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L’approccio corretto dei fondi sanitari alla prevenzione: un modello complementare per la salute

Intervento Damiana Mastantuono sull'importanza della prevenzione nei fondi sanitari integrativi

Damiana Mastantuono, CEO di Welfare Nest, spiega come i fondi sanitari possono strutturare e gestire la prevenzione primaria e secondaria. Intro. 

La prevenzione rappresenta un approccio vincente non solo per la tutela della salute individuale e collettiva, ma anche per l’attività di programmazione sanitaria, sia pubblica che privata. Investire una parte delle risorse e pianificare adeguatamente questo investimento consente di incidere, a regime, sulla sostenibilità delle cure

Essendo la prevenzione un metodo che riduce il rischio di insorgenza di malattie o patologie, elimina la necessità di interventi tampone, spesso limitati a mitigare gli effetti senza risolvere le cause, promuovendo così un sistema sanitario più efficace ed equilibrato.

La prevenzione si configura oggi come una priorità strategica e una sfida cruciale per l’intero sistema sanitario e per i fondi sanitari integrativi.

Questo articolo esplora come i fondi sanitari possano adottare un approccio strutturato alla prevenzione, con particolare attenzione alla prevenzione primaria e secondaria e al modello di governo e di gestione di tali attività. 

Il contesto normativo

Fino a qualche anno fa la normativa sulla sanità integrativa non dedicava particolare attenzione al tema della prevenzione, in un contesto di generale sottovalutazione di questa tematica anche nell’ambito della regolamentazione del SSN. Oggi le circostanze sono notevolmente mutate e le politiche sulla prevenzione spesso legate a doppio filo a quelle del cd. “primary care”, sono al centro delle agende di lavoro del legislatore, del Governo e delle regioni. In moltissimi provvedimenti emanati in questi ultimi anni si auspica, e in alcuni casi si programma, una nuova politica e una nuova cultura della prevenzione.

I fondi sanitari hanno storicamente dedicato attenzione al tema della prevenzione con approcci molteplici in assenza di un chiaro indirizzo normativo.

Una importante svolta in tal senso deve essere rintracciata nelle poche ma importanti novità introdotte con la Legge annuale per il mercato e la concorrenza (legge 5 agosto 2022, n. 118), con la quale il legislatore è intervenuto sul testo del noto articolo 9 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 da un lato ampliando, in maniera esplicita, l’elenco delle prestazioni che rientrano nell’ambito di intervento dei fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale e dall’altro, riconoscendo in capo al Ministero della Salute alcune nuove funzioni di studio e ricerca, attraverso l’istituzione del nuovo Osservatorio nazionale permanente dei Fondi sanitari integrativi (Ofsi).

In termini di modifiche al testo normativo, va senz’altro evidenziato l’ampliamento dell’ambito di applicazione dei fondi integrativi del SSN. Alle prestazioni di cui al comma 4 dell’art. 9, che si caratterizzano per essere aggiuntive rispetto ai LEA e comunque integrate con il SSN, sono aggiunte infatti anche le prestazioni di prevenzione primaria e secondaria che non siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale

Con questa norma la prevenzione primaria e secondaria diventa un nuovo pilastro della sanità integrativa insieme alle prestazioni di Long Term Care e alle prestazioni sociali finalizzate al soddisfacimento dei bisogni del paziente cronico che non siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Questa norma, più in particolare, consente per la prima volta ai fondi integrativi di lavorare sulla prevenzione, anche fuori dagli storici ambiti dell’odontoiatria e della non autosufficienza, ma soprattutto fornisce un chiaro indirizzo anche ai Fondi cd. “sostitutivi”, ossia gli enti, i fondi e le casse con finalità esclusivamente assistenziale (articolo 51, comma 2, lettera a) del TUIR).

È bene evidenziare che, anche senza nessuna norma programmatica, quasi tutti i fondi sanitari hanno avviato nel tempo attività di prevenzione soprattutto secondaria, utilizzando spesso – soprattutto nell’ambito delle gestioni assicurate – dei pacchetti di check-up e screening focalizzati sulle principali aree di rischio e di cronicità. Queste coperture presentano spesso delle importanti criticità legate, essendo rappresentate da pacchetti di prestazioni standardizzate che il cluster di iscritti individuato deve effettuare a prescindere dalla sua personale condizione di salute; si tratta di insiemi di prestazioni non organizzate secondo il modello del “percorso” e della “personalizzazione”. Questo aspetto merita di essere approfondito perché rischia di essere non solo poco utile ma “potenzialmente inappropriato” e, dati alla mano, “insostenibile”.

