sono aggiornati al 25 marzo 2020.

Considerazioni finali

L’epidemia di coronavirus è, senza dubbio alcuno, un evento da trattare con estrema serietà, mettendo a disposizione risorse per gestire al meglio la parte di prevenzione, l’isolamento dei contagiati e la fornitura di cure mediche di supporto. 

Al momento non esistono ancora dati sufficienti per avere un quadro chiaro e certo della situazione, ma con il passare dei giorni e delle settimane gli enti preposti, i centri di ricerca e sviluppo e gli studiosi di tutto il mondo avranno sempre più informazioni per affrontare meglio l’epidemia. 

Per ora, quindi, è importante attenersi alle disposizioni in atto e limitare la diffusione del virus sul territorio nazionale.

Una corretta informazione, unita a un approccio di buon senso, ci permetteranno di limitare i danni, quindi la diffusione del virus. 

Fonti:

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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