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La carenza di una proteina potrebbe favorire patologie stress-correlate

La carenza di una proteina potrebbe favorire patologie stress-correlate

Uno studio condotto dall’ISS ha dimostrato una correlazione tra una proteina, denominata MECP2, e i disturbi stress-correlati. Approfondiamo. Intro. 

È stato recentemente presentato uno studio condotto dal Centro di riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’ISS, pubblicato sulla rivista scientifica Translational Psychiatry, con il quale è stata dimostrata una correlazione tra una proteina, denominata MECP2, e i disturbi stress-correlati.  

Come si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità:

“Oggi sappiamo che questa proteina, oltre a essere implicata in numerosi processi del neurosviluppo, svolge un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti che l’ambiente in cui viviamo ha sul nostro organismo, suggerendo un suo coinvolgimento nei processi che predispongono allo sviluppo di psicopatologie indotte dall’esposizione a eventi stressanti nel corso della vita.”

Si tratta di una scoperta molto interessante, visto che i disturbi psicologici, come ansia, depressione e stress, sono malattie multifattoriali, questo vuol dire che a contribuire al loro sviluppo concorrono moltissimi fattori, molti dei quali ancora ignoti

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa è emerso dallo studio.

Lo studio

Lo studio – condotto da Livia Cosentino, Francesca Zidda, Helene Dukal, Stephanie H. Witt, Bianca De Filippis, Herta Flor, dal titolo “Low levels of Methyl-CpG binding protein 2 are accompanied by an increased vulnerability to the negative outcomes of stress exposure during childhood in healthy women” – è partito da un assunto: l’esposizione a esperienze infantili avverse aumentano il rischio di sviluppare psicopatologie, in particolare nella popolazione femminile

Gli eventi stressanti ai quali siamo esposti in vita precedono l’insorgenza di molti episodi di depressione e ansia, ed è noto che lo stress post-traumatico è innescato da esperienze traumatiche, ma il trauma in sé non giustifica lo sviluppo della psicopatologia o il rischio di svilupparla in futuro

Per questo motivo, i ricercatori si sono concentrati su un fattore specifico, ovvero sulla capacità degli eventi stressanti di causare una modifica del DNA che, stando a quanto dichiarato nel paper, ha dimostrato di guidare gli effetti di lunga durata dello stress della prima infanzia ed esporre al rischio di sviluppare un disturbo ad esso correlato.

Nello specifico, si è evidenziato il ruolo di una proteina, chiamata  Methyl-CpG binding protein 2 (MECP2), che risulta alterata in molti pazienti affetti da disturbi mentali di origine da stress, suggerendo MECP2 come marker di suscettibilità allo stress

La proteina MECP2, fondamentale per il funzionamento delle cellule nervose, è nota perché alcune mutazioni del gene che la codifica sono la principale causa della Sindrome di Rett, una malattia neurologica rara, molto grave, che colpisce fin dalla prima infanzia prevalentemente il genere femminile.

Cosa hanno scoperto i ricercatori

Durante lo studio, i ricercatori hanno esaminato i livelli di espressione di MECP2 in campioni di sangue di volontari sani, e valutato l’interazione della proteina con cluster di sintomi depressivi e ansiosi.

Studiando un gruppo di 63 soggetti non affetti da alcuna psicopatologia, quindi, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che esiste una connessione tra livelli ridotti di MECP2 nel sangue e “gli esiti disadattivi – quali ansia e depressione – delle esperienze avverse vissute in infanzia, e che tale legame è più forte tra le donne”.

Semplificando, i bambini esposti da piccoli a esperienze di vita molto stressanti subiscono una mutazione genetica, che a sua volta provoca una ridotta produzione di questa proteina, esponendo a un rischio aumentato di sviluppare disturbi dell’umore come ansia e depressione.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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