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Circa il 90% del consumo di antibiotici risulta a carico del SSN

consumo antibiotici in Italia

Il consumo di antibiotici in Italia risulta superiore a quello della media europea. Approfondiamo insieme i dati contenuti nel Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia”. Intro. 

“La situazione italiana è critica sia per quanto riguarda la diffusione dell’antibioticoresistenza sia per il consumo degli antibiotici.”

Questo è quanto si legge nell’introduzione al Rapporto Nazionale 2018 “L’uso degli antibiotici in Italia”, redatto dall’Agenzia Italiana del Farmaco e pubblicato nel novembre del 2019 sulla base dei dati raccolti nell’anno precedente. 

Il problema della resistenza antibiotica è molto grave e richiede un intervento univoco che coinvolga tutti i Paesi, come suggerito anche dall’OMS.

In Europa sono Italia e Grecia a detenere il triste e preoccupante primato per la diffusione di germi resistenti, in parte a causa di un impiego degli antibiotici scorretto, sia in ambito umano che veterinario. 

Il rapporto si concentra sul consumo umano e nello specifico sull’uso degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata, quindi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. 

Vediamo insieme qualche dato. 

Quanti antibiotici consuma la popolazione italiana? 

Secondo i dati contenuti nel Rapporto 2018 il consumo di antibiotici in Italia risulta più elevato rispetto alla media europea, pari a 21,4 DDD/1000 abitanti die (n.d.r. DDD indica Dose Definita Giornaliera).

Nello specifico, nel 2018 il consumo di antibiotici a carico del SSN è stato pari a 18,0 DDD/1000 abitanti die, con una lieve riduzione dello 0,3% rispetto al 2017, per una spesa pro capite nazionale di € 14,3.

consumo di antibiotici a carico del SSN

Su base geografica, i dati confermano un consumo maggiore al Sud, seguito dal Centro e, infine, dal Nord. 

I consumi maggiori, e di conseguenza la spesa a carico del SSN, si sono registrati in Campania, come evidenzia anche questo grafico.

consumo antibiotici a carico del SSN su base geografica

A prescrivere gli antibiotici sono soprattutto medici di base e pediatri di libera scelta 

Come specificato, il rapporto analizza il consumo di antibiotici a carico del SSN. Secondo i dati raccolti, risulta che 

“Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (16,1 DDD/1000 ab die) viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta.”

Questo vuol dire che, 9 volte su 10, le prescrizioni a carico del SSN di antibiotici vengono effettuate dal medico di base o dal pediatra

A conferma di questi dati c’è anche il consumo di antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, che ha rappresentato una parte minoritaria del consumo a carico del SSN, pari a sole 1,9 DDD/1000 abitanti.

Il consumo di antibiotici aumenta durante i picchi influenzali

Riprendendo il dato fornito nel paragrafo precedente, il 90% delle prescrizioni di antibiotici a carico del SSN è da attribuire ai medici e pediatri di base. 

Questo dato va messo in correlazione con un altro, altrettanto interessante. 

Risulta, infatti, che il consumo di antibiotici aumenti durante i mesi invernali, in particolare nei picchi dei sintomi influenzali stagionali

Purtroppo, la tendenza dei medici a prescrivere terapie antibiotiche per contrastare i sintomi influenzali non è sempre giustificata dalla natura stessa dell’infezione. 

Infatti, gli antibiotici hanno effetto sui batteri, quindi sulle infezioni batteriche, e non sui virus, quindi sulle infezioni virali. Sono queste ultime, però, a causare la maggior parte dei sintomi influenzali durante la stagione invernale. 

In molti casi, come segnalato anche dai dati sull’appropriatezza prescrittiva della Medicina Generale, la prescrizione di antibiotici per contrastare i sintomi influenzali risulta inadeguata, andando a peggiorare il problema, menzionato all’inizio, dell’antibiotico-resistenza.

Si parla di prevalenza di uso inappropriato che supera il 30% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate.

“Considerando anche che la gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene su prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta, questi ambiti dovrebbero rappresentare il punto focale per il monitoraggio del consumo questa categoria di farmaci e per l’implementazione di iniziative di informazione e formazione per migliorare l’appropriatezza prescrittiva.”

Preoccupa il consumo di antibiotici in età pediatrica

I dati del Ministero della Salute evidenziano un evidente problema in età pediatrica, quindi da 0 a 13 anni. 

Nel corso del 2018 il 40,8% della popolazione pediatrica (0-13 anni) ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e a ogni bambino trattato sono state prescritte in media 2,6 confezioni. 

Nel primo anno di vita, un bambino su due ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, senza significative differenze tra maschi e femmine.

Questo valore si mantiene pressoché costante fino ai sei anni di età, per poi diminuire progressivamente fino ai 13 anni. 

consumo antibiotici in eta pediatrica

Un utilizzo così frequente di antibiotici è in parte dovuto all’elevata incidenza delle malattie infettive in questa fascia d’età (es. infezioni delle alte vie respiratorie, come bronchite, faringotonsillite, otite media acuta), ma anche a difficoltà nell’effettuare una diagnosi corretta da parte dei pediatri. 

Come si legge nel rapporto, è necessario “porre una particolare attenzione all’uso degli antibiotici in questa fascia di popolazione”.

Utilizzare gli antibiotici con attenzione deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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