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Emicrania: come prevenirla e curarla

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L’emicrania è una delle patologie più diffuse e invalidanti al mondo, e rappresenta un elevato costo sociale e sanitario. Approfondiamo insieme. Intro. 

Soffrire di mal di testa è invalidante, rende difficoltoso svolgere qualsiasi azione, anche la più elementare. Quando il mal di testa è molto forte e ricorrente, si parla di emicrania.

Si tratta di una patologia diffusissima, che colpisce sia uomini che donne (in percentuali maggiori queste ultime), e si configura come un elevato costo sanitario e sociale per il nostro Paese.

In effetti, come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità in un paper del 2018, l’emicrania ha un forte impatto sia sulla qualità della vita che sui costi diretti e indiretti sostenuti dalla società, e viene ormai considerata un importante problema di salute pubblica.

Ma cos’è l’emicrania, quali sono le principali cause che la provocano? E soprattutto, come si può curarla e prevenirla?

Scopriamolo insieme.

Cos’è l’emicrania

Spesso il termine emicrania viene utilizzato in modo sbagliato, etichettando come tale un semplice mal di testa causato, ad esempio, da stanchezza, stress, sintomi influenzali, mal di denti, e così via.

Iniziamo subito con il precisare che questa parola non è un sinonimo di mal di testa, non individua infatti un sintomo, ma una vera e propria malattia neurologica.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della sanità, questa patologia colpisce soprattutto le donne – 3 volte più degli uomini – ed è la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano.

Insomma, l’emicrania non è solo un forte mal di testa, ma qualcosa di molto più complesso.

Nonostante sia stata ampiamente studiata, sia nel campo medico che in quello farmacologico, continua ad essere una patologia poco conosciuta, anche da chi ne soffre frequentemente.

Scarsa informazione, luoghi comuni, diagnosi sbagliate, tutto questo ha prodotto una cultura dell’emicrania molto poco attendibile, rendendo le cure e la prevenzione più complesse.

In effetti, capita molto spesso che chi soffre di emicrania si limiti a prendere un farmaco per il mal di testa, senza approfondirne le cause.

Il risultato? Non cura il problema, ma attenua solo i sintomi.

Emicrania: cause principali

L’emicrania è una malattia neurovascolare a carattere familiare. Questo vuol dire che c’è una componente di ereditarietà molto forte.

In poche parole, se la mamma soffre di emicrania, ci sono molte probabilità che accada anche alla figlia.

Il cervello di una persona che soffre di emicrania tende a consumare più energia di quella che produce, trasformando in dolore ciò che dolore non è, come lo stress, l’ansia, le variazioni ormonali, i cambiamenti climatici, il digiuno, e così via.

Quando si presenta l’emicrania

Come indicato prima, l’emicrania colpisce più le donne degli uomini, in una proporzione di 3 a 1, e inizia a manifestarsi dopo la comparsa del ciclo mestruale.

Secondo uno studio condotto nel 2012, in Italia si stima una diffusione dell’emicrania nel 32,9% delle donne e nel 13% degli uomini.  

Si presenta in misura maggiore intorno ai 40-50 anni, e non sempre scompare dopo con la menopausa, anche se statisticamente tende a presentarsi con minore frequenza e intensità in quella fase della vita della donna.

Sintomi e durata

L’emicrania può durare anche diversi giorni, con una intensità crescente nei primi giorni. Inizialmente si registrano alcuni sintomi molto vari e ambigui – per questo spesso non associati all’emicrania – come mal di testa, spossatezza, stanchezza, irritabilità, desiderio di cibi dolci – per poi raggiungere picchi molto dolorosi e invalidanti, che durano da poche ore fino a 2-3 giorni.

Il dolore avvertito dal soggetto affetto da emicrania è davvero molto forte, provocando vomito, giramento di testa, nausea, costringendo al riposo forzato e all’isolamento.

Stimolazioni visive, come la luce molto forte, lo schermo di un televisore o di un computer, rumori anche solo accennati, possono accentuare la sensazione di dolore nel soggetto, che purtroppo non sempre può rifugiarsi in camera da letto, adagiandosi sul letto.

