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Quali sono le differenze tra allergia e intolleranza alimentare

Quali sono le differenze tra allergia e intolleranza alimentare

Negli ultimi anni, complici vari fattori (maggiore attenzione in famiglia, maggiore conoscenza, migliori test diagnostici, ecc.), le allergie e le intolleranze alimentari sono entrate nelle nostre vite, in modo diretto – perché, magari, ne soffriamo – o in modo indiretto, se ne parla molto più spesso, ed è sempre più frequente doversi interfacciare con il problema

Ad esempio, oggi è normale dover comunicare alla scuola le eventuali intolleranze o allergie alimentari dei nostri figli che usufruiscono della mensa scolastica, così come informarsi della condizione dei compagni di classe in vista di una festa di compleanno, mentre fino a qualche anno fa rappresentava un’eccezione

Purtroppo, però, nonostante un evidente aumento della conoscenza e della sensibilizzazione sul tema, si registra ancora molto spesso una confusione tra allergia e intolleranza alimentare, con la tendenza a utilizzare i due termini come sinonimi, anche a causa di sintomi a volte simili. Ciò nonostante, sono patologie distinte.

Proviamo a fare chiarezza, spiegando per bene cos’è un’allergia alimentare, in cosa consiste invece un’intolleranza alimentare, e quali sono le differenze tra le due condizioni

Le reazioni avverse agli alimenti

Prima di parlare di allergia o intolleranza alimentare è necessario fare un passo indietro, e concentrarsi sul fenomeno denominato “reazione avversa a un alimento”

Con questa espressione, introdotta dalla American Academy of Allergy Asthma and Immunology, si fa riferimento a qualsiasi manifestazione indesiderata e imprevista che si verifica in seguito all’ingestione di un alimento. È un termine ampio che lega l’assunzione di cibo a una risposta anomala dell’organismo.

Le reazioni avverse al cibo vengono classificate in base ai diversi meccanismi patologici che le determinano

Una classificazione condivisa a livello internazionale suddivide queste reazioni in categorie, con una distinzione tra: 

  • reazioni tossiche, causate dalla presenza di tossine e dipendenti dalla quantità ingerita, come l’avvelenamento da funghi;
  • reazioni non tossiche, che dipendono dalla suscettibilità individuale.

All’interno delle reazioni non tossiche, le allergie e le intolleranze alimentari sono le più frequenti, che abbiamo già chiarito essere due condizioni separate e diverse.

reazioni avverse al cibo allergie intolleranze

La differenza fondamentale risiede nel coinvolgimento del sistema immunitario. L’allergia alimentare è infatti una reazione che attiva il sistema immunitario, riconoscendo una componente dell’alimento (l’allergene) come “invasore” e innescando una risposta immunomediata. 

L’intolleranza alimentare, al contrario, è una reazione avversa non mediata dal sistema immunitario. Coinvolge prevalentemente l’apparato gastrointestinale e può essere causata da diversi meccanismi, come vedremo più nel dettaglio.

Comprendere le diverse manifestazioni cliniche che possono derivare da queste reazioni avverse, caratteristiche di ogni età, è fondamentale per indirizzare il paziente verso il più corretto percorso diagnostico basato su evidenze scientifiche.

Allergia alimentare: definizione, cause, sintomi, diagnosi, gestione

L’allergia alimentare è specificamente definita come una reazione avversa non tossica agli alimenti causata da un’anomala reazione immunologica

In pratica, è una reazione in cui il sistema immunitario di un individuo ipersensibile attiva una risposta anomala nei confronti di un alimento o una sua componente, riconoscendolo come una minaccia. 

Quanto è diffusa?

La diffusione delle allergie alimentari è in progressivo aumento, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Si manifesta più frequentemente nei bambini piccoli, ma può comparire a qualsiasi età, anche verso alimenti consumati in precedenza senza problemi. 

Detto questo, la percezione comune nella popolazione è molto più alta rispetto alla sua reale incidenza clinica. Cosa vuol dire? Che anche se se ne parla molto di più, e ognuno di noi conosce almeno una persona che ne è affetto (o lo è egli stesso), non sono così diffuse come si potrebbe pensare. Infatti, stando alle stime fornite dalla FNOMCeO – Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri parliamo di una incidenza reale del 4,5% della popolazione adulta e fino al 10% circa della popolazione pediatrica

Come funziona?