Il problema degli screening di prevenzione basati su modelli standardizzati e “commerciali”

Gli screening di prevenzione rappresentano uno strumento fondamentale per promuovere la salute pubblica e individuare precocemente patologie che, se diagnosticate tempestivamente, possono essere trattate con maggiori probabilità di successo. Tuttavia, negli ultimi anni, si è osservata una crescente diffusione di modelli standardizzati e “commerciali” di screening, offerti spesso sotto forma di pacchetti predefiniti. Questi pacchetti, sebbene apparentemente completi e attrattivi per l’utente, possono presentare problematiche significative in termini di appropriatezza clinica, utilità e sostenibilità.

1. Eccesso di esami e rischio di inappropriatezza

Gli screening standardizzati a pacchetto tendono a proporre un elenco predefinito di esami diagnostici, spesso indipendentemente dal profilo specifico del soggetto.

Questo approccio generalizzato può portare a:

  • Duplicazione di prestazioni: esami già effettuati nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale o di altre strutture private vengono ripetuti inutilmente, generando sprechi di risorse economiche e dilatazione dei tempi.
  • Inappropriatezza clinica: gli esami inclusi nel pacchetto potrebbero non essere indicati per lo specifico soggetto, alla luce della sua storia clinica, dei fattori di rischio o della sua età. In alcuni casi, questi esami possono persino essere invasivi o non giustificati dal punto di vista medico, aumentando il rischio di sovradiagnosi o falsi positivi.

2. Assenza di personalizzazione

La prevenzione efficace si basa su un’analisi approfondita della storia clinica e dei bisogni individuali del paziente. I modelli standardizzati di screening non tengono conto di questo principio, ignorando la necessità di:

  • Un’attenta anamnesi medica per determinare quali esami siano realmente utili.
  • Un percorso di screening che sia tarato sui fattori di rischio individuali, come stile di vita, familiarità per alcune patologie o condizioni pregresse.

3. Rischi per la salute e per il sistema sanitario

Gli screening non appropriati non solo mettono a rischio la salute del paziente, ma possono anche sovraccaricare il sistema sanitario:

  • Sovradiagnosi e sovratrattamenti: esami inutili o non indicati possono portare all’identificazione di condizioni che non richiedono trattamenti, generando ansia e interventi medici non necessari.
  • Sostenibilità economica: l’offerta indiscriminata di screening contribuisce a un consumo eccessivo di risorse, che potrebbero essere più efficacemente allocate verso interventi preventivi mirati.

4. Necessità di un approccio medico-assistito e appropriato

Per superare le criticità dei modelli standardizzati e “commerciali”, è fondamentale adottare un approccio medico-assistito che metta al centro il paziente e i suoi reali bisogni di salute. Questo approccio dovrebbe prevedere:

  • Un’anamnesi approfondita: ogni percorso di prevenzione deve iniziare con un’analisi dettagliata della storia clinica e dei fattori di rischio del paziente.
  • Screening mirati e appropriati: gli esami devono essere scelti in base a linee guida/percorsi scientifici, evitando procedure non necessarie o invasive.
  • Valutazione continua dell’appropriatezza: gli screening devono essere monitorati e aggiornati per garantire che siano sempre coerenti con le migliori evidenze disponibili.

Valutazione dei risultati in chiave di una doppia analisi input-output e input-outcome. Come tutte le prestazioni dei fondi anche le attività di prevenzione dovrebbero essere monitorate nei loro effetti anche per adeguarle tempo per tempo

Per contrastare i problemi legati agli screening standardizzati, infatti, è necessario promuovere un nuovo modello di prevenzione basato sulla programmazione sanitaria e sulla personalizzazione degli interventi. I fondi sanitari e gli operatori del settore devono:

  • Educare gli utenti sui rischi e i benefici degli screening, promuovendo una cultura della prevenzione consapevole.
  • Collaborare con il Servizio Sanitario Nazionale per integrare gli screening privati con i programmi pubblici, evitando duplicazioni.
  • Sviluppare sistemi di governance che valutino l’impatto clinico ed economico degli screening, privilegiando interventi sostenibili e basati sull’evidenza.

