
Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rappresenta una priorità strategica per la comunità globale.
Questo processo naturale, accelerato in modo significativo dalle attività umane, rappresenta infatti una delle principali minacce per la sanità pubblica mondiale.
La crescente inefficacia degli antibiotici mette a serio rischio i pilastri della medicina moderna: procedure come i trapianti d’organo, la chemioterapia antitumorale, gli interventi di chirurgia maggiore (ad esempio protesi articolari e cardiochirurgia) e l’assistenza ai neonati prematuri dipendono da antibiotici efficaci per prevenire e trattare le infezioni.
Questa minaccia ha spinto l’OMS e altri organismi a sviluppare raccomandazioni e strategie globali finalizzate a contenere e contrastare la diffusione di batteri resistenti, nel tentativo di preservare l’efficacia di questi farmaci essenziali.
Indice dei Contenuti
- Cos’è l’antibiotico-resistenza?
- L’approccio globale One Health
- Le dimensioni del problema: numeri, rischi e impatto socio-economico
- Cause e diffusione dell’antibiotico-resistenza
- Quali sono i batteri resistenti e i rischi clinici concreti?
- Come contrastare l’antibiotico-resistenza?
- I Piani Nazionali di Contrasto (PNCAR)
- Come bilanciare interesse individuale e collettivo
- Domande Frequenti (FAQ)
Cos’è l’antibiotico-resistenza?
Per comprendere il problema, è fondamentale distinguere tra resistenza antimicrobica (AMR) e antibiotico-resistenza (ABR).
- Antimicrobico-Resistenza (AMR): è la capacità di microrganismi come batteri, virus, funghi e parassiti di resistere agli effetti dei farmaci antimicrobici. Le infezioni causate da patogeni resistenti diventano più difficili da trattare, aumentando il rischio di diffusione di malattie gravi e di morte.
- Antibiotico-Resistenza (ABR): è un sottogruppo specifico della resistenza antimicrobica e si riferisce esclusivamente alla capacità dei batteri di resistere all’azione degli antibiotici, i farmaci progettati per agire contro di essi.
In sostanza, i batteri resistenti sviluppano meccanismi che li rendono capaci di sopravvivere e moltiplicarsi anche in presenza di un antibiotico che in precedenza era efficace.
L’approccio globale One Health
Data la complessità del fenomeno, l’OMS ha promosso un approccio strategico e integrato noto come One Health. Questo modello riconosce che la salute dell’uomo, quella degli animali e la salute dell’ambiente sono strettamente interconnesse.
L’antibiotico-resistenza non è infatti un problema confinato agli ospedali o all’ambito umano, ma si diffonde attraverso l’agricoltura, gli allevamenti e l’ambiente.
Affrontarlo richiede quindi un’azione coordinata che coinvolga tutti questi settori.
Le dimensioni del problema: numeri, rischi e impatto socio-economico
L’antibiotico-resistenza non è una minaccia futura, ma una crisi sanitaria globale già in atto, con profonde implicazioni socio-economiche.
A differenza di una pandemia virale, l’ABR avanza in modo più lento e meno visibile, ma con conseguenze altrettanto devastanti. Il monitoraggio, in linea con l’approccio One Health, richiede una sorveglianza integrata.
Il rapporto congiunto del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) e dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) evidenzia progressi in alcuni stati membri dell’Unione Europea nella riduzione della resistenza antimicrobica negli animali da produzione alimentare, indicando che le strategie di contenimento possono avere successo.
La situazione in Italia e l’elevata incidenza di infezioni
L’Italia è tra i Paesi che contribuiscono attivamente al monitoraggio europeo, fornendo dati sulla resistenza in batteri come Salmonella ed Escherichia coli isolati da animali e alimenti.
I dati recenti mostrano segnali incoraggianti: l’Italia è inclusa nei 12 stati membri che, tra il 2014 e il 2023, hanno registrato un trend di crescita statisticamente significativo per l’indicatore chiave di completa suscettibilità (KOICS, dall’inglese Key Outcome Indicator of Complete Susceptibility) in E. coli.
Questo dato suggerisce un progresso nel contenimento della resistenza in questo specifico ambito.
Cause e diffusione dell’antibiotico-resistenza
La resistenza agli antibiotici è un fenomeno evolutivo naturale dei batteri. Tuttavia, le attività umane ne hanno accelerato in modo drammatico lo sviluppo e la diffusione.
Vediamo, quindi, quali sono le principali cause alla base dell’acuirsi del problema.
L’uso improprio degli antibiotici: il principale fattore accelerante
Il fattore principale che accelera la diffusione dell’antibiotico-resistenza è l’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici. Si stima, infatti, che circa la metà delle somministrazioni sia impropria.
