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Cosa sapere sul vaccino Vaxzevria di AstraZeneca

Cosa sapere sul vaccino Vaxzevria di AstraZeneca

Intorno al vaccino Vaxzevria di AstraZeneca si è sviluppata una enorme confusione, in particolare nelle ultime settimane. Cerchiamo di fare chiarezza, per capirne di più. Intro. 

Il vaccino Vaxzevria, più noto con il nome AstraZeneca, è al centro del dibattito pubblico a causa di eventi avversi che hanno colpito alcuni soggetti, giovani e meno giovani, nei Paesi in cui è stato somministrato, spingendo ad esempio l’Italia a modificare il piano vaccinale

Purtroppo, la comunicazione da parte dell’azienda farmaceutica che ha sviluppato il vaccino e degli enti regolatori, nello specifico EMA per l’Unione Europea e AIFA per l’Italia, è stata spesso contraddittoria, generando ancora più confusione

Nel nostro piccolo, proviamo a fare un po’ di chiarezza, spiegando cos’è il vaccino Vaxzevria di AstraZeneca, quali sono gli eventi avversi che hanno influenzato il suo impiego e quali sono state le varie decisioni prese da parte dell’AIFA nel nostro Paese

Cos’è il vaccino Vaxzevria ( AstraZeneca)

Come indicato sul sito dell’AIFA, il vaccino Vaxzevria è un vaccino destinato a prevenire la COVID-19, approvato per l’utilizzo nelle persone di età pari o superiore ai 18 anni. 

Composto da un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi e modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2, il vaccino AstraZeneca è progettato per preparare il sistema immunitario a identificare e contrastare il SARS-CoV-2 responsabile della malattia COVID-19.

Si tratta, di fatto, di una tecnologia che potremmo definire “tradizionale”, basata sull’utilizzo di un vettore virale, già impiegata e testata con successo e utilizzata per prevenire altre malattie (ad esempio l’ebola).

Come funziona un vaccino a vettore virale? 

Per rispondere a questa domanda prendiamo in prestito la spiegazione fornita dall’Istituto Superiore di Sanità sul proprio sito:

“Un vaccino a vettore virale utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi, come vettore DNA per fornire le istruzioni per sintetizzare nel nucleo delle cellule umane la proteina spike di SARS-CoV-2. Una volta prodotta, la proteina può stimolare una risposta immunitaria specifica, sia anticorpale che cellulare. La tecnologia è la stessa alla base del primo vaccino approvato per Ebola alla fine del 2019.”

Cosa vuol dire tutto questo? Proviamo a renderlo un po’ più chiaro. 

Semplificando al massimo, un vaccino a vettore virale, come appunto il Vaxzevria o anche il Janssen, utilizza un virus, precisamente un adenovirus, che non è in grado di replicarsi, modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina presente sul SARS-CoV-2. 

Il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia.

Cosa succede, quindi, una volta che il virus contenuto nel vaccino entra nel nostro organismo? 

Insegna al nostro sistema immunitario come riconoscere la proteina Spike – sarebbero i vari “spuntoni” che ricoprono la superficie del Sars-CoV-2, creando la “corona” da cui deriva il nome – e a sviluppare degli anticorpi contro di essi

Così facendo, qualora si dovesse contrarre il Sars-CoV-2, saremmo in grado di respingerlo e difenderci

Stando ai dati pubblicati ogni mese dall’AIFA, ma anche da molteplici enti di ricerca internazionali, pare stia funzionando molto bene nel prevenire le infezioni, i ricoveri e i decessi

Però, alcuni eventi avversi molto rari hanno nettamente modificato non solo l’impiego del vaccino AstraZeneca, ma anche la percezione da parte dei cittadini circa la sua sicurezza. 

Vediamo cosa è successo in questi mesi. 

L’AIFA autorizza il Vaccino Vaxzevria (AstraZeneca)

Il 30 gennaio 2021 l’AIFA – l’Agenzia Italiana del Farmaco – ha seguito la decisione dell’omologo Europeo EMA, approvando l’utilizzo del vaccino AstraZeneca (oggi Vaxzevria) nei soggetti al di sopra dei 18 anni

“La Commissione tecnico-scientifica (CTS) dell’Agenzia, riunitasi oggi, 30 gennaio 2021, ha confermato la valutazione dell’EMA sull’efficacia (59,5% nella riduzione delle infezioni sintomatiche da COVID-19) e sul rapporto beneficio/rischio favorevole del vaccino. Abbiamo quindi una valida opzione aggiuntiva nel contrasto della pandemia, anche in considerazione della maggiore maneggevolezza d’uso di questo vaccino.”

