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Correre per il cuore: la prevenzione che parte dall’esempio

Professor Stefano Carugo, direttore di cardiologia al Policlinico di Milano

Professor Stefano Carugo, lei è direttore di cardiologia al policlinico di Milano, ed è da poco tornato dalla maratona di Parigi: è solo una passione sportiva o anche attenzione al benessere fisico?

«Tutti e due. Mantengo questi impegni anche un po’ per dare l’esempio. L’Italia è il quartultimo Paese in Europa per attività fisica praticata. Siamo terzi in Europa per obesità in età adolescenziale e siamo il primo Paese in Europa per il fumo. Ora noi possiamo contare su un sistema sanitario buono, non possiamo lamentarci. Però la prevenzione dei fattori di rischio è essenziale. Lo dico sempre ai miei pazienti: non c’è pastiglia che tenga se non è accompagnata a uno stile di vita adeguato. Perché la gente può prendere le pastiglie, noi mettiamo gli stent, facciamo interventi al cuore favolosi, poi però se uno mangia, fuma e se è inchiodato sulla poltrona non serve a niente».

Quindi lei, accanto ai consigli da medico, prova anche a dare una scossa sulla prevenzione con l’esempio?

«Almeno ci provo. Il mio modo di contribuire a far capire l’importanza della prevenzione è anche dimostrare con il mio comportamento che quello che dico sempre ai pazienti durante le visite poi lo applico su di me nel quotidiano. Possiamo vederlo come un tentativo ulteriore di cercare di stimolare la gente a muoversi e a fare attività fisica. Poi, non è che uno deve fare per forza la maratona, però fare 10.000 passi al giorno, questo sì. Le linee guida consigliano di fare almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana. Quindi camminare, stare all’aria aperta, fare le scale, anche il giardinaggio intenso è attività fisica. Devono essere fatte complessivamente per almeno 150 minuti.

Perché 150 minuti e 10.000 passi? Perché negli ultimi 20 anni si è visto che chi fa 10.000 passi o almeno 150 minuti alla settimana ha un rischio di malattie cardiovascolari del 20-30% inferiore rispetto a chi non lo fa».

C’è quindi un forte rapporto tra l’attività fisica e le malattie cardiovascolari?

«Assolutamente sì. . Chi fa attività fisica invece molto meno. Però ci tengo a sottolinearlo: attività fisica vuol dire anche andare al parco a camminare, prendere la bicicletta, fare le scale a piedi. Tutto quello che uno fa normalmente, che dovrebbe fare. Bisogna fare la lotta al divano, perché ormai siamo diventati un popolo troppo sedentario. Il miglior modo per prevenire le malattie al cuore è fare attività fisica e avere uno stile di vita sano.

E l’alimentazione che peso ha?

«L’alimentazione è fondamentale. Dobbiamo evitare il più possibile i grassi saturi, che sono quelli che fanno male. I grassi saturi sono quelli che vanno a formare soprattutto colesterolo cattivo. Quest’ultimo va a formare la placca aterosclerotica, che è quella che poi porta all’infarto. Basta poco, non è un così grosso impegno. Adesso sono tutti appassionati delle punture per dimagrire. Questo perché c’è un problema di obesità che è a livello mondiale ed è veramente importante. Allora tutti ultimamente cercano di rifugiarsi nella punturina settimanale o nelle pastiglie. Ma queste due cose servono poco se uno poi non fa attività fisica».

Lei è da sempre impegnato per il potenziamento della sanità pubblica. i fondi sanitari integrativi possono contribuire a migliorare il sistema di assistenza e di welfare?

«Secondo me sì, nella misura in cui faciliti la possibilità di fare controlli, favorisci la prevenzione, avvii campagne sugli stili di vita sani. È utile spingere le persone a fare una sorta di tagliando annuale per capire come stanno. Ma deve essere soprattutto un tagliando di stimolo a modificare anche gli stili di vita. Ci sono persone che se ne fregano di tutto, non fanno visite, non si misurano la pressione, la glicemia, il colesterolo. E sappiamo che se hai la pressione alta, hai il diabete e hai il colesterolo alto, questo ti porta alle malattie di cuore. I fondi sanitari integrativi possono essere sicuramente utili anche nell’agevolare i controlli, fare prevenzione e stimolare la gente a uno stile di vita più adeguato. Il primo messaggio da trasmettere ai cittadini è appunto quello di farsi visitare e di tenere sotto controllo il proprio stato di salute. Bisogna investire sulla propria salute. Oltre a fare attività fisica e curare l’alimentazione bisogna anche smettere di fumare».

I comportamenti scorretti che mettono a rischio la salute quanto dipendono dalla cattiva informazione? quanto invece da una questione culturale?

«Sì, c’è anche il tema della cattiva informazione. Purtroppo abbiamo perso la dieta mediterranea, che era una dieta protettiva per il cuore. Si fa tutto di fretta ormai. Adesso si mangiano panini, cibo veloce, invece di mangiare frutta, verdura, pesce. Bisogna evitare i grassi saturi, insisto, è fondamentale. Dobbiamo riappropriarci un po’ di questo tipo di alimentazione, di stile di vita. Invece adesso, nella fretta quotidiana, mangiamo male e mangiamo grasso».

E l’informazione che ruolo ha?

«Quante volte vediamo al cinema, nei film, anche in tv la gente che fuma? O cattiva informazione che appunto fumare non fa male o messaggi sbagliati sul bere? Sicuramente i mezzi d’informazione hanno un ruolo importante nel far capire quanto sia fondamentale investire sul proprio corpo. E cerchiamo di farlo con i social, con le interviste. Non riusciamo a raggiungere il paziente in 15 minuti durante le visite, quindi il ruolo dell’informazione è importante per far capire quanto invece non basta la visita, che uno deve investire sul proprio corpo, sempre. Quindi anche i social e i giornali sono importantissimi».

Leonardo Degli Antoni
Direttore Responsabile Asim Informa

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