Gli errori più comuni includono l’assunzione di antibiotici quando non sono indicati (ad esempio, per infezioni virali), la scelta di un farmaco a spettro d’azione troppo ampio, o l’utilizzo di una dose o di una durata della terapia errate.
Ogni volta che un antibiotico viene utilizzato, esercita una pressione selettiva che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione dei batteri resistenti.
L’uso degli antibiotici in ambito umano
Circa il 90% di tutti gli antibiotici viene assunto in contesti di assistenza sanitaria primaria, ovvero al di fuori degli ospedali.
Molte delle infezioni più comuni per cui vengono prescritti, come la maggior parte delle infezioni del tratto respiratorio (bronchite, faringite, sinusite lieve), sono in realtà di origine virale e, pertanto, non traggono alcun beneficio dalla terapia antibiotica.
Per approfondire questo aspetto, invitiamo a consultare anche i nostri articoli Ma gli antibiotici possono curare l’influenza? e Qual è la differenza tra virus e batteri.
L’assunzione di antibiotici quando non necessari non è priva di rischi per il singolo paziente, tra cui:
- effetti collaterali, come disturbi gastrointestinali;
- reazioni allergiche, dalle eruzioni cutanee a reazioni più gravi;
- aumento del rischio di infezioni secondarie, come quella da Clostridioides difficile, che può causare diarrea grave in seguito all’alterazione del microbiota intestinale.
Il contributo del settore veterinario e della produzione alimentare
Come evidenzia l’approccio One Health, la salute umana è indissolubilmente legata a quella animale. L’uso di antimicrobici negli animali da produzione alimentare contribuisce alla selezione di batteri resistenti che possono essere trasmessi all’uomo attraverso la catena alimentare o il contatto diretto.
Al contrario, la tendenza alla diminuzione della resistenza osservata in alcuni Paesi è ritenuta una conseguenza diretta del calo delle vendite complessive di antimicrobici per uso animale.
La diffusione ambientale
L’approccio One Health riconosce infine l’ambiente come un terzo dominio cruciale.
Batteri resistenti e geni di resistenza rilasciati nell’ambiente attraverso le acque reflue umane e animali possono contaminare suolo e corsi d’acqua, creando un serbatoio ambientale da cui la resistenza può continuare a diffondersi.
Quali sono i batteri resistenti e i rischi clinici concreti?
Il concetto astratto di antibiotico-resistenza si traduce in rischi clinici tangibili per i pazienti. Quando un’infezione è causata da un batterio resistente, le opzioni di trattamento si riducono e il rischio di complicanze gravi aumenta.
Ma quali sono i patogeni più resistenti?
1. I Patogeni Batterici Multiresistenti (MDR)
Un batterio viene definito multiresistente (MDR) quando risulta resistente ad almeno tre diverse classi di farmaci antimicrobici.
Tra le specie batteriche che hanno sviluppato resistenze clinicamente significative si annoverano:
- Staphylococcus aureus: responsabile di infezioni della cute e di gravi setticemie. La sua forma meticillino-resistente (MRSA) è uno degli esempi più noti di patogeno MDR.
- Klebsiella pneumoniae: causa di setticemie, polmoniti e infezioni delle vie urinarie, spesso in contesti ospedalieri.
- Escherichia coli: comunemente associato a infezioni delle vie urinarie. Per questo patogeno, l’Italia ha fortunatamente mostrato progressi nella riduzione della resistenza in isolati da animali da produzione alimentare, dimostrando che interventi mirati possono essere efficaci.
- Campylobacter: una delle principali cause di infezioni intestinali di origine alimentare.
2. Infezioni difficili da curare e limitazione delle opzioni terapeutiche
La conseguenza più diretta e pericolosa dell’antibiotico-resistenza è che le infezioni causate da batteri resistenti sono più difficili da trattare.
Questo costringe i medici a ricorrere ad antibiotici di seconda o terza linea, che possono essere più tossici o meno efficaci, limitando drasticamente le opzioni terapeutiche disponibili e aumentando il rischio di esiti clinici negativi, tra cui malattie gravi e morte.
3. Il rischio delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA)
Gli ambienti sanitari, come gli ospedali, sono contesti ad alto rischio per lo sviluppo e la trasmissione di infezioni da batteri resistenti.
Esempi comuni di infezioni correlate all’assistenza (ICA) includono la polmonite nosocomiale (HAP) e l’infezione da Clostridioides difficile, spesso una conseguenza diretta di terapie antibiotiche.