Il meccanismo principale attraverso cui si manifesta l’allergia alimentare nella maggior parte dei casi coinvolge un tipo specifico di anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE). In questo caso si parla di allergia IgE-mediata. L’allergene, ovvero la proteina presente nell’alimento che scatena la reazione, innesca una catena di reazioni del sistema immunitario, portando alla produzione di questi anticorpi IgE specifici contro l’alimento.

Questi anticorpi IgE si legano alla superficie di alcune cellule speciali del sistema immunitario, presenti in aree come la cute, le mucose, le vie respiratorie e l’intestino. 

Quando l’individuo entra nuovamente in contatto con l’allergene, il legame tra questo e le IgE sulla superficie delle cellule induce queste ultime a rilasciare sostanze chimiche. La più nota tra queste è l’istamina, che ha effetti come la stimolazione dei neuroni e la dilatazione dei vasi sanguigni. Il rilascio di questi mediatori provoca i segni fisici e i sintomi della reazione allergica.

Le reazioni IgE-mediate, invece, sono generalmente le più comuni e potenzialmente più gravi, potendo portare fino allo shock anafilattico.

Esistono anche reazioni allergiche non IgE-mediate, che si basano su altri meccanismi immunologici e sono solitamente caratterizzate da sintomi più lievi, come alcune patologie gastrointestinali emergenti o la malattia celiaca (anche se, è bene chiarirlo, la celiachia è una malattia sistemica immuno-mediata specifica al glutine e non una “allergia” nel senso stretto IgE-mediato). 

Come si manifestano?

Le reazioni allergiche alimentari compaiono tipicamente a breve distanza dall’assunzione dell’alimento, da pochi minuti a poche ore (spesso entro due ore, con una mediana di 30 minuti in caso di anafilassi). 

I sintomi possono essere molto vari e interessare diversi organi e apparati, tra cui:

  • tratto gastrointestinale: reazioni immediate in bocca, vomito, diarrea, dolori addominali;
  • cute: orticaria, angioedema, prurito cutaneo, dermatite atopica;
  • apparato respiratorio: rinite, asma;
  • sintomi generalizzati o anafilassi, una reazione sistemica grave che può mettere a rischio la vita, caratterizzata da rapido esordio con interessamento delle vie aeree, difficoltà respiratoria e collasso cardiocircolatorio, spesso associati a sintomi cutanei ma non sempre presenti. L’anafilassi indotta da alimenti è la prima causa di anafilassi al di fuori dell’ambiente ospedaliero nel bambino e nell’adulto.

Quanto è grave?

La gravità della reazione può variare notevolmente ed è influenzata anche dal tipo di proteina allergene: alcune sono resistenti alla cottura e alla digestione e più spesso responsabili di reazioni sistemiche, altre sono termo- e gastro-labili e causano sintomi più lievi e locali.

Reazioni importanti possono verificarsi anche con l’esposizione a piccole dosi.

Quali sono i principali allergeni alimentari?

Gli alimenti più frequentemente responsabili di allergie sono un numero relativamente esiguo, e variano in parte con l’età:

  • Nei bambini: latte vaccino, uova, arachidi, pesci, frutta secca, soia. L’allergia al latte vaccino è la più comune, seguita da quella all’uovo e alle arachidi. Negli ultimi anni, l’allergia all’uovo è diventata la più frequente in molti Paesi occidentali.
  • Negli adulti: arachidi, noci, pesci, crostacei, soia, verdura e frutta.

Fattori come l’età (i bambini sono più inclini), la presenza di altre allergie, la genetica (storia familiare di allergie), e probabilmente fattori ambientali, sembrano influenzare la predisposizione.

Come si capisce se si soffre di una allergia alimentare?

La diagnosi di allergia alimentare richiede un percorso diagnostico specialistico, basato su un’accurata raccolta della storia clinica e l’uso di test validati scientificamente, comunemente noti come prove allergiche, come i test cutanei (Prick test, Prick by prick) e il dosaggio delle IgE specifiche nel sangue (anche con tecniche di allergologia molecolare). 