Nel comunicato stampa con il quale si annuncia l’approvazione sono indicate anche le modalità di impiego all’interno della campagna vaccinale, che già all’epoca contava due vaccini disponibili, entrambi a mRNA, ovvero il Cominarty BioNTech/Pfizer e il Moderna. 

  • un utilizzo preferenziale dei vaccini a RNA messaggero nei soggetti più anziani e/o più fragili;
  • un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide.

Quindi, come si può leggere, inizialmente l’AIFA raccomandava un utilizzo del vaccino nei soggetti anziani e fragili e negli under 60, ma c’è un elemento che va chiarito in merito a questa decisione. 

Infatti, la raccomandazione non è dettata dalla sicurezza più o meno elevata del vaccino nelle varie fasce di età, ma dai dati sulla sua efficacia raccolti durante i trial di sperimentazione, che devono però poi essere seguiti da un trial clinico, ovvero da una applicazione sul campo su larga scala. 

Rispetto agli altri due vaccini, infatti, negli studi di sperimentazione si è notata una minore efficacia di AstraZeneca in determinate fasce di età

Così, per ottimizzare la campagna vaccinale, si è deciso di procede come indicato prima

Poi, le cose sono piano piano cambiate, anche in modo radicale. 

Gli eventi avversi molto rari

Come accennato, e com’è ampiamente noto, il vaccino Vaxzevria ha subito un temporaneo stop nel suo utilizzo in seguito alla registrazione di alcuni eventi avversi, gravi seppur molto rari, in alcuni soggetti nei giorni successivi alla somministrazione della prima dose. 

Nello specifico, l’EMA effettuò un’analisi approfondita di 62 casi di trombosi del seno venoso cerebrale e 24 casi di trombosi venosa splancnica riportati al 22 marzo 2021, 18 dei quali fatali. 

I casi provenivano principalmente da sistemi di segnalazione spontanea dell’Area Economica Europea e del Regno Unito, dove circa 25 milioni di persone hanno ricevuto il vaccino.

La maggior parte dei casi segnalati si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni. La maggior parte dei casi si è verificata entro 2 settimane dalla prima dose. 

“Una spiegazione plausibile per la combinazione di trombi e piastrine basse è una risposta di tipo immunitario, che porta ad una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina (trombocitopenia indotta da eparina – HIT).”

Secondo l’EMA, il vaccino poteva innescare una risposta immunitaria capace di provocare un disturbo atipico simile alla trombocitopenia indotta da eparina, in casi molto rari. 

Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) concluse dichiarando che i trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine dovevano essere elencati come effetti indesiderati molto rari di Vaxzevria, ma sottolineando che:

“La combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata è molto rara e i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione della malattia da COVID-19 superano i rischi degli effetti indesiderati.”

Qui trovi tutti i dettagli. 

La reazione dell’AIFA

Dopo la comunicazione da parte dell’EMA circa la correlazione tra vaccino e casi rari di trombosi, l’Agenzia Italiana del Farmaco pubblicò una nota per aggiornare gli operatori sanitari sui seguenti punti emersi dalla valutazione del vaccino.

Ecco cosa si legge nella nota:

  • Una relazione causale tra la vaccinazione con Vaxzevria e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile
  • Anche se tali reazioni avverse sono molto rare, hanno superato quanto atteso nella popolazione generale
  • In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici
  • Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia e informare di conseguenza i vaccinati
  • L’uso di questo vaccino deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali nazionali

Com’è noto ai più, in seguito a queste nuove evidenze l’AIFA raccomandò l’utilizzo del vaccino AstraZeneca negli over 60, contrariamente a quanto previsto in prima istanza (quando erano esclusi proprio gli over 60), e di proseguire alla somministrazione della seconda dose in chi aveva ricevuto la prima.