Sul fenomeno delle ICA invitiamo a consultare i risultati del progetto “Le infezioni correlate all’assistenza: studio etiologico dei patogeni e delle sepsi, loro distribuzione territoriale, valutazione dei fattori e dei costi correlati”, promosso dall’Organismo Nazionale Bilaterale Servizi Integrati (ONBSI) e condotto da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Come contrastare l’antibiotico-resistenza?
La lotta all’antibiotico-resistenza richiede un approccio coordinato e multi-sfaccettato, che va dalla gestione clinica alla politica sanitaria globale.
L’obiettivo comune è rallentare lo sviluppo della resistenza e preservare l’efficacia degli antibiotici esistenti.
1. La Stewardship Antimicrobica (AMS)
La Stewardship Antimicrobica (Antimicrobial Stewardship, AMS) è un insieme di interventi coordinati volti a promuovere l’uso appropriato degli antimicrobici.
I principi di stewardship includono:
- una guida alla prescrizione basata sui fattori di rischio;
- la promozione di trattamenti di breve durata;
- un rapido passaggio dalla terapia endovenosa a quella orale.
L’obiettivo è garantire che ogni paziente riceva l’antibiotico giusto, alla dose e per la durata corrette, e solo quando strettamente necessario.
2. Il sistema di classificazione AWaRe dell’OMS
Per guidare un uso più prudente degli antibiotici, l’OMS ha introdotto il sistema di classificazione AWaRe (Access, Watch, Reserve).
Questo strumento categorizza gli antibiotici in tre gruppi:
- Access (Accesso): antibiotici di prima scelta, a spettro ristretto, raccomandati per il trattamento delle infezioni più comuni;
- Watch (Sorveglianza): antibiotici da utilizzare con cautela, raccomandati solo per un numero limitato di infezioni a causa del loro maggior potenziale di favorire la resistenza;
- Reserve (Riserva): antibiotici di ultima istanza, da riservare esclusivamente al trattamento di infezioni causate da batteri multiresistenti.
La classificazione AWaRe è un quadro strategico progettato per modificare i modelli di consumo globale, incoraggiando l’uso di antibiotici “Access” e preservando l’efficacia dei farmaci “Watch” e “Reserve” per quando sono più necessari, gestendo così attivamente la pressione selettiva che guida la resistenza.
3. Prevenzione: igiene, controllo delle infezioni e vaccinazioni
La strategia più efficace per combattere la resistenza è prevenire le infezioni, riducendo così la necessità di antibiotici.
Le principali misure di prevenzione includono l’igiene delle mani, il controllo delle infezioni e le vaccinazioni.
Ad esempio, i vaccini contro Streptococcus pneumoniae e Haemophilus influenzae di tipo b aiutano a prevenire infezioni comuni come polmoniti e otiti medie, riducendo di conseguenza il consumo di antibiotici.
4. Il ruolo della ricerca e dell’innovazione
La sorveglianza e la ricerca sono pilastri fondamentali nella lotta all’ABR. Il sistema globale di sorveglianza dell’OMS, GLASS (Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System), raccoglie dati nazionali standardizzati sulla resistenza.
Parallelamente, l’aggiornamento biennale dell’Elenco dei Medicinali Essenziali (EML) dell’OMS assicura che le raccomandazioni terapeutiche riflettano le evidenze più recenti, dimostrando l’impegno continuo nell’adattamento delle strategie.
I Piani Nazionali di Contrasto (PNCAR)
Le strategie globali, come il “Piano d’azione globale sulla resistenza antimicrobica” dell’OMS, trovano la loro attuazione pratica nei Piani Nazionali di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR).
Questi piani si basano sui dati di sorveglianza e mirano a coordinare gli sforzi tra sanità umana, animale e ambientale, in piena aderenza all’approccio One Health.
Come bilanciare interesse individuale e collettivo
La prescrizione di un antibiotico mette in luce una tensione etica: da un lato, il desiderio del singolo paziente di ricevere una cura; dall’altro, la responsabilità collettiva di preservare l’efficacia di questi farmaci.
Per guidare una prescrizione responsabile, gli operatori sanitari sono invitati a considerare le cosiddette “8D” prima di prescrivere un antibiotico:
- Diagnosi: qual è la diagnosi clinica? Vi è evidenza di un’infezione batterica significativa?
- Decidere: gli antibiotici sono davvero necessari?
- Drug (Farmaco): quale antibiotico scegliere (Access, Watch o Reserve)?
- Dose: qual è il dosaggio corretto?
- Durata: per quanto tempo deve durare la terapia?
- Delivery (Somministrazione): quale via di somministrazione usare?
- Discutere: informare il paziente sulla diagnosi e sulla gestione dei sintomi.
- Documentare: annotare tutte le decisioni prese.