Il test di provocazione orale, effettuato in ambiente controllato, è considerato il gold standard ma non sempre necessario. 

Si raccomanda di diffidare dai cosiddetti “test alternativi” (come il test citotossico, il dosaggio delle IgG4, la kinesiologia applicata, la biorisonanza, ecc.), che non hanno dimostrato attendibilità o validità scientifica.

Come si gestiscono?

La gestione a lungo termine dell’allergia alimentare si basa sulla completa evitazione dell’alimento responsabile, e, nei casi a rischio di reazioni gravi, sulla prescrizione e l’educazione all’uso dell’adrenalina autoiniettabile come farmaco salvavita in caso di ingestione accidentale. 

Alcune allergie, come quelle al latte e all’uovo, tendono a risolversi spontaneamente con la crescita, mentre altre, come quelle alla frutta a guscio e arachidi, tendono a persistere

Intolleranza alimentare: definizione, cause, sintomi, diagnosi, gestione

L’intolleranza alimentare si verifica quando l’organismo manifesta una risposta indesiderata e imprevista dopo l’ingestione di un alimento.

La differenza fondamentale tra allergia e intolleranza alimentare risiede nel meccanismo patologico. A differenza dell’allergia, l’intolleranza alimentare non è mediata dal sistema immunitario

L’intolleranza coinvolge prevalentemente l’apparato gastrointestinale, ma non attiva la catena di reazioni immunitarie come la produzione di anticorpi IgE, tipica delle allergie.

Come funziona e quali sono le cause?

Le intolleranze alimentari non immunomediate possono essere causate da diversi meccanismi:

  1. Difetti Enzimatici: sono determinate dall’incapacità di digerire o metabolizzare completamente un cibo a causa della carenza o scarsa produzione di uno specifico enzima necessario. L’esempio più comune è l’intolleranza al lattosio. Il lattosio, uno zucchero presente nel latte, necessita dell’enzima lattasi per essere scisso in glucosio e galattosio ed essere assorbito. Se la lattasi è insufficiente, il lattosio non digerito raggiunge il colon, dove viene fermentato dalla flora batterica. Questo processo richiama liquidi nell’intestino (azione osmotica) e produce gas, causando i sintomi tipici. La carenza di lattasi può essere congenita in rari casi, ma più spesso diminuisce dopo i primi sei mesi di vita secondo uno schema geneticamente predefinito o può essere secondaria ad altre patologie intestinali. Un altro esempio di intolleranza enzimatica è il favismo.
  2. Sostanze farmacologicamente attive: reazioni a molecole presenti naturalmente in alcuni alimenti che hanno un effetto farmacologico diretto. Queste includono amine vasoattive come l’istamina (trovata in vino, spinaci, pomodori, formaggi stagionati, pesce in scatola, ecc.) e la tiramina, oltre a caffeina, alcol, solanina, teobromina, triptamina, feniletilamina. Anche i salicilati presenti in alcuni frutti e verdure possono causare reazioni pseudo-allergiche.
  3. Additivi: reazioni avverse provocate da additivi alimentari come nitriti, benzoati e solfiti. Per queste reazioni, non è stato scientificamente dimostrato un meccanismo immunologico, e i meccanismi possono essere sconosciuti.
  4. Disordini funzionali gastrointestinali (FGIDs) legati a fattori dietetici: certi componenti alimentari o gruppi di sostanze possono peggiorare i sintomi in pazienti con FGIDs. Sostanze come salicilati, glutammati e ammine possono attivare direttamente i mastociti senza meccanismi immunologici. I FODMAPs sono stati studiati come cause di sintomi in soggetti con alterazioni funzionali gastrointestinali, come la sindrome del colon irritabile.
  5. Intolleranze secondarie: possono essere determinate da un deficit nel funzionamento del tratto gastrointestinale dovuto a patologie come gastrite, reflusso gastroesofageo, o malattie infiammatorie intestinali. La sindrome da sovracrescita batterica intestinale (SIBO) è un esempio, causando sintomi simili alla sindrome dell’intestino irritabile e potendo influenzare la digestione del lattosio.
  6. Aspetti psicologici/psicosomatici: sebbene ancora poco studiati, possono influenzare la digestione e causare reazioni avverse percepite. Pensiamo, ad esempio, allo stress o all’ansia e al loro impatto sulla salute digestiva.

