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Più di 8 milioni di italiani hanno scelto la previdenza complementare

previdenza complementare in Italia

Il COVIP ci informa che in Italia sono 8,190 milioni i soggetti iscritti ad un fondo di pensione complementare. Approfondiamo insieme i dati disponibili. Intro. 

Di recente il COVIP, la commissione di vigilanza sui Fondi Pensione, ha pubblicato il rapporto “La previdenza complementare. Principali dati statistici. Aggiornamento settembre 2019”, al cui interno si può leggere quanto segue: 

“A settembre del 2019, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari hanno raggiunto il numero di 9 milioni; al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è stata di 262.000 unità (3 per cento)”

Quindi, stando all’ultima rilevazione disponibile, in Italia risultano registrate 9 milioni di posizioni previdenziali complementari, segnando una crescita del 3% rispetto agli inizi del 2019. 

Bisogna precisare che non si tratta di 9 milioni di individui, ma di 9 milioni di posizioni attualmente in corso. Infatti, il COVIP ci informa che sono 8,190 milioni i soggetti iscritti ad un fondo di pensione complementare. 

Vediamo un po’, nel dettaglio, i dati forniti dal COVIP. 

Quali sono le forme di previdenza complementare più diffuse

Nell’introduzione al rapporto COVIP sono riportati alcuni numeri relativi alle tipologie di previdenza complementare previste dal nostro ordinamento, che si presentano organizzate così come segue. 

Al primo posto, con 3,360 milioni di iscritti, troviamo i PIP nuovi, ovvero i Piani Individuali Pensionistici sottoscritti in seguito all’entrata in vigore del Decreto lgs. 252/2005.

Per approfondire l’argomento, puoi consultare il nostro articolo dedicato proprio a questo argomento.

Per quanto riguarda i PIP “vecchi”, non essendo più disponibili, il numero rimane invariato rispetto al passato, con 370.000 iscritti

Nonostante siano, da un punto di vista numerico, i più diffusi, i PIP nuovi non hanno registrato il trend di crescita più elevato, secondo le ultime rilevazioni. Infatti, la crescita, rispetto all’inizio dell’anno, è pari al 2,6%.  

Si registra, invece, una crescita del 4% per i fondi negoziali che, con 119.000 iscrizioni in più, raggiungono un totale di posizioni pari a 3,121 milioni.

Seguono, in termini di crescita percentuale, i fondi aperti – ovvero quelli presenti sul mercato libero e offerti da intermediari finanziari – che registrano un + 3,9%, raggiungendo 1,520 milioni di posizioni aperte

Infine, nei fondi preesistenti le posizioni all’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di giugno, erano pari a 652.000

Ecco una tabella riassuntiva del numero di posizioni in essere a settembre 2019:

previdenza complementare numero di posizioni aperte

Quante sono le risorse destinate alla previdenza complementare

Dopo aver visto i numeri relativi alle posizioni in essere, vediamo ora quante sono le risorse destinate alla previdenza complementare, in milioni di euro. 

A registrare un flusso maggiore di risorse risultano, a settembre 2019, i fondi pensione preesistenti, con 61,9 milioni di euro

Seguono i fondi negoziali, con 55,4 milioni, i PIP “nuovi” con 34 milioni, i fondi pensione aperti con 22 milioni e, infine, i PIP “vecchi” con 6,6 milioni. 

Stiamo parlando di un totale di circa 180 milioni di euro, una cifra ragguardevole.

Ecco una tabella riassuntiva: 

previdenza complementare risorse destinate

Quali rendimenti genera la previdenza complementare

La previdenza complementare rappresenta, per i lavoratori e gli individui che aprono una posizione, un investimento per il futuro

Trattandosi, quindi, di un investimento, è necessario considerare i rendimenti generati da queste forme di previdenza complementare, per capire se conviene oppure no aderire. 

Secondo i dati del COVIP, fermi a settembre 2019, pare che la previdenza complementare generi rendimenti positivi:

“Per le forme pensionistiche complementari l’andamento complessivo dei mercati si è tradotto in rendimenti di periodo positivi. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno guadagnato il 6,4 per cento; il 7,2 e il 9,4, rispettivamente, i fondi aperti e i PIP di ramo III. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato sui titoli detenuti, il risultato è stato inferiore (1,3 per cento).” 

previdenza complementare rendimenti netti
ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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