Insomma, la lotta all’antibiotico-resistenza è una responsabilità condivisa. Richiede la collaborazione sinergica tra governi, istituzioni sanitarie, operatori sanitari e cittadini.
Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile proteggere la salute pubblica e garantire alle future generazioni l’accesso a farmaci efficaci contro le infezioni batteriche.
Domande Frequenti (FAQ)
L’antibiotico-resistenza (ABR) è la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici, sopravvivendo e moltiplicandosi anche in loro presenza. È un fenomeno biologico naturale di adattamento dei microrganismi. Questa resistenza può essere innata o acquisita, in quest’ultimo caso mediante modifiche al patrimonio genetico del batterio.
Un batterio può diventare resistente attraverso modifiche al proprio patrimonio genetico, sviluppando così una resistenza acquisita. La resistenza può avvenire per mutazione, per l’acquisizione di geni esogeni tramite trasferimento orizzontale, o per l’attivazione di una cascata genetica. Ogni batterio che sopravvive ad una cura antibiotica può moltiplicarsi e trasferire la sua capacità di resistere ad altri batteri.
No, non è il corpo umano a diventare resistente, ma i batteri, che possono essere sia patogeni che commensali (che colonizzano cute e intestino). Tuttavia, il trattamento antibiotico altera il microbiota (microrganismi che vivono nel o sul corpo umano), con il rischio potenziale di selezionare ceppi resistenti.
La principale causa è l’enorme pressione selettiva esercitata da un uso eccessivo e spesso scorretto degli antibiotici in ambito umano e veterinario. Altri fattori includono l’uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura, la diffusione delle infezioni correlate all’assistenza e il limitato controllo di queste, e l’aumento dei viaggi internazionali che facilitano la diffusione dei ceppi resistenti.
Non dovresti prendere antibiotici per queste malattie perché sono causate da virus e non da batteri. Gli antibiotici agiscono solo sui batteri e non hanno efficacia contro le infezioni virali. L’uso ingiustificato degli antibiotici aumenta il rischio di effetti collaterali e accelera la comparsa e la diffusione della resistenza.
Il trattamento antibiotico deve essere effettuato per la durata efficace più breve. Un trattamento più breve, se clinicamente appropriato, è associato a minore tossicità e a un minor rischio di selezione di resistenza. È cruciale seguire scrupolosamente le indicazioni del medico per migliorare il rispetto del trattamento e le sue possibilità di riuscita.
Le conseguenze sanitarie includono la diminuzione dell’efficacia degli antibiotici, rendendo le infezioni più difficili da curare. A livello clinico, si registrano un aumento della morbilità, della mortalità e dei giorni di ricovero. Inoltre, il costo medio di un’infezione da batteri multi-resistenti può variare tra 8.500 e 34.000 euro.
L’antibiotico-resistenza è riconosciuta come una delle principali emergenze sanitarie globali e una grave minaccia per la salute pubblica. In Europa, si stima che ogni anno si verifichino oltre 670.000 infezioni da germi resistenti, causando più di 35.000 decessi. In Italia, se non contrastata, l’AMR rischia di diventare la prima causa di morte entro il 2050.
Non è esplicitamente indicato che siano più difficili da diagnosticare in sé, ma la ridotta disponibilità di tecniche diagnostiche rapide ed efficienti è uno dei fattori che accelera la diffusione dell’ABR. Le infezioni resistenti agli antimicrobici sono comunque più difficili da trattare e aumentano il rischio di malattie gravi e morte. I test diagnostici sono fondamentali per guidare la scelta della terapia empirica più appropriata.
Devi usare gli antibiotici solo se prescritti e seguire meticolosamente le indicazioni del medico. Evita di usare antibiotici avanzati da cicli precedenti o prescritti ad altri. È importante contribuire alle campagne di sensibilizzazione e smaltire correttamente i medicinali non utilizzati o scaduti.
L’igiene e le vaccinazioni sono misure importanti di prevenzione e controllo delle infezioni. L’igiene, come il frequente lavaggio delle mani, aiuta a prevenire molte malattie infettive. Le vaccinazioni (es. antipneumococcica, antinfluenzale) contribuiscono a una diminuzione del numero di infezioni, riducendo così il consumo di antibiotici e limitando la diffusione di ceppi resistenti.
La diminuzione dell’efficacia degli antibiotici esistenti non è compensata dall’introduzione di nuovi, poiché tra la scoperta di nuove molecole e la loro utilizzazione passano molti anni. La ricerca nel campo è fondamentale, ma l’industria è riluttante a investire a causa della prospettiva di un uso limitato. Sono necessarie strategie di incentivo per sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci.