Come si manifesta?

I sintomi dell’intolleranza alimentare colpiscono prevalentemente l’intestino, anche se possono coinvolgere la cute e, più raramente, altri apparati. 

I più frequenti sono:

  • gonfiore addominale;
  • dolore alla pancia o crampi addominali;
  • nausea;
  • flatulenza;
  • diarrea;
  • vomito;
  • manifestazioni cutanee come eruzioni o, meno frequentemente, orticaria;
  • altri sintomi extraintestinali come astenia, confusione mentale, artralgie, mialgie, cefalea.

Quanto è grave?

A differenza delle allergie, la sintomatologia delle intolleranze è generalmente dipendente dalla dose dell’alimento ingerito

Al di sotto di una certa soglia, l’alimento può essere tollerato senza problemi o con sintomi lievi. I sintomi di solito non si manifestano subito dopo il pasto, ma compaiono dopo ore (ad eccezione della FPIES acuta che insorge tipicamente dopo 2-3 ore). 

Le intolleranze possono, in alcuni casi, divenire croniche.

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi di intolleranza alimentare è spesso una diagnosi per esclusione, fatta dopo aver indagato ed escluso un’allergia alimentare e dopo un’attenta anamnesi

In genere, si procede con:

  • un’accurata raccolta della storia clinica, correlata all’ingestione del cibo e alla comparsa dei sintomi;
  • una dieta di esclusione dell’alimento sospetto per 2-3 settimane, seguita dalla sua reintroduzione per valutare la ricomparsa dei sintomi;
  • test specifici validati, come il Breath Test per il lattosio per l’intolleranza enzimatica al lattosio. Breath test per glucosio o lattulosio possono essere usati per valutare la SIBO.
  • test di provocazione con l’additivo sospettato per le intolleranze da meccanismi non definiti.

È cruciale diffidare e non ricorrere a test non scientificamente validati per la diagnosi di intolleranze alimentari

L’utilizzo di test non validati può portare a diagnosi errate, diete restrittive inutili e potenzialmente dannose (soprattutto nei bambini) e ritardi nella diagnosi di patologie più gravi.

Come si gestiscono le intolleranze alimentari?

La gestione dell’intolleranza alimentare consiste nell’eliminare o consumare in piccole quantità gli alimenti che provocano la reazione. 

Per l’intolleranza al lattosio, ad esempio, è possibile individuare la quantità tollerata o utilizzare prodotti delattosati o integratori di lattasi.

Un approccio multidisciplinare che coinvolga specialisti come allergologo, gastroenterologo e dietologo può essere utile per inquadrare correttamente il paziente e guidare la gestione dietetica.

Le principali differenza tra allergia e intolleranza alimentare

Abbiamo chiarito che, nonostante la presenza di sintomi in alcuni casi sovrapponibili, allergia alimentare e intolleranza alimentare non sono la stessa cosa, ed è importantissimo non fare confusione tra le due condizioni

Riportiamo, di seguito, una tabella riepilogativa, in cui indichiamo tutte le differenze chiave tra allergia e intolleranza alimentare.  