Un approccio responsabile e centrato sul paziente non solo migliorerà l’efficacia degli screening di prevenzione, ma contribuirà a un uso più razionale delle risorse e a una maggiore tutela della salute collettiva.

Il cambio di paradigma: non basta migliorare la qualità degli screening ma occorre intervenire sui processi di Governo e programmazione

Un corretto approccio alla prevenzione da parte dei Fondi sanitari prevede, prima di tutto, l’abbandono della politica delle cd. “coperture di annata”. Non è efficiente pensare di anno in anno alle prestazioni “da aggiungere” e ai nuovi screening da proporre sulla base di valutazioni di natura solo tecnico-economica. La prevenzione merita un approccio sistematico come tutte le altre aree del piano sanitario.

In termini di programmazione sarebbe, prima di tutto, utile definire le strategie della prevenzione, dedicando un’apposita sezione di spesa dedicata alla prevenzione e costruendo un programma pluriennale di prevenzione da monitorare nel tempo. A tal fine è utile ricordare l’importanza dell’istituzione presso il fondo di apposite commissioni multidisciplinari incaricate di disegnare, gestire e monitorare l’intero piano sanitario e parti di questo, che come per la prevenzione; l’odontoiatria e il socio-sanitario, meritano un’attenzione particolare e specifica.

Nella scrittura del piano prevenzione, inoltre, risulta fondamentale approcciare in modo completo alle attività di prevenzione a partire da quelle fondamentali e prioritarie di “prevenzione primaria”. Da una attenta analisi dei nomenclatori e dei siti dei Fondi sanitari emerge infatti la gestione frammentata delle attività di prevenzione primaria come le campagne educative sugli stili di vita; le attività di autodiagnosi; le newsletter dedicate alla conoscenza dei principali rischi e tutte le attività di comunicazione e advocacy. Queste iniziative non sono programmate adeguatamente e di conseguenza non sono rendicontate nei bilanci come prestazioni di prevenzione e non adeguatamente comunicate all’Anagrafe dei Fondi sanitari. 

Prevenzione primaria: proteggere la popolazione dai rischi

La prevenzione primaria mira a ridurre l’incidenza delle malattie, agendo sui fattori di rischio prima che si manifestino patologie. Intervenire in questa fase significa non solo promuovere il benessere individuale, ma anche contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario, prevenendo costi associati a trattamenti e ospedalizzazioni.

I fondi sanitari possono svolgere un ruolo cruciale nel sostenere e ampliare le campagne di prevenzione primaria avviate dal SSN, offrendo un contributo complementare su vari fronti:

  1. Vaccinazioni: finanziare o promuovere campagne vaccinali per patologie non coperte dai LEA o rivolte a specifici target (es. categorie professionali a rischio).
  2. Promozione di stili di vita sani: organizzare programmi di educazione su alimentazione, attività fisica, prevenzione del fumo e dell’abuso di alcol.
  3. Campagne sulle principali aree di rischio sanitario, anche attraverso iniziative in grado di coinvolgere attivamente l’iscritto.

Oltre a sostenere campagne già esistenti, i fondi possono agire come advocates della prevenzione, promuovendo un cambiamento culturale attraverso attività strutturate di informazione ed educazione sanitaria:

  • Advocacy: collaborare con istituzioni pubbliche e private per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione, coinvolgendo attivamente le comunità.
  • Educazione sanitaria: pianificare programmi di formazione dedicati agli iscritti e alle loro famiglie, con materiali informativi chiari e accessibili.
  • Procedimentalizzazione dell’attività di prevenzione: i fondi devono organizzare le attività di prevenzione in modo strutturato e pianificato, per garantire risultati tangibili e misurabili.

Partire dalla prevenzione primaria, significa costruire un percorso nuovo in cui il Fondo sanitario si candida a diventare un punto di riferimento aggiuntivo e una “guida” per l’iscritto e nello stesso tempo a diventare un volano per le attività di prevenzione del SSN.

esempi di prevenzione primaria nei fondi sanitari integrativi

Queste attività rientrano a pieno titolo nelle prestazioni integrative descritte nel D.Lgs. 502/92 e meritano di essere valorizzate come prestazioni di prevenzione nei bilanci e nelle comunicazioni verso l’Anagrafe che tra qualche anno saranno obbligatorie ai fini dell’iscrizione alle sezioni del Registro dei Fondi sanitari.

tassonomia prestazioni advocacy

Cosa significa procedimentalizzare la prevenzione per i Fondi sanitari?

