In un contesto sociale in continua evoluzione, in cui le sfide del Servizio Sanitario Nazionale sono sempre più evidenti, è nostro dovere riflettere sulle trasformazioni avvenute nel corso dell’ultimo decennio e il ruolo sempre più cruciale della sanità integrativa nella tutela della nostra salute.
Guardando ai dati della spesa sanitaria indicati all’interno del sito della Camera dei deputati, osserviamo un’oscillazione che, purtroppo, non sorprende.
In effetti, a partire dal 2010 la spesa sanitaria in termini assoluti è aumentata, passando da 105 miliardi di euro ai 130,7 del 2023, ma se messa in relazione al PIL e all’inflazione è, in realtà, diminuita e insufficiente rispetto alle esigenze di un Paese caratterizzato da un netto invecchiamento della popolazione.
Nel 2018, il nostro Paese ha destinato 114,4 miliardi di euro alla salute pubblica, e nel corso degli anni successivi abbiamo assistito a una modesta crescita, raggiungendo il picco di 131,7 miliardi nel 2022. Tuttavia, la speranza di un costante aumento si è infranta nel 2023, con una leggera flessione a 130,7 miliardi di euro.
Questa realtà è ancora più preoccupante se consideriamo la Spesa Sanitaria in rapporto al PIL. Nel 2020, la percentuale ha toccato il 7,4%, evidenziando l’impegno del nostro Paese nei confronti della salute dei cittadini durante la Pandemia. Tuttavia, da allora, abbiamo assistito a una costante diminuzione, raggiungendo il 6,6% del 2023, con una previsione allarmante di un’ulteriore riduzione a 6,2% nel 2025.
Questa tendenza non può essere ignorata, poiché l’investimento nella salute di una nazione è un investimento sul suo futuro, e i 3 miliardi di stanziamento per l’anno 2024 e i 4,2 miliardi per il 2026 annunciati dal Governo nella prossima Legge di Bilancio non saranno sufficienti a un’inversione di marcia.
Non è un segreto che il Servizio Sanitario Nazionale stia affrontando sfide straordinarie. Le risorse per la sanità pubblica sono insufficienti, e i cittadini italiani si trovano spesso a dover sostenere personalmente il costo di prestazioni vitali o a dover rinunciare alle cure a causa delle difficoltà economiche. Secondo l’ISTAT, stiamo parlando del 7% della popolazione, più di 4 milioni di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, principalmente per ragioni di natura economica, presenti nel novero di quelle previste dal SSN.
Una situazione allarmante, quindi, in cui il ruolo dell’assistenza sanitaria integrativa come secondo pilastro socio-sanitario, acquisisce sempre più valore, da una parte per supportare il Servizio Sanitario Nazionale, dall’altra per tutelare lavoratrici e lavoratori garantendo loro una copertura più ampia e una maggiore sicurezza.
Fondi come ASIM, rappresentano dunque una risorsa preziosa per affrontare un futuro in cui la salute di tutti sia una priorità condivisa.
Nei suoi 10 anni di attività il Fondo ASIM ha garantito le prestazioni previste dal Piano sanitario a oltre mezzo milione di lavoratrici e lavoratori iscritti, sempre nel rispetto della sostenibilità finanziaria e del corretto utilizzo delle risorse a disposizione. Una gestione consapevole e orientata a massimizzare il supporto offerto a un settore, quello dei Servizi di Pulizia, Servizi Integrati/Multiservizi, caratterizzato da redditi bassi in cui la cosiddetta “spesa out of pocket” è, per molti, un peso insostenibile.
Una responsabilità, la nostra, che assumiamo con l’orgoglio di quanto fatto e l’impegno per quanto ancora potremo fare.
Fabrizio Ferrari, Vice Presidente Fondo ASIM