CaratteristicaAllergia AlimentareIntolleranza Alimentare
Tipo di reazioneReazione immunitaria (spesso mediata da IgE)Reazione non immunitaria
Meccanismo principaleIl sistema immunitario riconosce l’allergene come pericoloso e rilascia istamina e altre sostanzeDifficoltà a digerire/metabolizzare l’alimento (es. carenza enzimatica, azione di sostanze farmacologiche, FODMAPs, ecc.)
SintomiVariabili e spesso gravi: cutanei, respiratori, gastrointestinali, reazioni sistemiche (es. anafilassi)Prevalentemente gastrointestinali: gonfiore, crampi, diarrea, flatulenza. Possibili sintomi extraintestinali
Tempo di comparsa dei sintomiRapido: da pochi minuti a poche oreRitardato: da alcune ore dopo l’ingestione
Dipendenza dalla dose ingeritaNo: anche tracce dell’alimento possono provocare reazioni graviSì: esiste una soglia individuale di tolleranza
Alimenti più comuni coinvoltiLatte, uovo, arachidi, frutta a guscio, pesce, crostacei, soia, granoLattosio, glutine (in caso di sensibilità non celiaca), amine, additivi, FODMAPs
Età di insorgenzaSpesso in età pediatrica, ma può manifestarsi anche in età adultaPuò insorgere a qualsiasi età
DiagnosiPercorso specialistico con allergologo: anamnesi, test cutanei, IgE specifiche, test di provocazioneDiagnosi per esclusione, dieta di eliminazione e reintroduzione. Test specifici validati (es. Breath Test per lattosio)
Rischio di reazioni graviAlto: possibile anafilassi, anche fataleBasso: disturbi fastidiosi ma non potenzialmente letali
Possibile cronicitàIn alcuni casi, l’allergia può risolversi spontaneamente (es. latte, uovo nei bambini)Sì, soprattutto se legata a patologie gastrointestinali croniche
Terapia principaleEvitare l’alimento. In caso di reazione grave, farmaci d’emergenza (es. adrenalina)Ridurre o evitare il consumo dell’alimento. In alcuni casi, terapia della patologia sottostante

Domande frequenti (FAQ)

Qual è la differenza fondamentale tra allergia e intolleranza alimentare?

La differenza principale risiede nel meccanismo patologico. L’allergia alimentare è una reazione mediata dal sistema immunitario, mentre l’intolleranza alimentare non coinvolge il sistema immunitario, pur essendo entrambe reazioni avverse al cibo.

Cosa scatena un’allergia alimentare?

L’allergia alimentare è causata da una risposta immunologica anomala, spesso mediata da anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE), che reagiscono verso proteine presenti negli alimenti. Il sistema immunitario identifica queste proteine come allergeni.

Quali sono i sintomi dell’allergia alimentare e quanto possono essere gravi? 

I sintomi possono essere molto vari e interessare diversi organi come l’apparato gastrointestinale, la cute o l’apparato respiratorio. Possono variare da lievi a molto gravi, inclusa l’anafilassi, una reazione sistemica potenzialmente fatale che richiede cure mediche immediate.

Come si diagnostica un’allergia alimentare?

La diagnosi richiede uno specialista (allergologo) e inizia con una dettagliata raccolta della storia clinica. Vengono utilizzati test di sensibilizzazione come il prick test cutaneo e il dosaggio delle IgE specifiche nel sangue. In casi selezionati, si può ricorrere a test di provocazione orale controllata in ambiente protetto.

Cosa causa un’intolleranza alimentare? 

Le cause sono diverse e non coinvolgono il sistema immunitario. Possono essere dovute a difetti enzimatici (es. mancanza di lattasi nell’intolleranza al lattosio), reazioni a sostanze farmacologicamente attive presenti nei cibi o ad additivi. Altre cause includono disordini funzionali gastrointestinali o intolleranze secondarie a patologie.

Quali sono i sintomi tipici di un’intolleranza alimentare?

I sintomi sono prevalentemente a carico dell’apparato gastrointestinale. I più comuni includono gonfiore addominale, dolore, crampi, nausea, flatulenza e diarrea.

Come si diagnostica un’intolleranza alimentare?

La diagnosi spesso avviene per esclusione, in particolare di un’allergia. Si basa sull’anamnesi, su diete di esclusione e successiva reintroduzione dell’alimento. Per l’intolleranza al lattosio, un test validato è il Breath Test.

La quantità di cibo ingerito ha lo stesso impatto su allergie e intolleranze?

No. Nell’allergia, anche quantità molto piccole o tracce dell’alimento possono scatenare reazioni importanti. Nell’intolleranza, invece, la sintomatologia è generalmente dose-dipendente; spesso una certa quantità dell’alimento può essere tollerata senza sintomi.

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