Ulteriori indicazioni dell’EMA 

A distanza di pochi giorni, seguirono ulteriori indicazioni su trombi e bassi livelli di piastrine, nelle quali, tra l’altro, si fa una prima menzione alla possibilità di procedere con quella che oggi è nota come vaccinazione eterologa

Infatti, ecco cosa si legge in merito alla seconda dose di vaccino con AstraZeneca

  • Il comitato ha raccomandato di continuare a somministrare una seconda dose di Vaxzevria da 4 a 12 settimane dopo la prima dose, in linea con le informazioni sul prodotto 
  • Il CHMP, ovvero il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, ha considerato di raccomandare la somministrazione della seconda dose di Vaxzevria dopo un intervallo più lungo rispetto alle 4-12 settimane raccomandate, la non somministrazione della seconda dose o la somministrazione di un vaccino a mRNA come seconda dose

Purtroppo, all’epoca non c’erano abbastanza dati per stabilire se il rischio fosse più o meno alto con la seconda dose rispetto alla prima e se il mix di vaccino potesse risultare efficace davvero.

Gli Open Day AstraZeneca

Organizzati con le migliori intenzioni – ad esempio la volontà di utilizzare le dosi in eccesso che altrimenti sarebbero state buttate o la voglia/necessità di accelerare la campagna vaccinale in quelle fasce di età non considerate prioritarie dal piano del Governo (in particolare i più giovani) – gli Open Day AstraZeneca sono stati al centro del dibattito recente, per due motivi

  • Il primo, è che si deviava rispetto alle indicazioni del Commissario Figliuolo, occupando gli Hub vaccinali per vaccinare soggetti non ancora inseriti nel piano nazionale; 
  • il secondo è che si somministrava il vaccino AstraZeneca al di sotto dei sessanta anni di età, contrariamente a quanto raccomandato. 

Sull’impiego del termine “raccomandato” si è discusso molto, perché come ha ribadito più volte l’AIFA, ma anche l’EMA, il vaccino AstraZeneca è stato approvato per tutte le fasce di età, a partire dai 18 anni, quindi può essere somministrato a tutti.

Ora, però, a causa di tragici eventi occorsi negli ultimi giorni, si è registrato l’ennesimo cambio di strategia relativamente all’impiego di questo vaccino. 

Sospensione del vaccino Vaxzevria negli Under 60 e mix di vaccini

I recenti sviluppi sugli eventi avversi correlati al Vaccino Vaxzevria di AstraZeneca hanno spinto il Governo, e l’AIFA, a modificare nuovamente il piano vaccinale.

Le novità sono contenute nella Circolare 11 giugno 2021, avente come oggetto “Aggiornamento parere CTS vaccini”

Ecco cosa prevede la circolare: 

  • il vaccino Vaxzevria viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo); 
  • per persone al di sotto dei 60 anni di età, che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare a distanza di 8-12 settimane dalla prima dose.

Come si legge, a due mesi di distanza dalla prima raccomandazione in tal senso da parte dell’EMA, si parla di mix vaccinale, altrimenti detta vaccinazione eterologa, sulla quale il CTS si è espressa come segue:

“[…] si può affermare, sulla base delle evidenze di cui si dispone, che la descritta vaccinazione “eterologa” trova un suo solido razionale immunologico e biologico e non appare essere sconsigliabile né sul fronte della sicurezza (reattogenicità), né su quello della immunogenicità. Infatti, i dati attualmente disponibili derivanti da studi condotti in diversi Paesi Europei […] indicano la capacità di questo approccio di indurre buona risposta anticorpale e un profilo di reattogenicità nel complesso accettabile e non dissimile da quello osservato somministrando due dosi dello stesso tipo di vaccino.

L’AIFA, il giorno 13 giugno, ha approvato la vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di Vaxzevria

“in considerazione delle evidenze che si sono appena rese disponibili, dell’attuale assenza di specifiche indicazioni nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) dei farmaci in oggetto e della necessità di consentire il regolare svolgimento della campagna vaccinale” l’AIFA ha espresso Parere favorevole “all’inserimento nell’elenco dei farmaci di cui alla legge 648/1996 di Comirnaty e Vaccino COVID-19 Moderna come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto, nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Vaxzevria”.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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