Procedimentalizzare significa definire un processo strutturato e continuo che guidi tutte le attività di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) in modo programmato e misurabile. 

Questo approccio richiede:

  1. Piano di prevenzione programmato:
    • Redigere un piano strategico che identifichi le azioni di prevenzione da intraprendere nel breve e nel medio periodo.
    • Integrare tali attività con le politiche sanitarie pubbliche per evitare duplicazioni.
  2. Allocazione delle risorse:
    • Identificare un budget specifico dedicato alla prevenzione.
    • Creare team dedicati o collaborare con professionisti esterni per implementare le attività.
  3. Modelli di gestione e valutazione:
    • Stabilire un modello organizzativo per la gestione delle attività di prevenzione, con ruoli e responsabilità chiari.
    • Definire Key Performance Indicators (KPI) semplici ma efficaci, come: • Numero di persone coinvolte nelle campagne.
    • Percentuale di adesione ai programmi di screening o vaccinazione. 
    • Riduzione dei fattori di rischio in un dato periodo.
  4. Rendicontazione degli impatti:
    • Monitorare e comunicare regolarmente i risultati delle attività, mostrando l’impatto non solo sulla salute individuale e collettiva, ma anche sui costi evitati per il SSN.

Primary care e prevenzione: una relazione fondamentale

La prevenzione rappresenta una leva fondamentale per migliorare la salute della popolazione e garantire la sostenibilità del sistema sanitario. Questo aspetto diventa ancora più rilevante se consideriamo che tocca un’area strategica, spesso sottovalutata o poco valorizzata: quella del primary care, ovvero l’assistenza sanitaria di base.

Un approccio alla prevenzione come quello appena descritto meriterebbe di avere alla base una efficace collaborazione con il territorio. La via maestra sarebbe quella di una prevenzione personalizzata in cui le attività da intraprendere sono quelle individuate dal medico “di famiglia” e più in generale dal “territorio” e in cui anche la sanità integrativa possa interagire con il territorio potenziando la rete degli strumenti a disposizione. Ma tutto ciò non è al momento realisticamente immaginabile.

Prevedere che le attività di prevenzione dei fondi possano essere “condizionate” dall’ attività di primary care sul territorio, potrebbe rendere estremamente difficile e frammentato l’accesso ai servizi da parte dell’iscritto. Occorre, infatti, evidenziare come emergano quotidianamente dall’attività dei Fondi sanitari delle difficoltà anche solo nella richiesta di una prescrizione della diagnostica di prevenzione e delle stesse visite specialistiche. 

Cosa significa tutto questo? Essenzialmente che i fondi che vogliano approcciare correttamente al tema della prevenzione non potranno sottovalutare anche il tema della “presa in carico” e dell’attività di “follow-up” legata agli screening e ai percorsi di prevenzione secondaria messi in campo.

Quali soluzioni esistono a riguardo? La prima è quelle di insistere nella richiesta di integrazione con il territorio, richiedere le prescrizioni di tutte le prestazioni invasive e incentivare un’attività di follow-up e valutazione finale da parte del medico di medicina generale; un’altra strada invece è quella di integrare soluzioni anche nelle attività strategiche di presa in carico e valutazione, utilizzando la telemedicina per gestire i percorsi di prevenzione personalizzati o istituire direttamente funzioni medico sanitarie interne.

In prospettiva, è legittimo auspicare che i fondi sanitari possono diventare alleati strategici per migliorare le capacità del primary care in tema di prevenzione, con interventi mirati che includano in via integrativa le seguenti soluzioni:

  1. Collaborazione con i medici di medicina generale:
    • Supporto all’identificazione precoce dei fattori di rischio mediante programmi condivisi di anamnesi e monitoraggio.
    • Implementazione di strumenti tecnologici come piattaforme digitali per la gestione delle cartelle cliniche e dei richiami ai pazienti.
  2. Promozione di campagne di prevenzione integrata:
    • Finanziare programmi di educazione sanitaria rivolti agli iscritti e organizzati in collaborazione con i servizi territoriali.
    • Creare sinergie con le Asl per ampliare l’accesso agli screening.
  3. Riduzione del carico operativo sul primary care:
    • Offrire servizi complementari, come teleconsulto o assistenza domiciliare, per alleggerire il lavoro dei medici di base e consentire loro di dedicare più tempo alla prevenzione.
  4. Monitoraggio e rendicontazione dei risultati:
    • Creare sistemi di raccolta dati per valutare gli esiti degli interventi, integrando indicatori di salute individuale e collettiva.