Infatti, spesso, la posizione supina non attenua il dolore, ma lo accentua, costringendo il povero soggetto a trovare una soluzione alternativa.

A tutto questo bisogna aggiungere che dopo ore o giorni di dolore costante, l’umore della persona tende – comprensibilmente – a peggiorare, rendendola più nervosa, irritabile, infastidita.

Purtroppo, l’emicrania non solo colpisce in media più donne che uomini, ma lo fa anche con un’intensità maggiore.

Emicrania: episodica e cronica

In base alla frequenza, l’emicrania si divide in due tipologie:

  1. emicrania episodica: fino ad un massimo di 14 giorni al mese;
  2. emicrania cronica: più di 15 giorni al mese, da almeno 3 mesi.

Le statistiche ci dicono che il 2,5 % dei pazienti che soffrono di emicrania episodica tendono a peggiorare, giungendo ad una forma cronica.

Quando gli episodi di emicrania si verificano da almeno 8 mesi, questa percentuale sale al 30%.

L’emicrania cronica, che colpisce il 2% della popolazione mondiale, a sua volta si divide in due, in base ai cosiddetti fattori di cronicizzazione, che possono essere modificabili o non modificabili:

  • Modificabili:
    • quando si registrano almeno 4 episodi di emicrania al mese;
    • quando si effettua un trattamento inadeguato;
    • quando si soffre di ansia o depressione;
    • in caso di abuso di analgesici;
    • obesità;
    • stile di vita sedentario.
  • Non modificabili:
    • quando il soggetto è una donna;
    • età superiore ai 40 anni;
    • basso livello socio-economico;
    • separazione/divorzio o vedovanza;
    • eventi stressanti e traumi cranici o cervicali.

In realtà, secondo molto studi, è da considerarsi cronica anche l’emicrania episodica, in quanto il dolore provato risulta in ogni caso invalidante, rendendo impossibile o quasi per il soggetto lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa o personale.

Costi sociali

Purtroppo, l’emicrania è una malattia tanto frequente quanto poco compresa, in particolare da chi non ne soffre.

L’idea che sia solo un banale mal di testa, e che la persona che ne soffre tenda a “esagerare”, è molto diffusa, creando un disagio enorme in questi soggetti.

Il risultato?

Negano di avere un problema, anche grave, finendo con il peggiorare la situazione, o vivendolo in solitudine, perché si sentono incompresi.

L’impatto economico dell’emicrania è davvero enorme, pari nei soli 27 Paesi dell’UE a 111 miliardi di euro.

L’Italia è uno dei Paesi europei con i più alti costi annuali per emicrania.

È possibile dividere questi costi in due categorie:

  1. Costi diretti: costi direttamente ricollegabili alla patologia, come le spese per visite mediche, esami diagnostici, acquisto di farmaci, ecc;
  2. Costi indiretti: perdita di giornate lavorative, ridotta efficienza produttiva, tempo sottratto ad attività extra-lavorative.

Il costo medio annuo per emicrania per ogni singolo paziente è in Europa pari a 1.222 euro.

Prevenzione e cura

L’emicrania è frutto di un mix di fattori, anche legati allo stile di vita, quindi immaginare una terapia uguale per tutti è purtroppo impossibile.

In linea generale, si può fare una differenza tra terapia acuta e terapia di profilassi.

La prima è finalizzata alla cura dei sintomi e del problema, mentre la seconda è una procedura di tipo preventivo.

La terapia acuta, quindi curativa, prevede la somministrazione – quindi l’assunzione – di farmaci specifici. Purtroppo, solo il 30% dei pazienti risponde in modo soddisfacente alle cure.

La terapia di profilassi, quindi preventiva, lavora invece su uno spettro più ampio, perché opera sia sullo stile di vita e sulla corretta informazione del paziente, in modo che riconosca i sintomi, sia sulla terapia farmacologica.

La ricerca prosegue, e si spera che possa individuare una cura efficace su una percentuale sempre maggiore di soggetti.  

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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