I fondi sanitari, collaborando attivamente con il primary care, possono non solo colmare le lacune attuali, ma anche diventare promotori di un nuovo modello di assistenza sanitaria in cui la prevenzione sia parte integrante del percorso di cura.

Le nuove sfide della IA e della prevenzione personalizzata 

L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando il panorama sanitario, offrendo strumenti innovativi per migliorare l’assistenza e la prevenzione.

Per i fondi sanitari, l’adozione di soluzioni basate sulla IA rappresenta un’opportunità unica per rafforzare il proprio ruolo nella promozione della salute, attraverso sistemi di telemedicina avanzati capaci di seguire e ottimizzare il patient journey.

Come l’IA può supportare i Fondi sanitari?

  1. Monitoraggio continuo del patient journey: l’IA, integrata in piattaforme di telemedicina, consente di raccogliere e analizzare dati sanitari del paziente in tempo reale, tracciando tutte le tappe del suo percorso assistenziale. Questo permette di:
    • Identificare precocemente cambiamenti nelle condizioni di salute.
    • Personalizzare i percorsi di prevenzione, adattandoli alle esigenze specifiche del paziente.
  2. Sostegno alla aderenza alle misure di prevenzione e promozione della prevenzione personalizzata: grazie all’elaborazione di grandi quantità di dati (big data), i sistemi basati sulla IA possono suggerire azioni preventive mirate, come screening o vaccini, in base alla storia clinica, ai fattori di rischio e al profilo demografico del paziente. Questo consente ai fondi di:
    • Incentivare pratiche di prevenzione proattiva.
    • Evitare esami o interventi inutili e non appropriati.
    • Ottimizzare l’uso delle risorse disponibili.
  3. Aderenza alle cure: l’intelligenza artificiale può contribuire a migliorare l’aderenza terapeutica, identificando situazioni di non conformità o mancanza di follow-up e intervenendo attraverso:
    • Promemoria digitali per appuntamenti, assunzione di farmaci o controlli. 
    • Consulenze virtuali che supportano il paziente nel comprendere l’importanza di seguire il piano terapeutico.
    • Analisi predittive che segnalano il rischio di abbandono delle terapie.
  4. Telemedicina per un’assistenza continua: sistemi di telemedicina avanzati, potenziati dalla IA, consentono ai fondi di offrire: 
    • Visite virtuali on-demand con medici e specialisti. 
    • Monitoraggio remoto tramite dispositivi wearable per condizioni croniche.
    • Supporto 24/7 per domande e necessità immediate, migliorando l’accessibilità alle cure.

Attraverso l’intelligenza artificiale e la telemedicina, i fondi sanitari possono evolversi da semplici erogatori di servizi a partner strategici nella gestione della salute degli iscritti

Questo modello, basato su tecnologia avanzata e personalizzazione, non solo migliora l’esperienza del paziente, ma contribuisce anche a una sanità più sostenibile, prevenendo malattie e promuovendo una maggiore qualità della vita. Integrando queste soluzioni, i Fondi sanitari possono davvero fare la differenza nel garantire una patient journey ottimale e un sistema sanitario più efficace e inclusivo.

Conclusioni: un modello di prevenzione proattiva, integrata e che guarda al futuro

I Fondi sanitari, procedimentalizzando le proprie attività di prevenzione, possono affermarsi come attori strategici nella promozione della salute.

Un’attenta attività di pianificazione e presa in carico della prevenzione rappresenta un’opportunità strategica per i fondi sanitari, non solo per promuovere la salute dei propri iscritti in modo sostenibile ma anche per raccogliere dati anamnestici di valore da restituire al SSN e contribuire al miglioramento della programmazione sanitaria pubblica. 

Attraverso interventi strutturati e personalizzati, è infatti possibile ottenere informazioni dettagliate sui rischi sanitari della popolazione assistita, mappando in modo sistematico i principali fattori di rischio e le condizioni di salute prevalenti.

Questo approccio consente al fondo di sviluppare strategie mirate, migliorare l’allocazione delle risorse e potenziare l’efficacia dei propri programmi di prevenzione, con benefici sia per gli iscritti sia per la sostenibilità complessiva del sistema. 

Damiana Mastantuono
CEO di Welfare Nest

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
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